mercoledì 27 giugno 2007

Gessoji dojo

Come ogni blogger che si rispetti anch'io mi ritrovo a dovermi scusare per l'inattività delle ultime tre settimane, ma lo spirito mi si è leggermente accartocciato in questo periodo, le mie ginocchia continuano a darmi problemi, disciplinatamente si alternano, una volta la dx e subito dopo la sx e via così con questa mazurka. Ma visto che la saggezza popolare ( che non sbaglia mai ) ha individuato il fenomeno per cui spesso si mette a diluviare dove prima cadevano quattro goccerelle stentate ho deciso di non menzionare più i miei impedimenti fisici sul blog che in fondo non sono poi così interessanti.

E dunque.

Sono reduce da due ore di lezione fatte al dojo del M° Tada, dove vado allenarmi solo di martedì. Ci ho messo un po' di tempo a decidere di andarci, con l'insegnamento del M° Tada ho oramai sviluppato uno strano rapporto amore-odio che mi ha bloccato ma poi alla fine ho deciso di andarci almeno una volta la settimana, dopotutto vi si insegna l'Aikido che io studio abitualmente a casa.
Il gessoji dojo si trova in un posto veramente singolare che è simbolico dei contrasti incredibili tra moderno ed antico che spesso incongruamente si trovano spalla contro spalla a tokyo; scesi alla fermata di kichijoji sulla Chuo Line in quella che per me che vivo a Shinjuku sembra periferia ma che non lo è affatto, ci si ritrova a passare sotto una illuminatissima e variopinta galleria commerciale lunga almeno 1 km, dove la prima volta che ci sono passato mi è sembrato assolutamente impossibile che vi ci potesse trovare il dojo del M° Tada. Però inaspettatamente a metà della galleria si attraversa un incrocio e sulla sinistra si scorgono degli alberi dietro ad un alto muro di cinta. All'ingresso si vede un...cimitero ! con le tipiche lunghe stecche di legno con sopra iscritti kanji che si trovano su ogni tomba ( basta che tiri un refolo d'aria che si mettono a vibrare...suggestivo, no?) e un bel giardino appunto con delle costruzioni tradizionali in legno che credo siano un tempio, poi giù da una discesa di cemento si trova il dojo del M° Tada. La prima volta ci sono andato con Lauretta e Daniele ( un allievo del M° Fujimoto a Milano) e come mi avevano assicurato loro due l'unica cosa che ci è stata chiesta e se eravamo dell'Aikikai d'Italia ed abbiamo dovuto fare un'assicurazione della durata di un anno al costo ragionevolissimo di 1500 yen e niente di più. Adesso che Daniele e Laura sono tornati in Italia ci sto andando da solo e tutto sommato è un'esperienza interessante.
Devo dire però che i ragazzi del gessoji dojo sono rustici nella pratica, sicuramente più di quanto lo siano all'hombu. Questo martedì è finita a gomitate in faccia ( che ho preso io,s'intende, senza restituire) con un simpatico signore hakamato mentre facevamo kokyu-ho: in qualche modo è stato divertente, con il signore in questione avevamo praticato una decina di minuti di suwari-waza ed al suo ennesimo shomenuchi "pesante" ho lasciato a casa le mia usuale aiki-tempra ed ho cominciato anche io ad "appoggiare" il mio shomen un po' di più e siamo andati avanti così d'amore e d'accordo, con il sorriso sempre a fior di labbra. Faccio la necessaria premessa: non è che io accetti la pratica un po' maschia ( bruttino come aggettivo lo so...) solo di tanto in tanto, no, a me proprio piace praticare anche con intensità e, diciamocelo va là, anche con dell'aggressività chè non fa mai troppo male anche sperimentare il ( proprio) lato oscuro. Ma trovo abbastanza ridicolo quando qualcuno nella pratica parte duro pronti via senza neanche capire chi ha davanti, soprattuto se è cintura bianca. Ma al Gessooji Dojo non è la prima volta che mi capita che piazzino la tecnica subito con molta decisione, e quindi ora che ho capito che musica si suona mi sono portato anch'io gli strumenti ;-)

Scherzi a parte durante l'esecuzione di kokyu-ho il signore in questione ha mosso troppo velocemente le braccia facendomi perdere la presa ma invece di ricominciare non ha trovato meglio che piazzarmi il gomito in faccia e farmi rotolare via. A me è uscito un gemito di sorpresa, ma nel rialzarmi mi sono girato ed ho visto Tada che mi guardava con uno sguardo non molto amichevole, o forse questa è stata la mia impressione, ed ho deciso di non fare rimostranze che forse non era il caso ed abbiamo continuato così sino alla fine. A me piace invece che la durezza della pratica con il partner nasca piano piano dopo che si è trovato in qualche modo un accordo, dopo che si è mutuamente capito che il reciproco livello di abilità tecniche e disponibilità fisiche lo permette, allora e solo allora mi sembra che si crei un'occasione di imparare ad eseguire la tecnica in modo proprio nonostante l'intensità e la velocità di attacco e chiusure. Le più belle sessione di allenamento che ho avuto sono state così, mazzatiedde tirate e ricevute con il sorriso sulle labbra e sinceri ringraziamenti alla fine del keiko. Ma adesso non vorrei far pensare che il dojo di Tada sia solo questo. Innanzi tutto c'è l'incredibile spettacolo del M° che alla veneranda età di 78 anni, credo, dimostra una presenza fisica incredibile nell'eseguire le tecniche ed un agilità di movimenti veramente invidiabile. Poi la relativa piccolezza del dojo costringe a lavorare sempre in piccoli gruppi di 4-6 persone, cosa che permette di eseguire e ricevere le tecniche con più parter alla volta rendendo più ampia la possibilità di sperimentare. Purtroppo non sembra che ci sia pratica con il jo ed il bokken, che giacciono inutilizzati nella sacca da quando sono arrivato in Giappone, anche se oggi Gianfranco, il decano degli italiani all'hombu dojo, mi ha presentato il M° Tsuboi che segue Tada e che una volta al mese fa una lezione dove mostra i kata di armi dello stesso, spero proprio di poterle seguire chè è una pratica che un po' mi manca
, soprattutto quella con il bokken.

lunedì 11 giugno 2007

Piccolo break...

Domani partiamo per Bali dove resteremo una decina di giorni circa, siamo costretti, ci scade tra poco il visto turistico di 3 mesi. Non è che all'hombu non ci avessero dato le carte per richiedere il visto "culturale" di un anno ma visti i templi biblici della burocrazia giapponese abbiamo preferito uscire e rientrare dal paese. Questa è una decisione presa da circa due mesi ma mai decisione è stata più azzeccata. Sono oramai tre mesi che mi alleno qui e l'effetto dell'impeto con qui ho iniziato quest'esperienza adesso si fa sentire sotto forma di molteplici fastidi fisici che mi ha costretto a rallentare la pratica, ed a volte a saltare qualche giornata di keiko nella speranza di evitare qualche guaio peggiore (chi inventò il menisco peste lo colga)...

Lo so, lo so, essere un aikidoca appassionato e vivere a pochi passi dall'Hombu con la possibilità di allenarsi tutti i giorni con tutta una serie di grandi Sensei non è una situazione che ragionevolmente ammetta lamentele, ed è assolutamente vero; putacaso che incontrassi Marzullo per strada e mi chiedesse " Cosa è per lei la felicità ?" lo manderei a quel paese ed alzerei i tacchi il più veloce, detesto le definizioni e Marzullo in egual modo, ma se un amico mi chiedesse di dirgli qualche cosa di bello gli racconterei della camminata ( 17 minuti 17, cronometrati) sulla Okubo-Dori a Tokyo la mattina presto per andare all'Hombu per la lezione delle 7 con Battisti nell'Ipod ed il sole primaverile in fronte. Non è propriamente felicità, ma almeno parente di 2° grado questo sì.

Però...


Però è una strana sensazione questa, essere così vicino all'Hombu dojo e non poterci andare per una qualsiasi ragione è come stare a pochi passi dalla donna che si ama e poterla solo guardare senza poterla raggiungere, non è un dramma ma, per usare un termine aulico, ruga non poco. Questo fenomeno l'ho visto accadere in tutti gli stranieri che vengono qui per qualche tempo che ho potuto conoscere bene, vengono a praticare tutti i giorni costi quel che costi, un aiki-ingordigia si impadronisce di loro ( io pure) e vengono mane e sera tutti i giorni dal Lun al Sab. Non importa se poi come il mio amico argentino Xavier si passa l'intervallo tra la sessione del mattino e quella della sera nella propria casa seduto sul tatami con qualche Kg di ghiaccio sulle ginocchia. E se poi proprio non si riesce ad andare ad allenarsi perchè non s'ha da fare un immotivato e colossale senso di colpa ti prende.
A volte mi è stato difficile capire il confine tra il buonsenso che chiede riposo e la voglia che proprio non ci sente da quell'orecchio ( e anche dall'altro) . A volte ho avuto anche delle belle sorprese, andare ad allenarsi depresso con il pensiero che adesso ti salta il ginocchio ed invece scoprire che mano a mano che i minuti sul tatami passano il dolore non si fa sentire ed anzi ti sembra di stare meglio. Altra scoperta fondamentale di questi mesi è che praticare con uno o più fastidi fisici può ( ma come se ne farebbe a meno di lezioni simili, vero ?) essere di grande aiuto, l'attenzione si moltiplica e metti 100 occhi nel gesto che prima facevi bendato. Quando ho parlato al mio M° del mio ginocchio mi ha dato qualche esercizio da fare e poi mi ha detto " pratica come se avessi 70 anni" , raramente un consiglio così improbabile a prima vista si è rivelato azzeccato...il giorno dopo sono andato lo stesso alla lezione di Osawa seppur con grandi preoccupazioni. Quando il M° Osawa ha dato il via alla pratica ed ho rialzato lo sguardo dopo il saluto ho incrociato lo sguardo del mio partner, un bambino di non più di 8/9 anni che neanche mi arivava all'ombelico! abbiamo iniziato a fare Katatedori-tenkan insieme e mi sono rilassato un . Poi mentre Osawa mostrava la tecnica seguente io ed il mio partner siamo diventati amici, ci siamo accorti entrambi che sul tatami c'era una coccinella rovesciata su se stessa che zampettava nel vano tentativo di rimettersi dritta, il destino della quale da lì a qualche minuto era segnato e così senza farmi vedere ( spero) l'ho fatta salire sulla mia mano e appena la pratica è ricominciata siamo andati alla finestra e l'abbiamo fatta volare via. Lui era tutto contento e io pure in verità, e così abbiamo infranto la consuetudine che vuole che durante le lezioni dei beginner si cambi partner ad ogni tecnica ed abbiamo fatto insieme un bell'Ikkyo, uno shihonage ed anche un irimi-nage, poi abbiamo dovuto arrenderci all'evidenza e ci siamo divisi ma a quel punto mi ero tranquilizzato, l'incontro mi è sembrato di buon auspicio ed era gia passata mezz'ora di keiko senza danni. La restante mezz'ora l'ho passata praticando tra i 55 ed i 65 anni e mi è andata bene.

E quindi a Bali spero di riposare, niente allenamento solo una manciata di taisabaki e stretching a volontà e spero che al mio ritorno il fisico mi sorregga e possa tornare a frequentare le lezioni "regular" così vi racconto qualcosa di Endo, Myanoto, Yasuno e compagnia bella e non di coccinelle e keiko al rallentatore.

sabato 2 giugno 2007

Metti un sabato al Nippon Budokan...




Fatta !

e sì, abbiamo fatto il nostro dovere: alle 13.55 abbiamo marciato ordinati dietro il cartello "Hombu Dojo Aikido Academy" e lesti siamo saliti sul tatami rosso. Al suono dell'enorme O-Taiko ( grande tamburo) percosso dal giovane e possente Sukuzi Sensei abbiamo infilato disciplinati i nostri shihonage, ikkyo ed un filino di irimi-nage e lo stesso Taiko poi ci ha segnalato che lo sìow era finito e siamo usciti a passo di corsa infilandoci nell'incredibile ( non ci potreste credere ) aiki-carnaio dei corridoi del Budokan. Ci sono anche delle fotine fatteci in cui spicca l'unico che ha sbagliato il tempo (io per la cronaca, troppo disattento forse ) fine della trasmissione.

Iriminage per tutti i gusti

All Japan Aikido Demonstration, ovvero di tutto e di più. Nella mia ingenuità immaginavo una sfilata di Shihan e Shidoin con qualche esibizione, come la nostra, dei corsi dell'Hombu Dojo e stop... naturalmente tutto questo c'è stato, più almeno, ed è una stima per difetto credo, almeno 2000 persone che sono passate sul tatami dalle 12.30 sino alle 17.00. Insomma s'e visto di tutto: dai gruppi di studenti delle scuole superiori che hanno presentato coreografie al limite del balletto ed a volte dell'esibizione circense sino ad improbabili club di aikido del dopolavoro di grandi aziende come pure ( e sono state le tra più belle ) gruppi di piccoli e piccolissimi aiki-cuccioli.










eccovi uno splendido mini ikkyo ura ;-)









Insomma, posso tranquillamente usare il termine "kermesse" per per definire l'All Aikdo Demonstration. In effetti la mia concentrazione come spettatore è andata scemando con il passare delle ore a veder sciamare sui 5 tatami folle di aikidoca ogni due minuti, tanto che pur avendo aspettato l'esibizione di Endo sensei come il clou della giornata quando è arrivata ero così stressato, con in sovrappiù la telecamera che non funzionava, che non me la sono neanche goduta. A non volere essere troppo snob però si può dire che fa una certa impressione vedere quanti e quali tipi diversi di persone vivono l'Aikido come un'attività così importante da sobbarcarsi anche viaggi di non poco conto ( venivano da tutto il giappone) pur di essere presenti a questa giornata.


( notare sullo sfondo la torma di aikidoca che aspetta il proprio turno !)


Dopo i bambini che sono belli per definizione che poi quando fanno aikido lo sono ancora di più, mi ha colpito positivamente la visione di tantissimi over 50 come minimo che praticavano con impegno e non certo al ralenti, ne ho visti non pochi cimentarsi in ukemi di tutto rispetto. Senza volere dare nessun giudizio di merito constato solamente che su due piedi (si fa per dire in realtà scrivo su di un basso tavolino da tè seduto a gambe incrociate sul tatami...non ne posso più mi duole tutto, arridateme na sedia !) non mi vengono in mente altre arti marziali che possano presentare praticanti di così disparate condizioni di età e di sesso e livello di pratica. Allo stesso tempo a contemplare certe esibizioni mi viene da pensare: è aikido questo ? non mi addentro nel ginepraio delle definizioni...ma certo l'altro aspetto di questa partecipazione di massa è il disperdersi, il diluirsi, il venire meno dell'aspetto marziale ( e neanche qua darò definizioni, ognuno usi la propria) a fronte di una maggiore fruibilità per tutti.

Ed il Budo ndò stà ? m'è venuto da dire ad un certo momento...ma non sapendo ancora cos'è il Budo tutto sommato sapere se c'è o no è più una pippa teorica che una mia reale esigenza, tant'è.


E quelli bravi ?

A furor di aiki-popolo sembra che Yokota sensei abbia fatto una dimostrazione straordinaria, purtroppo me la sono persa perchè parallelamente c'era quella di Osawa. Osawa mi è piaciuto moltissimo, i suoi uke hanno tirato shomen e yokomen "veri" , tanto veri che ad un certo punto abbiamo visto uno shomen sfiorargli ( e forse qualcosa di più) la faccia, questo anche perchè il suo irimi è strettissimo ed "incollato" ad uke.





Osawa Sensei.












Da notare anche l'esibizione di un vecchio leone il M° Masatake Fujita, il quale non insegna più ma che mi hanno detto che aveva fama di essere non duro ma durissimo ( più di chiba)...bè per la sua veneranda età ha mostrato una presenza notevole sul tatami mostrando inoltre atemi alla vecchia maniera ( su iriminage la sua mano prendeva completamente la faccia di uke) e modi di fare le tecniche che non avevo mai visto. Il mio altro Sensei preferito il M° Seki ha fatto la sua esibizione standard menando come un fabbro con il suo stile particolare, secco e senza nessun fronzolo. Tra quelli più giovani và segnalato il M° Takanori Kuribayashi ( lo si vede insieme a Kanazawa nel libro "Best Aikido") che pur essendo abbondantemente antipatico ha mostrato un Aikido molto ma molto elegante.

Au contraire il simpaticissimo ed immane mazzulatore e rompi-ucideshi ( ma gentilissimo nelle lezioni beginner che seguo sempre) Myamoto sensei è stato disastroso, chissà cosa gli passava per la testa...
Endo poi è stato al di sotto delle aspettative, all'inizio della dimostrazione il suo uke ha fatto un'errore ed è andato in palla e la cosa deve avere influenzato il resto dell'esibizione perchè non è sembrata un granchè a nessuno di quelli con qui ho parlato. Il doshu poi non si commenta, è sempre lo stesso standard in movimento.
Purtroppo per cause tecniche non ho potuto fare molte foto e filmati e la cosa, come si dice in italiano aulico, mi ruga un pò....gomenasai !

Alla fine però mi è rimasta una strana sensazione, credo che io faccia meglio a non guardare esibizioni e/o filmati, non so perchè ma mi restano sempre dei grandissimi dubbi sull'Aikido che peròsi vaporizzano quando pratico. Se sono sul tatami il lavoro mi piace e se ne faccio meno di quanto voglia è solo a causa del fisico, mentre se lo guardo spesso ( tissier a parte, e solo a volte) da qualche parte mi cadono le braccia. Può sembrare strano ma è così, sono appassionato e determinato ad imparare, ma anche e sempre critico.

Ennio mi ha detto che tra poco verrà pubblicato il Dvd dell'Embukai 2007, così chi fosse interessato me lo dica, posso spedire una copia ( for free va da sè) da duplicare per gli aiki appassionati.

Nota di colore: mente scrivo è passato l'ennesimo terremoto che ha fatto abbondantemente tremare due volte i pannelli di casa nostra, ma è curioso ci si fa l'abitudine presto, il primo lo abbiamo sentito il secondo giorno che eravamo in Giappone, e non lo si nota neanche più...speriamo di non vedere il big one pero ;-)


otsukaresama deshita !

( ecco mi ci sono voluti quasi due mesi per capire cosa dicono quelli che lasciano il dojo dopo il keiko, altro che sayonara....chi se ne và dice " otsukaresama deshita " mentre chi è ancora dentro risponde " sakini shitsurei shimasu"....la traduzione la prossima volta, ;-] )