venerdì 20 luglio 2007

Miyammmmmmotoooooo !



Proprio non c'è l'ho fatta a trovare in Rete una foto migliore di questa di Miyamoto Sensei, ed è un peccato, perché se c'è un Sensei altamente espressivo e comunicativo ( attoriale quasi) all'Hombu sicuramente questo è lui, sarà perchè viene dal Kyushu, l'isola più al Sud del Giappone, che vuol dire che è un...terrone giapponese ( c'è proprio l'espressione " uomo del Kyushu" in giapponese per indicarne l'attitudine più passionale e calda)

Il mio primo incontro con lui data oramai 3 mesi fa nelle sue lezioni per principianti delle 7 ( è l'unico che ne tiene 3 alla settimana per beginner) e da subito l'ho trovato simpatico. In effetti non è infrequente, mentre si attende l'arrivo del M° in seiza, che Miyamoto lo si "senta" prima di vederlo. Ricordo che appena entrato sul tatami è cominciata una lunghissima sequela di buffissimi sospiri e grugniti che accompagnavano ogni gesto, dall'inchinarsi per il saluto verso il Kamiza a gli esercizi di stretching come a, naturalmente, l'esecuzione delle tecniche. Fisicamente è piccolo e robusto, con i capelli grigi ed un sorriso spesso divertito, ed a volte beffardo. Mentre mi scaldavo mi domandavo " ma questo chi è ?"
Poi abbiamo cominciato a lavorare e, come immancabilmente fa nelle sue lezioni beginner, ha cominciato proponendo Morotedori Kokyunage, mi correggo, il suo Morotedori kokyunage. Da descrivere è veramente arduo, si parte dalla presa che deve essere tosta e precisa ( il M° appartiene alla scuola "stritolami il polso s'il vous-plait") dopodiché fa il suo tenkan, molto ampio, e va in basso, ma moooolto in basso, porta il braccio sino a terra e si china in modo inverosimile. Quindi inizia un balletto dove muove più volte su e giù il braccio facendo perno sul gomito osservando il comportamento di uke e quando è soddisfatto inizia ad alzarsi, sempre lentamente, sino a ritrovarsi in verticale; non è infrequente che aggiusti ( in effetti la schiaccia con decisione) la testa di uke sulla sua spalla con la mano libera, eppoi finalmente proietta.
Questo lavoro proprio non lo capivo, mi piaceva l'energia del M° ed il suo comportamento sul tatami ma il senso mi sfuggiva.
Poi ho smesso di andare al mattino da lui, i problemi fisici mi costringevano a centellinare le lezioni e l'ho sacrificato non capendolo. Col passare dei mesi mi giungevano storie di Miyamoto che menava di brutto al 3° piano e che rompeva gli uchideshi, in effetti uno di loro è stato fuori uso per parecchio tempo, lo vedevo in giro col braccio fasciato al collo, e tutto questo ha fatto sì che non mi venisse una grande voglia di andare a praticare da lui non tanto perché temessi che facesse male a me che sono un semplice 5° kyu, ma che chi andasse alle sue lezioni fosse, come dire, "manesco".

Bene, niente di vero.

Ho ricominciato a praticare da lui dalla fine di giugno sia alle lezioni al 2° che al 3° piano, e posso dire che ciò che ho visto e "sentito" personalmente mi dice che Miyamoto è uno straordinario istrione, che la sua "durezza" esiste sì ma è anche molto recitata, che la sua attenzione a non superare i limiti di uke c'è ed è consistente. Certo l'uchideshi l'ha rotto veramente, ma questo ci sta, il rapporto che i Sensei hanno con gli uchideshi è diverso da quello che hanno con gli altri praticanti, lì si tratta di forgiare quelli che forse un giorno diventeranno Shihan e dovranno insegnare e dimostrare Aikido in tutto il mondo e che quindi devono e possono essere "temprati" anche furia di mazzate. Per intenderci, ho visto il M° Yasuno stampare il bokken in faccia ad Irie Sensei con ben altro atteggiamento.

Il lavoro che fa al 2° piano è naturalmente diverso da quello che fa al 3° ma in termini di principi credo che sia lo stesso. Se dovessi riassumere, sempre per la mia limitata esperienza, Miyamoto in una parola direi "massugu" , che significa dritto. La presa o l'attacco devono essere dritti, e richiede la massima precisione in questo. Lunedì è passato da me a mostrarmi una tecnica in katatori, ma quando gli ho preso il gi all'altezza delle spalle mi ha fatto un segno di diniego secco, quindi mi ha chiesto di prendere il suo polso e di spingere, ma anche in questo caso non era contento della presa al polso. Finalmente dopo un lungo lavorio ho capito cosa voleva, prima essere preso al polso ma da sotto, con il mio palmo verso l'alto, e quindi dopo un po' che spingevo dovevo passare alla spalla mantenendo la stessa direzione e spinta. Solo allora, contento, al suono di "so so so", ha fatto la tecnica. Se una preparazione così poteva sembrarmi bizzarra qualche mese fa ora che sono rotto a tutto, scherzo naturalmente, la cosa inizia ad essere sensata. Il suo eseguire la tecnica al rallentatore, non è infrequente che dica "mada mada" (aspetta, aspetta) al suo uke, serve a far sentire in ogni istante dell'esecuzione le forze in gioco, percezione che a volte si perde nella dinamica di un'esecuzione veloce. Questa lentezza nel mostrare le tecniche lo differenzia dagli altri Sensei.

Nella lezione avanzati di Mercoledì ci ha proposto in questo senso un esercizio esemplare. Ci ha chiesto di portare shomen-uchi e di fermarsi all'incrocio delle braccia in posizione jodan, poi lentamente mantenendo la reciproca spinta di scendere in chudan, allora e solo allora tori doveva spingere proiettando uke all'indietro. Quando me l'ho ha mostrato la prima volta sono finito a gambe all'aria senza essere in grado di organizzare una caduta decente e lui ha riso ( ride spesso, a volte come un pazzo, anche da solo) ...la seconda ora di lezione me lo ha rifatto e stavolta sono riuscito a stare in piedi abbastanza da capire quello che voleva trasmettere. Infatti questo esercizio lo ha mostrato come propedeutico all'esecuzione di shomen-uchi ikkyo, dove ai suoi uke, se si accorgeva che il loro attacco non era dritto, regalava proiezioni improvvise e schiaffazzi sulla faccia, niente di veramente violento comunque. A riprova di ciò devo dare una testimonianza personale, durante la seconda ora di pratica mi è capitato uno dei vecchietti assassini di cui ho già più volte parlato, e la nostra pratica non era molto "armoniosa" ( diciamo proprio che mi stava sulle ***) quando improvvisamente, dal nulla, è sbucato Miyamoto che mi ha messo le mani sulle spalle e sorridendo mi ha detto "relax, relax" ;-)

Quindi questo lavoro così lento, che sottolinea moltissimo la qualità dell'attacco in termini di direzione e forza, ha reso meno incomprensibili quegli interminabili istanti i cui Miyamoto sembra scornarsi con l'uke in un gioco di spinta e rilascio prima dell'esecuzione. Adesso che l'ho ritrovato Miyamoto sensei è già partito per la Germania e le sue lezioni mattutine mi mancheranno, non posso dire che il suo Aikido mi faccia impazzire ma trovo che il lavoro sui principi, per quanto ostico, sia coerente ed interessante, e spero di imparare perlomeno a tirare uno shomen-uchi che sia in grado di passare il suo esame.

E poi...alla fine mi è proprio simpatico stò miyammmmmmooto...

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