lunedì 11 giugno 2007

Piccolo break...

Domani partiamo per Bali dove resteremo una decina di giorni circa, siamo costretti, ci scade tra poco il visto turistico di 3 mesi. Non è che all'hombu non ci avessero dato le carte per richiedere il visto "culturale" di un anno ma visti i templi biblici della burocrazia giapponese abbiamo preferito uscire e rientrare dal paese. Questa è una decisione presa da circa due mesi ma mai decisione è stata più azzeccata. Sono oramai tre mesi che mi alleno qui e l'effetto dell'impeto con qui ho iniziato quest'esperienza adesso si fa sentire sotto forma di molteplici fastidi fisici che mi ha costretto a rallentare la pratica, ed a volte a saltare qualche giornata di keiko nella speranza di evitare qualche guaio peggiore (chi inventò il menisco peste lo colga)...

Lo so, lo so, essere un aikidoca appassionato e vivere a pochi passi dall'Hombu con la possibilità di allenarsi tutti i giorni con tutta una serie di grandi Sensei non è una situazione che ragionevolmente ammetta lamentele, ed è assolutamente vero; putacaso che incontrassi Marzullo per strada e mi chiedesse " Cosa è per lei la felicità ?" lo manderei a quel paese ed alzerei i tacchi il più veloce, detesto le definizioni e Marzullo in egual modo, ma se un amico mi chiedesse di dirgli qualche cosa di bello gli racconterei della camminata ( 17 minuti 17, cronometrati) sulla Okubo-Dori a Tokyo la mattina presto per andare all'Hombu per la lezione delle 7 con Battisti nell'Ipod ed il sole primaverile in fronte. Non è propriamente felicità, ma almeno parente di 2° grado questo sì.

Però...


Però è una strana sensazione questa, essere così vicino all'Hombu dojo e non poterci andare per una qualsiasi ragione è come stare a pochi passi dalla donna che si ama e poterla solo guardare senza poterla raggiungere, non è un dramma ma, per usare un termine aulico, ruga non poco. Questo fenomeno l'ho visto accadere in tutti gli stranieri che vengono qui per qualche tempo che ho potuto conoscere bene, vengono a praticare tutti i giorni costi quel che costi, un aiki-ingordigia si impadronisce di loro ( io pure) e vengono mane e sera tutti i giorni dal Lun al Sab. Non importa se poi come il mio amico argentino Xavier si passa l'intervallo tra la sessione del mattino e quella della sera nella propria casa seduto sul tatami con qualche Kg di ghiaccio sulle ginocchia. E se poi proprio non si riesce ad andare ad allenarsi perchè non s'ha da fare un immotivato e colossale senso di colpa ti prende.
A volte mi è stato difficile capire il confine tra il buonsenso che chiede riposo e la voglia che proprio non ci sente da quell'orecchio ( e anche dall'altro) . A volte ho avuto anche delle belle sorprese, andare ad allenarsi depresso con il pensiero che adesso ti salta il ginocchio ed invece scoprire che mano a mano che i minuti sul tatami passano il dolore non si fa sentire ed anzi ti sembra di stare meglio. Altra scoperta fondamentale di questi mesi è che praticare con uno o più fastidi fisici può ( ma come se ne farebbe a meno di lezioni simili, vero ?) essere di grande aiuto, l'attenzione si moltiplica e metti 100 occhi nel gesto che prima facevi bendato. Quando ho parlato al mio M° del mio ginocchio mi ha dato qualche esercizio da fare e poi mi ha detto " pratica come se avessi 70 anni" , raramente un consiglio così improbabile a prima vista si è rivelato azzeccato...il giorno dopo sono andato lo stesso alla lezione di Osawa seppur con grandi preoccupazioni. Quando il M° Osawa ha dato il via alla pratica ed ho rialzato lo sguardo dopo il saluto ho incrociato lo sguardo del mio partner, un bambino di non più di 8/9 anni che neanche mi arivava all'ombelico! abbiamo iniziato a fare Katatedori-tenkan insieme e mi sono rilassato un . Poi mentre Osawa mostrava la tecnica seguente io ed il mio partner siamo diventati amici, ci siamo accorti entrambi che sul tatami c'era una coccinella rovesciata su se stessa che zampettava nel vano tentativo di rimettersi dritta, il destino della quale da lì a qualche minuto era segnato e così senza farmi vedere ( spero) l'ho fatta salire sulla mia mano e appena la pratica è ricominciata siamo andati alla finestra e l'abbiamo fatta volare via. Lui era tutto contento e io pure in verità, e così abbiamo infranto la consuetudine che vuole che durante le lezioni dei beginner si cambi partner ad ogni tecnica ed abbiamo fatto insieme un bell'Ikkyo, uno shihonage ed anche un irimi-nage, poi abbiamo dovuto arrenderci all'evidenza e ci siamo divisi ma a quel punto mi ero tranquilizzato, l'incontro mi è sembrato di buon auspicio ed era gia passata mezz'ora di keiko senza danni. La restante mezz'ora l'ho passata praticando tra i 55 ed i 65 anni e mi è andata bene.

E quindi a Bali spero di riposare, niente allenamento solo una manciata di taisabaki e stretching a volontà e spero che al mio ritorno il fisico mi sorregga e possa tornare a frequentare le lezioni "regular" così vi racconto qualcosa di Endo, Myanoto, Yasuno e compagnia bella e non di coccinelle e keiko al rallentatore.

2 commenti:

i pispi ha detto...

salutissimi da milano da fabio (quello che fa katori dal signorcarlo) e congratulazioni per la tua impresa e auguri per la continuazione...

Anonimo ha detto...

Spero che la tua ricerca in Giappone ti porti serenità e conoscenza. Felice viaggio a te e alla ragazza della foto