martedì 1 maggio 2007

Una domenica con Tada....

Domenica scorsa c'era uno stage del M° Tada all'Hombu, ne avevo visto la locandina qualche giorno fa e la curiosità unita ad un costo limitato ( 3000 yen, all'incirca 18 € ) mi hanno spinto ad iscrivermi. Curiosità perchè per una ragione o per l'altra non sono mai riuscito ad andare ad un suo stage di Aikido in Italia. Nel 2005 ho partecipato al Kinoremma a La Spezia, ma quella è stata un'altra storia. Quella settimana a La Spezia mi è risultata indigesta per più di una ragione, non per la sostanza di quello che si è praticato ma per la cornice e l'atmosfera che ho percepito. Ma quella è un'altra storia appunto.
La domenica prima di entrare all'Hombu non so perchè avevo questa idea peregrina che non ci sarebbero stati molti partecipanti allo stage, il M° Tada è considerato forse non con tutta l'attenzione che merita dai praticanti non giapponesi, almeno qui. Ed in effetti di occidentali saremo stati in non più di 6 o 7...ma quanti giapponesi c'erano ! la mia avversione alla pratica dell'Aikido in massa si è risvegliata prepotente mentre mi cambiavo negli spogliatoi, mi è anche venuta la tentazione di ritornare a casa ma poi ho deciso di continuare. Quello che è successo nelle 4 ore seguenti è stato una concentrazione incredibile di stati d'animo e osservazioni che sono passati dalla più colossale rottura di @=%&£!"#] a degli spunti di riflessioni molto interessanti per me, alla comprensione di alcuni punti tecnici importanti come anche alla pratica di tecniche che non avevo mai fatto come quelle di futaridori; per ultimo non poteva mancare il consueto incontro con il solito vecchietto "assassino".
Iniziamo dalla rottura di @=%&£!"#]. Salgo sul tatami invaso da qualche centinaio di giapponesi, tutte facce che non conosco tranne quella di un uchideshi molto bravo. Ed un centinaio di persone al 3° piano dell'Hombu non sono poche, neanche un buco libero ed io come al solito mi metto in fondo vicino alla colonna per non rischiare di scontrarmi con nessuno durante il riscaldamento.
Quindi scoccate le 2 non si vede traccia del M° Tada ed un praticante anziano inizia il riscaldamento. Maldisposto come sono la cosa mi infastidisce ancora di più. Dopo un quarto d'ora Il M° appare, aspetta che finisca il riscaldamento e comincia lo stage. Iniza con gli esercizi di respirazione che mi piacciono da sempre, poi Funakogi ( o torifune) che spesso pratico anche da solo come esercizio per darmi una scossa ( al mattino poi è formidabile) seguito da furitama che ho scoperto casualmente essere un modo assolutamente efficace per resistere alle docce gelide dell'Hombu; non chiedetemi perchè, non saprei rispondere, ma se lo si esegue anche solo per qualche momento l'agghiacciante gelo dell'acqua smette di essere tale. Finita questa parte il M° comincia a parlare....vorrei potervi dire che la comunicazione non verbale mi ha permesso di capire od intuire qualche cosa, ma non è così purtroppo. La prima mezz'ora ho fatto uno sforzo sovrumano per rimanere attento e concentrato ma poi non ci sono riuscito più. Tutto ciò per più di un'ora e quaranta unito allo sforzo di rimanere in seiza, ci rimanevano tutti occidentali compresi, mi ha creato quello stato d'animo negativissimo di ci ho parlato all'inizio. Devo anche dire che dopo un po' sforzandomi di essere positivo e slegatomi del tutto da quello che stava succedendo ho iniziato a pensare a qello che Tada ha ripetuto spesso a La Spezia. Che praticare Aikido non è sufficiente, che bisogna sviluppare le proprie capacità ed attitudini come uomini prima di tutto, che si deve poi avere anche una attenzione non solo al piano fisico ma anche a quello "spirituale". Uso questo aggettivo nello stesso modo in cui Fonzie diceva " mi sono sbagliato", con molta riluttanza. Lo vedo e lo sento usare quasi sempre fuori luogo: sia in senso denigratorio che in senso propositivo: o si parla di chimere o si fanno degli sberleffi, ma in entrambi i casi si esagera. Lì per lì mi è venuto da pensare che il M° Tada propone una tecnica per l'uomo, niente di più e niente di meno. Che sia spirituale, che sia giapponese, che sia uno yoga non è importante, alla fine è una tecnica. E quindi mi sono chiesto se parallelamente ed insieme alla pratica dell'Aikido non vada anche fatto un qualche altro lavoro che non sia necessariamente la tecnica di Tada ma che possa essere per ognuno diverso; chessòio, per qualcuno potrebbe essere la programmazione neurolingistica, l'hatha yoga o la terapia Gestalt, e magari per i più fortunati semplicemente coltivare dei fiori sul balcone o suonare la chitarra. Ma non vado oltre perchè l'ora e quaranta è passata ed io di certo non voglio filosofare per più di 4 o 5 righe.

FINALMENTE finisce la parte verbale e cominciamo a praticare. Pratichiamo i passi fondamentali, okuriashi-ayumiashi etc, e mentre incespico sui miei piedi decido che questo lavoro sui passi è fondamentale e che lo farò fino alla nausea. Non è che non lo conoscessi, l'avevo fatto anche dettagliatamente in una lezione ad Imperia con il M° Mimma Turco, ma solo adesso mentre guardo gli allievi di Tada dimostrarlo capisco quanto sia importante. Sono due giapponesi, molto giovani, che dimostrano i vari esercizi in perfetta sincronia sotto lo sguardo attento del M° Tada. Se immagino una qualsiasi tecnica che comincia mi rendo conto che il modo di muovere i piedi è la prima cosa che succede e di cui ci si preoccupa. Tada inoltre insiste molto nel sottolineare il concetto che si deve muoversi, orientarsi e controllare l'area intorno sè a 360° gradi, ed infatti i passi si muovono in tutte le direzioni. Non so se ho tempo e denaro per iscrivermi al dojo di Tada qui a Tokyo, che oltretutto è lontano da me almeno un'ora di viaggio, pazienza non si può fare tutto. Dopo questo passiamo a praticare a gruppi diverse forme di tecniche in futaridori ed io capito in mezzo ad un gruppo di seguaci di Tada più l'ucideshi, che mi sta parecchio simpatico. Per me futaridori è una novità ed all'inizio combino qualche pasticcio aggrovigliando i miei partner come dei salami, ma piano piano ("yukkuri" in giapponese, espressione molto utile sul tatami) inizio a capire la logica e gli ultimi due mi vengono passabili. Pratichiamo in un fazzoletto di tatami sull'angolo data la grande folla, ma tutto sommato devo dire che questa condizione se da un lato è scocciante perchè limita le proiezioni e costringe a fare le tecniche con il braccino, dall'altro però sviluppa una grande attenzione di Tori verso ciò che lo circonda e gli impedisce di ingobbirsi mentalmente sulla "sua" esecuzione mantenendolo all'erta.
Lo stage continua con la pratica di tecniche con il bokken, con uke che attacca shomen e Tori che entra in irimi facendo poi tutto il repertorio, ikkyo nikkyo sankyio...sino a jujigarami. Pratico con un gonnato giapponese che mi dà tutta una serie di indicazioni in inglese salvo poi incartarsi su sankyo e chiedere a me come fare, io lo so mica perchè sono bravo ma perchè dietro mi sono portato i dvd dello stage di Tada del 2005 a La Spezia e li guardo coscienziosamente ;-)
Nell'usare il bokken ho notato come qui spesso sull'attacco di uke tori si muova con largo anticipo, troppo anticipo secondo me, vanificando a mio modestissimo avviso il valore dell'entrata in irimi. Nel Katori spesso il mio insegnante ci dice che bisogna "morire" prima di sottrarsi alla linea dell'attacco entrante, solo così si può creare quel vuoto che permette di far nascere la tecnica. E' chiaro che questo è keiko e non bisogna mettersi a dare bastonate in testa alla gente, ma si può drammattizzare questo "morire" almeno un pò attendendo l'attacco e diventandone consapevoli. Una volta ho fatto questo esercizio con un mio compagno di Katori molto vigoroso e capace ed in effetti è stato molto utile: per i primi 5 minuti mi ha segnalato come facessi un balletto sul posto prima di uscire dall'attacco, e solo dopo un pò ho cominciato a rimanere più tranquillo ad aspettare il colpo ( va detto che il mio compagno lo shomen lo tirava davvero altro che drammatizzare !)
Lo stage va verso la fine, o almeno così pensiamo tutti, perchè oramai sono le 17.00, ora in cui appunto doveva finire...ma in realtà non finisce perchè il M° inizia una gag divertente, ad ogni tecnica dopo le 17.00 dà un segnale di stop e tutti pensano che sia finita, invece credo che dica qualcosa in giapponese del tipo " ancora 5 minuti " perchè tutti ridono e ricominciano a praticare. Andiamo avanti così sino alle 17.50. Gli ultimi 5 minuti ci fà fare jiyuwaza in suwariwaza e qui incontro l'ennesimo vecchietto assassino. Facciamo tranquillamente ikkyo nykkyo sankyo in scioltezza ma quando arriva yonkyo il tizo mi pianta le dita nell'avambraccio con una forza incredibile ( parlano chiaro i lividi apparsi dopo) e non si risparmia troppo. E non credo neanche sia il modo corretto di fare yonkio, perchè le dita me le ha piantate in profondità nella carne, ma tant'è. Stupidamente non faccio la cosa più ragionevole, dirgli un bel "yukkuri kudasai", e sopporto, e più sopporto più il vecchietto ci da dentro, anche con una certa perizia va detto. Insomma: mi ha fatto male. E sarà poco etico il mio pensiero, ma me ne frego, ma quando lo ribecco, perchè l'ho visto più volte qui sul tatami, mi applicherò anche io su di lui e poi vediamo. In effetti sono stufo di gente che approffitta della disponibilità e sopportazione che gli viene data per farsi i propri comodi. Gli ultimi 5 minuti poi ho avuto veramente pensieri aikidoisticamente blasfemi, eravamo tutti posizionati per il saluto ed il M° Tada in seiza ha detto delle cose in giapponese e poi ha chiuso gli occhi ed ho pensato "siamo alla fine " ma poi li ha riaperti ed ha detto altre 2 cose in giapponese e li ha richiusi ancora. L'immagine era anche suggestiva con il suono della pioggia fuori ed il vento che scorazzava sul tatami su tutti praticanti in seiza ed in silenzio ad ascoltare le parole del M°, ma...le mie ginocchia stavano cedendo !!! non ce la facevo più. Questo stillicidio è durato appunto 5 minuti, e finalmente dopo il saluto ho messo in atto un fugone inverecondo. Come detto all'inizio è stato uno stage controverso ma tutto sommato istruttivo, nel bene e nel male.

1 commento:

Valentino Traversa ha detto...

Non è niente male la tua osservazione su furitama e le docce gelate, pensa che una sua variante [le mani si muovono un pò più in alto] è la modalità normale di effettuare il misogi shinto sotto le cascate in inverno [praticato con Kurihara, un allievo di Tada che insegna in Italia]. Buona intuizione!