domenica 29 luglio 2007

Shochu-geiko ed altre amenità...

E' arrivato il gran caldo a Tokyo ( anche se stamane sembra essersi calmato grazie a Dio) ed è arrivato puntuale con l'inizio dello shochu geiko. Lo sochu geiko, letteralmente allenamento estivo, consiste in dieci giorni continuativi d’allenamento che, se portati a termine, ti danno la possibilità di avere una sorta di menzione d'onore per la partecipazione. Inizia il 23 di Luglio d’ogni anno e finisce il 1 d’Agosto; io, preso dalle mie cose, non mi ero neanche accorto che fosse iniziato, e l'ho realizzato solo dopo la classe dell'Academy del Giovedì, quando Kanazawa ci ha esortato a farlo ed ad impegnarci al massimo. Sono stato fortunato, giacché oramai mi alleno tutti i giorni e quindi lo posso finire anche se adesso dopo 7 giorni di fila qualche problema inizio ad averlo. In effetti, avevo promesso di non parlare più dei miei problemi fisici, ma il risultato della risonanza magnetica che ho fatto al ginocchio dx mi ha un po' depresso: rottura del corno del menisco posteriore. O meglio credo sia questo perchè discutere con un dottore giapponese che non parla inglese ma solo francese, alla giapponese però, è un’avventura che non consiglio a nessuno. Per cui mi alleno tutti i giorni, ma mi muovo come se camminassi sulle uova, con la massima cautela. Spero veramente che un giorno tutta questa forzata attenzione che devo mettere nell'allenarmi mi ripaghi in qualche modo, chè è uno stress non indifferente. A volte poi, per qualche residuo di machismo credo, non voglio comunicare il mio stato al mio partner e/o sensei di turno e magari vado incontro a qualche rischio...l'unico a cui proprio non ho potuto fare a meno di dirlo è stato Kanazawa, il quale ha la sana abitudine, quando passa a farti "sentire" la tecnica di tirarti giù senza tanti complimenti, uomini donne e bambini compresi, perciò gli ho detto durante l'ultima lezione :" Sensei, isa wa itamimasu" ( maccheronicamente significa sensei mi fa male il ginocchio) è lui ha annuito, si è appena infortunato anche lui, e mi ha lasciato stare. Invece lunedì scorso è venuto Sakurai Sensei a sostituire Seki ed ad un certo punto, visto che mi conosce dalle sue lezioni beginner, mi ha chiesto di fargli yokomen e visto che lo tiravo decentemente mi ha chiamato fuori come uke, ed io non ho detto niente, ma si sa...come dice Al Pacino alla fine del film " L'avvocato del Diavolo": " la vanità è il peccato che preferisco"...e sono andato a farmi maltrattare un po'.


Una buona notizia è che oramai da due settimane è arrivato a Tokyo il M° Cardia di Milano ( da qui in poi Emilio) per il suo abituale mese di soggiorno estivo a Tokyo. Lo conosco oramai da due anni, andavo a praticare al suo dojo ancora da mukyu, per cui è una presenza gradita qui: di fatto, lo invito ogni due per tre a tradimento a casa nostra a mangiare ogni sorta di manicaretto ed in cambio lo subbisso di domande sull'Aikido, sull'Hombu e sui vari Sensei. Sarà per i manicaretti o per la pazienza ma è stato una fonte preziosa di spiegazioni, spiegazioni di cui sono naturalmente affamato dopo 4 mesi di lezioni in giapponese .

Ieri per la prima volta ci siamo allenati anche di Domenica, per lo schochu geiko appunto, ed abbiamo fatto lezione con Irie Sensei al 4° piano. Il carnaio era ai massimi livelli, in questi giorni l'Hombu è strapieno di praticanti, ma la lezione è stata interessantissima. Come forse ho detto in un altro post Irie sensei, pur essendo venuto in Italia al seguito di Tada, non è conosciutissimo ma, secondo me, brillante come tecnica e capacità d’insegnamento. E' stato allievo di Tada, ancora oggi tiene la classe dei bambini al suo dojo, ma adesso segue Yasuno Sensei, il lavoro del quale è uno dei più ostici per un principiante. Spesso dico che il M° Irie è una sorta di corso introduttivo a Yasuno. Vista la folla sul tatami ci ha fatto iniziare con del suwari-waza, ed io con la coda dell'occhio mentre praticavo ho visto Rossana ( è bravissima, lei oramai si allena 4/5 giorni la settimana e sta anche facendo il sochu geiko anche se sospetto che lo faccia solo per avere il "Tenugui" di rito) che aveva a che fare con uno scorbutico giovane yudansha: siccome Rossana si mette sempre in una situazione d’assoluta umiltà rispetto agli altri praticanti non è infrequente che chiunque si senta in dovere di fare il Sensei con lei, a parte naturalmente lodevoli eccezioni. I giapponesi in media sono degli ottimi praticanti in termini d’atteggiamento, sono tranquilli e concentrati quasi mai violenti, ma quando sono giovani tendono ad essere aggressivi, forse per insicurezza o timidezza, come a volere stabilire subito una gerarchia. E' sono, insieme ai vecchietti assassini, una categoria di praticanti pericolosi per la propria sicurezza. In più non funziona il fatto di rendersi disponibili alla loro esecuzione, più lo si è e più si prendono spazio. Non ho il ricordo di avere mai iniziato a praticare con alcuno con forza, ma ho sempre aspettato di capire chi avevo davanti. Ora faccio più semplicemente, li maltratto, oculatamente va da sè, per qualche minuto e dopo, paradossalmente, sembra che si rilassino e non è infrequente che poi si stabilisca un buon rapporto, al 2° piano me ne sono fatto di amici in questo modo. Ma... Domenica ero stanco e mi sono irritato, per cui al cambio di partner mi sono subito preso il giovane yudansha con me. Irie sensei ha iniziato a mostrare il lavoro su Ikkyo che fa Yasuno che è molto difficile da comprendere. Scordatevi di fare i vostri tre passi per portare a terra uke, in realtà tori in qualche modo entra nel centro di uke con il secondo passo ma non chiude subito la tecnica, lo mantiene in sospeso, in equilibrio, quasi ad ascoltare la sua reazione e, spesso ( osservazione banale da principiante ) non va in avanti ma fa girare uke con un kaiten o comunque con un movimento di aspirazione ( sarà giusto?) che gli toglie stabilità sino a portarlo a terra. Per fare questo però ci vuole la collaborazione di uke, il cui lavoro su ikkyo, per esempio, è diverso da quello per così dire tradizionale. Non deve andare a terra battendo con la mano e piegando il ginocchio avanzato come reazione all'entrata di tori, ma piuttosto cerca di mantenere l'equilibrio sulla gamba posteriore, cercando allo stesso tempo di mantenere un peso ed una "spinta" nei confronti di tori. In sostanza il lavoro di uke più che di attaccare sembra quello di fornire a Tori un vettore di forza continua sul quale lavorare. Lo si è visto ancora di più, quando Irie ha mostrato iriminage: quando è passato a mostrarmelo mi ha chiesto di continuare l'inerzia della mia entrata, quindi non semplicemente tirandomi giù lui, e mentre mi faceva girare è stato come se...mi allungasse sino a farmi perdere l'equilibrio. Il mio giovane yudansha non ne sapeva niente di quest’impostazione ed è stato divertentissimo (per quanto, ahimé, poco aiki) farlo annaspare e correggerlo sino a mettere a segno una vendetta perfetta: dopo 3 turni che lo tenevo con me è scappato via a gambe larghe :-)

Alla fine della lezione poi ho avuto la bella opportunità di vedere in azione due bravissimi occidentali che studiano con Yasuno e sono in Giappone da anni, Patricia ed Ivan. Hanno lavorato davanti ai miei occhi per una ventina di minuti, e pur non capendo molto di quello che facevano è stato un bello spettacolo. Ho avuto modo poi di vedere questo stesso tipo di lavoro in azione Sabato dopo la lezione di Osawa Sensei al 3° piano. Avevo chiesto a Gianfranco di presentarmi una persona di cui molti mi avevano parlato benissimo, un certo Hector, argentino in Giappone da più di trent'anni ed allievo di Yamaguchi Sensei ai tempi. Il mio amico Xavier mi aveva detto che lavorare con lui era come avere a che fare con una montagna. Quando ci siamo conosciuti negli spogliatoi mi sono trovato davanti quello che, ve lo giuro, poteva solo sembrare il più gentile ed innocuo dei pensionati. Sorridente, ma molto attento: gli avevo chiesto l'opportunità di intervistarlo sulla sua esperienza all'Hombu, ma aveva rifiutato gentilmente pur chiedendomi un po' di cose sulla mia esperienza in Aikido. Dopo la lezione ci siamo trovati io, lui, Emilio e Gianfranco a parlare e dopo un po' Hector ha invitato Gianfranco a fare un po' di ukemi dopo la lezione, si chiama atogeiko, e devo dire che il gentile pensionato dal fisico improbabile si è trasformato. Ha fatto volare Gianfranco a destra e sinistra letteralmente, spesso poi chiedendogli di mantenere il contatto come appunto si vede nei video di Yamaguchi, per cui pur essendo a terra Gianfranco Hector lo aspettava tenendo la mano sulla sua e quando Gian si rialzava lo riproiettava ancora. La cosa che mi ha colpito è che Hector non guardava nella direzione di Gianfranco, ma aveva lo sguardo come fosse perso nel vuoto, ed Emilio mi ha spiegato che si fa così per aumentare la sensibilità di tori verso uke, non fidando sullo sguardo per capire "cosa" stia succedendo in termini di forze in gioco ma cercando di "sentire" invece. Dopo questo spettacolo Hector e Gianfranco sono ritornati da noi ed Hector mi ha fatto qualche domanda, dopodichè mi ha invitato a fare atogeiko con lui, sulle prime ho detto di no pensando al mio ginocchio, ma dopo ho accettato pensando all'opportunità che avevo di sperimentare in prima persona quel lavoro. Bè...è stato interessantissimo.
Nelle pause tra un volo ed un altro, e che voli...almeno per il mio livello, mi è parso fantastico che non avvertissi nessuna tensione nella sua esecuzione. Non ho mai sentito di essere tirato o spinto o neanche squilibrato, ho più avuto la sensazione che la proiezione nascesse in modo spontaneo: non è facile da descrivere purtroppo, ma sono sicuro che se avessi fatto quei voli con qualcun altro mi sarei scantato non poco, come si dice in siciliano. Pedissequamente ho provato a mantenere il famoso contatto e quando finivo a terra cercavo di non staccarmi da lui, qualche volta ci sono riuscito altre volte altre volte no, ma quando è andata è stato bello vedere come a fronte del mio rialzarmi lui mi guidasse verso un'altra proiezione in modo molto naturale. A posteriori mentre lo ringraziavo ho pensato che pur non avendo capito molto ho iniziato a intravedere come possa essere la pratica ad un certo livello ed anche a confermare il mio personale sforzo quotidiano, non sempre adeguato, a non usare la forza per fare le tecniche: so che questo è un ricorrente quanto spesso disatteso mantra aikidoistico ( "non userò la forza,non userò la forza,non userò la forza") , ma, seriamente, a volte può essere veramente molto frustrante, come per iriminage per esempio, non usare la forza, mi sembra che uke abbia sempre ragione del mio sforzo e che non funzioni nulla, ma poi mi dico che se dovessi contare sulla forza entrerei in un gioco dove sarei sicuramente perdente sul lungo periodo. Staremo a vedere...

Un'anticipazione, il prossimo post sarà una piccola intervista e troverete un po' di storie di Hombu e, per gli appassionati e meri curiosi, qualche chicca su Steven Segal...




Gambatte ne !

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Occhio al ginocchio ciccio!

Simone Bricco ha detto...

anche due °-° !

Anonimo ha detto...

Ciao mi presento mi chiamo Mauro ho 41 anni e per lavoro vivo in un paese vicino Frosinone nel lazio ( ceccano ndr) da quando mi e' nata una bambina ho interrotto ogni forma di sport ( circa 1 anno e mezzo) ma a Settembre vorrei provare qusta disciplina....la mia paura e' di rompermi qualche osso e visto che gia' i legamenti crociati del ginocchio dx li ho sistemati non vorrei riromperli!!!!!! credi che un vecchietto come me possa ancora provare? ciao e grazie

Anonimo ha detto...

Ci riprovo, mi sa che il mio primo commento e' andato perso:) Interessantissimo il tuo blog/post!!!

Volevo chiederti, come hai risolto con il ginocchio? non ti faceva male durante le tecniche sedute e quando sedevi in seiza? Lo chiedo perche anche io ho un problema simile...

Alex