domenica 27 maggio 2007

L'inquilino del 3° piano...

AL 3° piano dell'Hombu Dojo sono sicuro che vive una persona, ma non riesco a vederla quasi mai, solo ogni tanto di Mercoledì pomeriggio la intravedo, ma non sono mai certo che sia la stessa...la targhetta di legno sul muro dice Sign. Endo ma si sa che con gli ideogrammi si possono prendere grandi cantonate !


Scherzo va da sè, ma neanche tanto. Voglio raccontare della lezione di mercoledi scorso di Endo Sensei perchè è stata veramente notevole, così notevole che più volte nei giorni dopo se ne è parlato all'hombu, soprattutto chi c'era stato ne parlava in modo entusiasta a chi non era stato presente.

Non vorrei dare l'idea che questo blog diventi Endo-centrico perchè non è mia intenzione, nè corrisponde al mio sentimento considerare solo questo M°, oggettivamente però va detto che le sue lezioni difficilmente ti fanno uscire dal tatami indifferente, nel bene come nel male.
All'inizio, ed adesso parlo di me, è stato un disastro, ero in ritardo ed io non sono mai in ritardo, in 2 anni e mezzo che pratico sarò arrivato tardi ad una lezione non più di due volte. E siccome esiste la telepatia, ma non la si può dimostrare ;-) , mentre finivo di cambiarmi precipitosamente nello spogliatoio e mancavano 2 o 3 minuti all'inizio della lezione ho avuto un lampo " adesso viene nello spogliatoio"... ma appunto non erano ancora le tre e mi sono detto che erano fantasie. Bè, stavo stringendo il nodo alla cintura quando vedo oscillare la tenda blu che separa il tatami dallo spogliatoio e spuntare la testa del M° Endo che da una rapida occhiata in giro e poi mi guarda con quel suo sguardo un pò divertito, un pò sardonico...e poi risparisce dietro alle tende. Azzo ! e dire che mi avevano avvertito che Endo le fa spesso queste improvvisate, comunque ho sbatacchiato lo sportello dell'armadietto e mi sono precipitato dentro, dove Endo era già in seiza per il saluto. E vabbè...

Poi dopo un riscaldamento insolitamente breve Endo ha attaccato con morotedori kokyu-nage, scelta comune a quasi tutti i sensei quella di cominciare la lezione con un kokyu-nage. L'Aiki provvidenza è stata buona con me ed ho trovato un partner giap molto bravo, con il quale abbiamo cominciato a praticare molto piano per una decina di minuti poi lentamente accellerando, sino a finire la lezione a pieno ritmo dopo che si è accorto che mi rendevo disponibile al 100 % come uke. Ma cosa c'è stato di così differente in questa lezione da farne parlare nei giorni dopo ?

Dopo una lunga pratica di yokomen ikkyo Endo ha preso una lunghissima pausa per spiegare come e perchè poteva nascere ikkyo dopo l'esecuzione ed il controllo di yokomen. Tutti, compreso il mio partner, cercano di posizionare la mano che farà il taglio sotto il braccio di uke in modo da rialzarlo verso di lui. Al contrario Endo ha mostrato come non fosse questo il giusto approccio all'esecuzione. Ha chiamato un uke molto bravo ed ha mostrato come dopo yokomen Tori deve solo mantenere il contatto con uke ed aspettare che sia lui a cercare di ritornare in una posizione più stabile e mentre fà questo, e solo allora, stà a Tori "prendere" questo movimento, energia, per usarlo per costruire ikkyo (omote in questo caso).
Ma stavolta ha approfondito il concetto proponendo un interessante esercizio: ha chiesto al suo uke di ripiegare il braccio contro la spalla mantenendo il pugno chiuso e di spingere verso l'alto. Ha chiesto che Tori non "combatta" con questa spinta ma che la senta, dicendo "only touch, touch, touch", e la defletta spostando delicatamente uke nella direzione voluta. Ora ha fatto questo per qualche secondo, poi ha invertito i ruoli ed ha fatto lui da uke per un bel pò, il suo uke era vagamente in imbarazzo, ma ci ha permesso di assistere ad un bellissimo spettacolo: Endo seguiva gli spostamenti del suo uke come fosse una sorta di elastico, si vedeva benissimo come ad ogni spostamento dell'altro il suo adeguarsi, anche in posizioni difficili, lo scuoteva dalla testa ai piedi, si sarebbe detto che non ci fosse nulla di rigido in lui, solo un mezzo di trasmissione di energia. Quando poi l'uke lo portava nella condizione di poter eseguire ikkyo omote si piantava in una posizione stabile, ed a ogni tentativo di tori di entrare lui rispondeva arretrando: ha commentato questa situazione dicendo che lui stava prendendo il ki di tori...tori dunque per potere fare la tecnica doveva riprendersi il ki sviandolo ( come nel gioco del pugno chiuso) dalla posizione di forza ed ha mostrato come se l'altro cambia la direzione dell'entrata facilmente uke perde la sua stabilità. Ha chiamato questo processo prendere e perdere Ki. Ha detto che il Fondatore soleva dire che " Aikido is Ki musubi, Ki musubi, Ki musubi, Ki musubi, Ki musubi..."

E' molto difficile dare un resoconto scritto di una lezione simile, ma diciamo che provo a dare qualche suggestione sperando che possa essere utile.

In questa lunga pausa ha anche parlato di "meeting point" come del punto in cui fisicamente si incontrano i corpi di uke e tori, e di come la tecnica si debba sviluppare sul mantenere totale attenzione su questo punto, ci ha chiesto di continuamente "feel it, feel it, just feel ". Devo anche dire che mentre faceva da uke Endo nel momento che veniva portato a terra su ikkyo faceva una cosa stranissima con le gambe che non avevo mai visto: poniamo che l'ikkyo venga applicato sul braccio a sinistro nel momento in cui andava a terra portava la gamba sinistra"dietro" di lui facendo una torsione notevole e battendo il piede a terra per poi riportare la gamba sul davanti nella sua posizione abituale scattando come un elastico. Perdonatemi se la descrizione è contorta ma non saprei fare di più...poi prima di ricominciare la pratica ha chiesto se qualcuno stesse studiando "ikkyo kata " ( ma non sono assolutamente sicuro che abbia detto questo, ho solo capito kata) e quando ha visto il silenzio generale, nessuno ha risposto nè annuito come se capisse di cosa stesse parlando, si è un filo adontato ed ha detto che c'è gente che studia kata per 20, 30 anni e che se non lo si fà allora la pratica può diventare noiosa. Mannaggia mannaggia non sono riuscito a trovare nessuno per farmi tradurre di cosa stesse parlando e mi è dispiaciuto molto perchè su questo punto che ha messo moltissima enfasi. Siamo ritornati alla pratica di ikkyo yokomen e...bè non dovrei dirlo, ma lo dico lo stesso chissenefrega, stavolta sono stato orgoglione di me, sono riuscito a fare da uke al mio esperto partner mantenendo la pressione costante sul "meeting point" ed infatti appena lui perdeva il controllo su di me ritornavo su finchè lui non mi ri-controllava ancora usando la mia pressione per portarmi in un'altra direzione. Anche da Tori mi sono divertito, concedendomi il lusso di controllare uke solo con una mano sul braccio e portandolo a terra in questo modo, o cambiando direzione quando la mia entrata non funzionava a causa della sua maggiore stabilità. A scanso di equivoci devo dire che poco dopo nella lezione pricipianti delle 19.00 ho riprovato a fare la stessa cosa ed ho fallito miseramente, cosi miseramente che ho iniziato a pensare che in tutte quelle storie lette dove un allievo riesce a fare determinate cose in "presenza" del maestro ma quando è da solo non ci riesce più forse qualcosa di vero c'è.

Comunque l'altro aspetto che ha reso straordinaria è che Endo ha tenuto la lezione..in inglese !!!
se non tutta almeno buona parte, una roba assolutamente inusuale all'Hombu, dove al massimo i Sensei dicono tre parole tre in inglese e solo se ne hanno voglia/capacità. Alla fine della lezione scherzando si è rivolto al suo uke americano dicendogli " how was my english ?" e senza aspettare la risposta del suo imbarazzatissimo uke ha detto " perfect !" , che consolazione anche i Sensei hanno qualcosa da imparare da qualche parte.

Chiudo il post con un'altra immagine deliziosa, dopo la lezione io e Xavier eravamo seduti sul marciapiede commentando la lezione quando Endo è uscito dall'Hombu, ci ha guardato riconoscendoci ma non ci ha dato il tempo di alzarci per salutare e si è incamminato sulla sua strada con il suo fido borsello in mano e una camicina a maniche corte che rassomigliava quello che sul tatami era appena stato un grande M° ad un pensionato delle poste Giapponesi... bello, no ?

sabato 19 maggio 2007

Senza parole...

44esima All Japan Aikido Demonstration




Cos'è questa foto ?

la piantina di una centrale nucleare giapponese, lo schema elettronico di un pc od un estratto da un manuale di ingegneria ?

Niente di tutto questo naturalmente, è il dettagliato programma per addetti ai lavori dell'All Aikido Japan Demonstration che si terrà il 26 Maggio al Nippon Budokan gentilmente fornitaci giovedi sera da Kanazawa sensei. Ma cominciamo dall'inizio: due giovedi fa durante la lezione del M° Kanazawa inaspettatamente ci siamo fermati 15 minuti prima della fine, Kanazawa ci ha fatto mettere in seiza ed ha cominciato a parlare e le uniche parole che ho capito sono state "embukai" e " Nippon Budokan" appunto. Ora chiunque pratichi o ami l'Aikido conosce questo appuntamento annuale, l'All Aikido Japan Demonstration , che si tiene a Tokyo: è uno delle manifestazioni più importanti per l'Aikido in Giappone ( e per la comunità aikidoistica nel mondo credo ).
Tutti i più importanti Maestri di Aikido fanno una dimostrazione del loro lavoro e va detto che i filmati che lì vengono girati sono tra i più conosciuti in Rete e hanno permesso a legioni di aiki-navigatori di dare un volto a M° di cui conoscevano solo il nome per sentito dire ma che non avevano mai visto in azione. E lo stesso vale per me, di video delle varie edizioni, siamo arrivati all 44esima, ne ho visti a pacchi in passato quindi si può immaginare come avessi già segnato sulla mia agenda questa data come una delle più importanti del mio viaggio in Giappone. L'apertura del Nippon Budokan è alle 12.00 ma avevo già programmato di essere lì 2 ore 2 prima, fornito di tutto quello che serve per godersi lo tutto lo spettacolo.
Perciò mentre Kanazawa parlava ho iniziato ad intuire qualcosa, ma quando ha rivolto delle domande a tutti uno per uno ho creduto di aver capito tutto. Probabilmente stava chiedendo la disponibilità degli studenti dell'Academy a fare una piccolo embukai durante la manifestazione. Ora, mentre Kanazawa faceva le sue domande, io mi sono guardato a lungo in faccia con Rossana scuotendo la testa. Non avevo nessuna voglia di fare alcuna dimostrazione, men che meno in quel giorno, volevo solo guardare il più possibile senza interferenze, così stavo cercando di farle capire che interrogata in merito doveva dire di no che non poteva.
Non mi sarei potuto sbagliare di più.
Quando è arrivato il mio turno, purtroppo sono il primo dei gaijin sul librone presenze, quell'impunito di Kanazawa mi ha guardato e...ha cominciato tranquillamente a parlare in giapponese ( lo sa benissimo che non capisco) al che ho semi-gridato "Hiromi kudasai !" chiamando la nostra compagna che parla inglese. Stavo per chiederle di dire che non potevo quando lei mi ha stoppato e mi ha tradotto la domanda del M° papale papale " Con chi vuoi fare l'embukai sabato prossimo ?"
Ah...la mia partecipazione, la partecipazione di tutti, era data per scontata. E mentre il Kanazawa mi fissava con sguardo interrogativo devo dire la verità non me la sono sentita dire di no ed escludermi dal gruppo, ho compreso che un mio rifiuto non sarebbe stato capito. Così Kanazawa ha detto un'altra cosa indicando Davide, il nostro compagno italiano, ed Hiromi mi ha detto che il M° suggeriva di fare coppia con lui perchè eravamo i più grossi, lui è quasi alto quasi 1.90. Ho detto "Ai" ( sono diventato bravissimo a dirlo) e morta lì. Dopodiche decise le coppie abbiamo iniziato a provare le tecniche da fare: ognuno di noi farà 2 volte o Ikkyo ( omote ed ura) o Shihonage ( omote ed ura) eppoi tutti 4 volte Irimi-nage. Questo succedeva la settimana scorsa, questo giovedi invece oltre a riprovare le tecniche, che saranno chiamate a voce stentorea dal capo-classe Matsudasan, abbiamo fatto anche le prove di coreografia ( sic!). L'entrata sul tatami, l'uscita, i saluti e così via. L'unica cosa interessante di queste prove è stata che dovendo muoversi tutti insieme ci siamo allenati su come riposizionarsi correttamente dopo aver eseguito la tecnica in modo da porgere la mano giusta per fare la successiva. Molti sono andati un po' in confusione, io mi sono trovato a mio agio perchè questo è uno di quei micro-lavori che faccio durante il keiko giornaliero, mantenere lo zanshin ed essere subito pronto per l'attacco di uke. A volte mi viene di immaginare come potrebbe essere un perfetto allenamento di Aikido. Dove tutti si muovono non tanto sincronizzati con gli altri, ma con il proprio partner, che si spostino in seiza sul tatami quando il M° chiama l'interruzione e praticando senza parlare ( ma con libertà di risata ) ...insomma mantenendo una concentrazione totale su tutto l'arco dell'allenamento senza sprecare nessun gesto che sia riscaldamento o la ricerca del partner con cui praticare o sistemarsi il gi...vabbé ognuno di noi ha le sue pippe ;-)
Comunque mentre tutti in fila divisi tra uomini e donne provavamo la camminata d'ingresso marciando all'unisono mi sono sentito troooppo giapponese. Oltretutto davanti a noi ci sarà un nostro compagno che terrà in alto il classico cartello con le nostre insegne. Più nippo di così si muore. Questo compagno che terrà il cartello però rappresenta bene però lo spirito con cui spesso si affrontano le cose in Giappone. Ha iniziato con noi il corso ma dopo 2 settimane si è rotto il piede durante un'escursione in montagna... nell'ultimo mese e mezzo si è presentato a TUTTE le lezioni, entra facendo un saluto stentato ( è ingessato) eppoi carponi si trascina in un angolo e si guarda tutta la lezione. Più mitori-geiko di così si muore...

Ciò che mi consola è che l'esibizione durerà 2 minuti solo e non è detto che poi non si possa rimanere a guardare il resto da una posizione migliore magari vicino ai tatami, questa sì sarebbe una bella cosa.


...e tutto sommato un giorno potrò dire "c'ero anch'io" qui, no ?

venerdì 11 maggio 2007

Ma che Ikkyo fai ? 2...ovvero il M°Osawa è un grande

Dunque, quando prima della partenza a chi mi chiedeva come avrei fatto a capire qualcosa durante le lezione all'Hombu visto che non parlo un acca di giapponese rispondevo, un po' presuntuosamente lo ammetto, che confidavo nella capacità della didattica giapponese di far capire le cose senza utilizzare troppo le parole e parlavo, o forse straparlavo, di "shin-shin", cuore a cuore in giapponese, una modalità appunto di trasmissione di conoscenza tra insegnante e studente che non confida nella parola come mezzo principale. Ora all'Hombu posso dire che ci sono Sensei che parlano pochissimo o assolutamente niente, ed il campione di questi è l'ottimo M° Sugawara che mostra 4 volte 4 la tecnica e poi dice "doso" e nient'altro anche per due ore ma che trasmette una grandissima presenza sul tatami, al verbosissimo, mi dicono, M° Watanabe ( la cui lezione spero di poter vedere per la prima volta domani), o anche a Kanazawa sensei che non scherza in quanto a chiacchiera. Ma alle mie orecchie tutti sono uguali naturalmente, che parlino o no, ma Venerdì scorso ho finalmente capito qualcosa, e purtroppo non certo grazie a allo shin shin ma solo grazie ad una banalissima traduzione, durante le due imperdibili ore del M° Osawa per principianti , affollate, anche di moltissimi yudansha, nonostante la concomitanza di orario della lezione serale del Doshu del venerdì. Il maestro Osawa è straordinario va detto subito, didatticamente è chiarissimo, umanamente simpatico e in quanto a forza non scherza proprio. Ma soprattutto è disponibilissimo, non è infrequente che accortosi che sul tatami c'è un vero principiante ci si apparti spiegandogli le basi con grandissima pazienza ( si deve ricordare che l'Hombu è un porto di mare chi c'è oggi può tranquillamente sparire domani non è un vero e proprio dojo). Era arrivato un nero americano con indosso il gi appena comprato in reception ed il M° ha iniziato subito a fargli vedere come fare le cadute insieme eppoi si è preoccupato di trovargli dei partner per fare katedori tenkan tenenendolo sempre d'occhio. Dopo di che ha iniziato a mostrare le varie tecniche arrivando quindi a ikkyo. Ecco, lì ha cominciato a mostrare due varianti di ikkyo esattamente quelle di cui avevo parlato nel primo post "ma che ikkyo fai ?".
Dalla mimica ho capito che mostrava una versione dove il taglio di Tori andava verso l'esterno mentre l'altra andava verso "uke". Nella pratica le ho eseguite tutte e due ma naturalmente avrei dato un dito per sapere cosa diavolo avesse detto durante la spiegazione. E qui mi ha aiutato la provvidenza, in genere non è facile trovare un giapponese che sappia l'inglese a sufficienza ( e sia disponibile ) per farti tradurre qualcosa un gaijin che sappia il giapponese è facile da riconoscere; però mi sono ritrovato a praticare con un ragazzo che più americano di così si muore, giovanissimo, biondo e paffuto al quale senza ragione apparente ho chiesto " can you speak japanese ?" ed il quale mi ha risposto senza esitazione che "yes" lui il giapponese lo parlava benissimo. L'ho placcato e gli ho fatto promettere che a fine lezione mi avrebbe spiegato tutto. Ed infatti alla fine ho saltato le abituali pulizie ( si fa a gara per prendere la ramazza o lo straccetto per pulire tatami e bordo tatami, una simpatica abitudine) e sono andato da lui il quale mi ha detto quello che il M° Osawa aveva spiegato:

1 . l'ikkyo che si fa tagliando verso l'esterno, taglio shomen, si fa quando si è in ritardo sull'attacco di uke.

2 . Quando invece si prende il tempo ad uke si fa un piccolo spostamento del piede avanzato per reimpostare la direzione dell'entrata di quello posteriore ed il taglio, taglio kesa-giri, viene fatto verso l'interno.

Finalmente !

Innanzi tutto sentir parlare di kesa-giri mi ha chiarito tutto subito grazie all'esperienza con il katori, ma soprattutto mi ha illuminato il fatto di legare questi due diversi modi di fare ikkyo messi in relazione con il tempismo rispetto all'attacco. Chiedo naturalmente venia a quelli che essendo più esperti lo sapevano già, ma per me rimaneva un mistero il perché venissero presentate le due varianti di ikkyo ogni volta come "l'ikkyo" come va fatto. Andando a lezione dal M° Dessi, insieme a qualche dvd di Tissier, mi ero familiarizzato con quel piccolo spostamento laterale del piede avanzato e quell'entrare verso uke, ma allo stesso tempo quando praticavo nel mio dojo od in altri dojo che seguono la didattica Aikikai l'esecuzione di ikkyo era diversa. E quindi un principiante finisce a pensare che su una sponda ikkyo si fa così e sull'altra si fa colà e stop. O, se non ha molta flessibilità mentale e non frequenta altri tatami oltre al proprio, si rinchiude nella fatidica frase "noi lo facciamo così" che spesso tronca ogni discussione. Dal M° Dessì spesso facevo una fatica bestia per riadattare il mio modo di fare ikkyo a quello che lui propone, e meno male che ho chiesto ed avuto spiegazioni e dimostrazioni in merito dal mio Insegnante, il M° Re. E che questo modo riduttivo di presentare le tecniche non sia solo di casa nostra valga il racconto di come nella stessa Aikido Academy, che dovrebbe essere un modello di ortodossia didattica, si possano avere 3 sensei 3 che mostrano ikkyo in modo diverso. A proposito il terzo ikkyo mostratoci dal sostituto di Kanazawa sensei alla fine ripensandoci l'ho assimilato ad ikkyo nage che uke lo ribalta all'indietro nella direzione da qui è venuto, che però appunto perchè nage non da molto l'idea del controllo che dovrebbe essere, credo, associata ad Ikkyo.

Ed allora perché il M° Osawa è un grande ? Perché lo ha spiegato.

Non ha detto ad una folla di beginner " questo è Ikkyo" e via a praticare senza farsi domande. Ha spiegato la differenza tra i due modi, ne ha dato una motivazione plausibile ( il tempismo sull'attacco) ed ha arricchito i principianti che hanno seguito quella lezione dandogli la chance di non confondersi quando si troveranno a praticare in altri tatami pensando " ma noi lo facciamo così". Ecco a volte, pur riconoscendo che non si possono presentare certe distinzioni ad un mukyu e che quindi ci vuole una certa uniformità all'inizio, mi chiedo perchè non provare a dare più in là, magari dal 5° o 4° kyu in poi, determinate spiegazioni ? io non so molto naturalmente ma conosco benissimo quali sono stati i miei dubbi ed incomprensioni sui diversi tatami a questo riguardo e quindi faccio un micro-appello : perchè non fare come il M° Osawa ?

P.S. Ed adesso per confondermi del tutto sto cercando il dojo, non ho la minima idea di dove sia e se sia a tokyo, del figlio del Kobayashi...così perso in un mare di meguri mi dimenticherò anche di come è fatto un tenkan... tiè ! ;-)

mercoledì 9 maggio 2007

L'Anniversario della morte del Fondatore



Dopo l'interruzione della "golden week" siamo tornati al lavoro e le mie condizioni peggiorano invece che migliorare, oramai passo le serate a guardare film scaricati da sant'Emule ( la tv giapponese è inguardabile come la nostra) con il ghiaccio su entrambe le ginocchia, mentre osservo ogni tanto degli enormi calli ossei che formano delle colline indesiderate sui miei piedi.

Un po' in ritardo voglio darvi un resoconto della commemorazione della morte del Fondatore che si è tenuta all'Hombu il 26 Aprile. Noi dell'Aikido Academy ci siamo dovuti presentare comunque a lezione anche se vestiti in borghese perché il solerte Kanazawa sensei potesse annotare la nostra presenza sul librone apposito. Poi siamo andati giù al 3 piano dove piano piano si è radunata una piccola folla ed è apparso il Doshu che ha tenuto un breve discorso, poi le luci sono state spente ed è cominciata la proiezione di 3 VHS che è durata circa 45 minuti. Il più interessante è stato il filmato di quella che mi è sembrata una dimostrazione-presentazione dell'Aikido, quasi sicuramente del periodo anteguerra. Che sia anteguerra lo evinco io dai baffoni che Ueshiba portava, e dall'atmosfera ( con tanto di enorme bandiera giapponese sullo sfondo ) vagamente militaresca. Non so se questo filmato sia in possesso solo del Doshu o se ad esempio il tentacolare S. Pranin dell' Aikido Journal lo offra in qualche in dvd speciale sul suo sito, certo io non lo avevo mai visto in Rete, neanche in alcuni vecchi filmati ( che ci ho messo una vita a scaricare) chiamati "old footage" che si possono trovare sul benemerito mulo. Il filmato mostra un Ueshiba marzialissimo che mostra alcune tecniche davanti ad un gruppo di praticanti e poi segue con attenzione l'allenamento. Poi passa ad una dimostrazione lui da solo con un alcuni uke. Quando dico marzialissimo intendo dire che la postura e l'attitudine sembrano lontane anni luce da tutto quello che avevo visto sinora. In particolare lo zanshin viene mantenuto dopo l'esecuzione della tecnica con una solidità di postura e intensità di intenzione veramente notevole. Purtroppo è accaduto durante la proiezione di questo filmato anche un fatto increscioso, saranno 20 anni che non uso questo aggettivo, ma assolutamente comprensibile: in un passaggio si vede Ueshiba al centro circondato da una decina di omini col jo che lo attaccano tutti insieme e lui ne esce emettendo il suo famoso Kiai, il fatto è che il sonoro dell'epoca trasforma il kiai del Fondatore in un urletto strozzato e stridulo oggettivamente ridicolo per cui in sala, oops volevo dire sul tatami, si sono sentiti dei risolini che poi si sono trasformati in aperte risate quando nella scena dopo Ueshiba viene sommerso dai soliti omini che poi vengono scaraventati via con il medesimo urletto. Non sto parlando di un pubblico di miscredenti o buzzurri, ma di gente che quotidianamente viene a farsi il mazzo, e gli occidentali con ancor più sacrifici, sul tatami per praticare ciò che quell'ometto con i baffoni ha creato. Eppure...hanno riso. Pur non essendo formalista un fideista (mantengo sempre un occhio critico) un po' mi sono dispiaciuto per quelle risa. Il resto dei filmati invece sono stati più normali di quelli che si possono vedere ovunque in Rete, con in più una chicca, una dimostrazione di Kisshomaru Ueshiba con uke un quasi irriconoscibile Endo con i capelli neri e l'attaccatura dei capelli così bassa da farlo sembrare un pastore sardo ( non me ne vogliano i pastori che leggono il blog ).

Riaccese le luci in quattro e quattr'otto uchideshi e sensei hanno sistemato tavolini su tutto il tatami e servito nipposnack insieme ad enormi bottiglioni di sakè. Ma prima di bere ci siamo sorbiti, invece del sakè appunto, degli interminabili discorsi di alcuni anzianissimi praticanti che probabilmente hanno rievocato le loro esperienze con il Fondatore, raccontando sicuramente cose interessanti e/o divertenti, peccato che al solito non si sia potuto capire la solita mazza. Devo dire che è stato anche per questa esperienza insieme allo stage con Tada che qualche giorno dopo non sono andato ad Iwama per l'annuale celebrazione all'aiki jinja, la sola idea di rimanere in seiza ad ascoltare un adulto giapponese parlare per più di 5 minuti mi metteva i brividi, ad Iwama ci tornerò nei prossimi mesi con calma e da solo.



Dopo un breve discorso del Doshu finalmente abbiamo aperto i bottiglioni di sakè ( chi ci ha provato prima è incolto nelle ire del maestro di cerimonie, l'ottimo M° Sugawara) che si è dimostrato buonissimo, anche per un semi-astemio come me. Dopo una mezzora TUTTO il sakè disponibile al 3° piano è finito e parecchi si sono rialzati dal tatami brilli. Con la solita efficienza tutto è stato smontato e la gente è stata invitata ad uscire. Credo che però del sakè per il Doshu, sensei ed uchideshi ne sia rimasto, mi hanno detto che la mattina dopo alla lezione delle 6.30 i volti erano segnati ;-)





L'effetto ritardato del sakè l'ho sentito anche io, ed ho iniziato a dare atemi a destra ed a manca iniziando a rovinarmi la reputazione, per poi distruggerla per sempre ( insieme alla mia carriera aikidoistica) qualche attimo dopo fuori dall'edificio, stavo parlando animatamente con un israeliano di Seki sensei ( a proposito qui c'è un club di pacati ammiratori di Seki a cui mi sono subito iscritto) quando un ragazzino si è avvivicinato facendoci segno di abbassare la voce che stavamo disturbando e, se possibile, di menare le tolle. L'ho preso per un coscienzioso ragazzo nipponico, ma l'israeliano m'ha detto che era meglio andarsene e qualche passo dopo m'ha detto che quello era il Waka Sensei...meglio di così non mi poteva andare, spero mi abbia scambiato per un qualche russo di passaggio ;-()


mercoledì 2 maggio 2007

Golden week in Giappone...finalmente un po' di relax

Finalmente un po' di riposo. Questo periodo in Giappone è chiamato "golden week" ed è uno dei più lunghi periodi di vacanza per il giapponese medio. L'Hombu rimane aperto ancora oggi e poi se ne riparla lunedì. Stasera faccio le 2 ore del M° Kuribayashi eppoi....


Relax !!!

E ne ho bisogno. Ogni mattina quando mi alzo c'è un nuovo acciacco a cui dare il benvenuto ed un nuovo livido da scoprire. Io e Rossana abbiamo chiamato questo periodo il periodo "ahia ! " perchè ad ogni azione del mio corpo corrisponde una sua reazione dolorosa. Se inizio, e non lo farò, a fare un elenco non finisco più, dalle spalle sino ai piedi è tutto un dolore. L'ltimo arrivato è di 4 giorni fà, mi allenavo con il mio amico argentino Xavier ( molto forte fisicamente ) durante l'ora di Sugawara sensei ( grande sensei a mio avviso ) nel corso regular e ci siamo messi d'accordo di portare, come spesso mi piace fare, l'attacco forte ma il resto della tecnica con fluidità a velocità normale. Solo che su yokomen ura ho preso troppo alla lettera il detto " guarda l'uomo e non la spada" e il buon Xavier mi ha piantato il suo manone sulla tempia che sento ancora adesso il rimbombo :-(
Ma va bene così, la prossima volta imparo a non prendere alla lettera i modi dire.

Scherzi a parte l'unico dolore che mi preoccupa è al dito indice del piede sinistro figlio di un po' di suwariwaza sul già più volte menzionato fetente tatami dell'Hombu. Dura da più di una settimana, io non sono molto ferrato in infortunistica ma la parola microfrattura mi risuona nella testa..vabbè, se necessario cercherò un nippoterapeuta con la speranza che non mi ingessi la mano invece che il piede. Comunque non è tutto negativo, a lato dei dolori devo dire che già dopo poco più di un mese di allenamento quasi-quotidiano se la tecnica latita ancora fisicamente mi permetto delle cose che prima mi sognavo, soprattutto in quelle tecniche dove fare da uke non mi riusciva bene come irimi-nage o ikkyo ura per esempio. Oltre ad avere perso di netto 5 kg in un mese, e non certo per l'alimentazione chè carbonare e matriciane non me le faccio mai mancare, insieme al sushi comprato al supermercato in sconto alla sera al rientro dopo il keiko .

Perciò questo mini-periodo di vacanza spero possa far riposare il corpo e la testa, sedimentare tutte le cose che ho visto sinora e...da lunedì si ricomincia.

Jamata ne ! ( arrivederci informale)

martedì 1 maggio 2007

Una domenica con Tada....

Domenica scorsa c'era uno stage del M° Tada all'Hombu, ne avevo visto la locandina qualche giorno fa e la curiosità unita ad un costo limitato ( 3000 yen, all'incirca 18 € ) mi hanno spinto ad iscrivermi. Curiosità perchè per una ragione o per l'altra non sono mai riuscito ad andare ad un suo stage di Aikido in Italia. Nel 2005 ho partecipato al Kinoremma a La Spezia, ma quella è stata un'altra storia. Quella settimana a La Spezia mi è risultata indigesta per più di una ragione, non per la sostanza di quello che si è praticato ma per la cornice e l'atmosfera che ho percepito. Ma quella è un'altra storia appunto.
La domenica prima di entrare all'Hombu non so perchè avevo questa idea peregrina che non ci sarebbero stati molti partecipanti allo stage, il M° Tada è considerato forse non con tutta l'attenzione che merita dai praticanti non giapponesi, almeno qui. Ed in effetti di occidentali saremo stati in non più di 6 o 7...ma quanti giapponesi c'erano ! la mia avversione alla pratica dell'Aikido in massa si è risvegliata prepotente mentre mi cambiavo negli spogliatoi, mi è anche venuta la tentazione di ritornare a casa ma poi ho deciso di continuare. Quello che è successo nelle 4 ore seguenti è stato una concentrazione incredibile di stati d'animo e osservazioni che sono passati dalla più colossale rottura di @=%&£!"#] a degli spunti di riflessioni molto interessanti per me, alla comprensione di alcuni punti tecnici importanti come anche alla pratica di tecniche che non avevo mai fatto come quelle di futaridori; per ultimo non poteva mancare il consueto incontro con il solito vecchietto "assassino".
Iniziamo dalla rottura di @=%&£!"#]. Salgo sul tatami invaso da qualche centinaio di giapponesi, tutte facce che non conosco tranne quella di un uchideshi molto bravo. Ed un centinaio di persone al 3° piano dell'Hombu non sono poche, neanche un buco libero ed io come al solito mi metto in fondo vicino alla colonna per non rischiare di scontrarmi con nessuno durante il riscaldamento.
Quindi scoccate le 2 non si vede traccia del M° Tada ed un praticante anziano inizia il riscaldamento. Maldisposto come sono la cosa mi infastidisce ancora di più. Dopo un quarto d'ora Il M° appare, aspetta che finisca il riscaldamento e comincia lo stage. Iniza con gli esercizi di respirazione che mi piacciono da sempre, poi Funakogi ( o torifune) che spesso pratico anche da solo come esercizio per darmi una scossa ( al mattino poi è formidabile) seguito da furitama che ho scoperto casualmente essere un modo assolutamente efficace per resistere alle docce gelide dell'Hombu; non chiedetemi perchè, non saprei rispondere, ma se lo si esegue anche solo per qualche momento l'agghiacciante gelo dell'acqua smette di essere tale. Finita questa parte il M° comincia a parlare....vorrei potervi dire che la comunicazione non verbale mi ha permesso di capire od intuire qualche cosa, ma non è così purtroppo. La prima mezz'ora ho fatto uno sforzo sovrumano per rimanere attento e concentrato ma poi non ci sono riuscito più. Tutto ciò per più di un'ora e quaranta unito allo sforzo di rimanere in seiza, ci rimanevano tutti occidentali compresi, mi ha creato quello stato d'animo negativissimo di ci ho parlato all'inizio. Devo anche dire che dopo un po' sforzandomi di essere positivo e slegatomi del tutto da quello che stava succedendo ho iniziato a pensare a qello che Tada ha ripetuto spesso a La Spezia. Che praticare Aikido non è sufficiente, che bisogna sviluppare le proprie capacità ed attitudini come uomini prima di tutto, che si deve poi avere anche una attenzione non solo al piano fisico ma anche a quello "spirituale". Uso questo aggettivo nello stesso modo in cui Fonzie diceva " mi sono sbagliato", con molta riluttanza. Lo vedo e lo sento usare quasi sempre fuori luogo: sia in senso denigratorio che in senso propositivo: o si parla di chimere o si fanno degli sberleffi, ma in entrambi i casi si esagera. Lì per lì mi è venuto da pensare che il M° Tada propone una tecnica per l'uomo, niente di più e niente di meno. Che sia spirituale, che sia giapponese, che sia uno yoga non è importante, alla fine è una tecnica. E quindi mi sono chiesto se parallelamente ed insieme alla pratica dell'Aikido non vada anche fatto un qualche altro lavoro che non sia necessariamente la tecnica di Tada ma che possa essere per ognuno diverso; chessòio, per qualcuno potrebbe essere la programmazione neurolingistica, l'hatha yoga o la terapia Gestalt, e magari per i più fortunati semplicemente coltivare dei fiori sul balcone o suonare la chitarra. Ma non vado oltre perchè l'ora e quaranta è passata ed io di certo non voglio filosofare per più di 4 o 5 righe.

FINALMENTE finisce la parte verbale e cominciamo a praticare. Pratichiamo i passi fondamentali, okuriashi-ayumiashi etc, e mentre incespico sui miei piedi decido che questo lavoro sui passi è fondamentale e che lo farò fino alla nausea. Non è che non lo conoscessi, l'avevo fatto anche dettagliatamente in una lezione ad Imperia con il M° Mimma Turco, ma solo adesso mentre guardo gli allievi di Tada dimostrarlo capisco quanto sia importante. Sono due giapponesi, molto giovani, che dimostrano i vari esercizi in perfetta sincronia sotto lo sguardo attento del M° Tada. Se immagino una qualsiasi tecnica che comincia mi rendo conto che il modo di muovere i piedi è la prima cosa che succede e di cui ci si preoccupa. Tada inoltre insiste molto nel sottolineare il concetto che si deve muoversi, orientarsi e controllare l'area intorno sè a 360° gradi, ed infatti i passi si muovono in tutte le direzioni. Non so se ho tempo e denaro per iscrivermi al dojo di Tada qui a Tokyo, che oltretutto è lontano da me almeno un'ora di viaggio, pazienza non si può fare tutto. Dopo questo passiamo a praticare a gruppi diverse forme di tecniche in futaridori ed io capito in mezzo ad un gruppo di seguaci di Tada più l'ucideshi, che mi sta parecchio simpatico. Per me futaridori è una novità ed all'inizio combino qualche pasticcio aggrovigliando i miei partner come dei salami, ma piano piano ("yukkuri" in giapponese, espressione molto utile sul tatami) inizio a capire la logica e gli ultimi due mi vengono passabili. Pratichiamo in un fazzoletto di tatami sull'angolo data la grande folla, ma tutto sommato devo dire che questa condizione se da un lato è scocciante perchè limita le proiezioni e costringe a fare le tecniche con il braccino, dall'altro però sviluppa una grande attenzione di Tori verso ciò che lo circonda e gli impedisce di ingobbirsi mentalmente sulla "sua" esecuzione mantenendolo all'erta.
Lo stage continua con la pratica di tecniche con il bokken, con uke che attacca shomen e Tori che entra in irimi facendo poi tutto il repertorio, ikkyo nikkyo sankyio...sino a jujigarami. Pratico con un gonnato giapponese che mi dà tutta una serie di indicazioni in inglese salvo poi incartarsi su sankyo e chiedere a me come fare, io lo so mica perchè sono bravo ma perchè dietro mi sono portato i dvd dello stage di Tada del 2005 a La Spezia e li guardo coscienziosamente ;-)
Nell'usare il bokken ho notato come qui spesso sull'attacco di uke tori si muova con largo anticipo, troppo anticipo secondo me, vanificando a mio modestissimo avviso il valore dell'entrata in irimi. Nel Katori spesso il mio insegnante ci dice che bisogna "morire" prima di sottrarsi alla linea dell'attacco entrante, solo così si può creare quel vuoto che permette di far nascere la tecnica. E' chiaro che questo è keiko e non bisogna mettersi a dare bastonate in testa alla gente, ma si può drammattizzare questo "morire" almeno un pò attendendo l'attacco e diventandone consapevoli. Una volta ho fatto questo esercizio con un mio compagno di Katori molto vigoroso e capace ed in effetti è stato molto utile: per i primi 5 minuti mi ha segnalato come facessi un balletto sul posto prima di uscire dall'attacco, e solo dopo un pò ho cominciato a rimanere più tranquillo ad aspettare il colpo ( va detto che il mio compagno lo shomen lo tirava davvero altro che drammatizzare !)
Lo stage va verso la fine, o almeno così pensiamo tutti, perchè oramai sono le 17.00, ora in cui appunto doveva finire...ma in realtà non finisce perchè il M° inizia una gag divertente, ad ogni tecnica dopo le 17.00 dà un segnale di stop e tutti pensano che sia finita, invece credo che dica qualcosa in giapponese del tipo " ancora 5 minuti " perchè tutti ridono e ricominciano a praticare. Andiamo avanti così sino alle 17.50. Gli ultimi 5 minuti ci fà fare jiyuwaza in suwariwaza e qui incontro l'ennesimo vecchietto assassino. Facciamo tranquillamente ikkyo nykkyo sankyo in scioltezza ma quando arriva yonkyo il tizo mi pianta le dita nell'avambraccio con una forza incredibile ( parlano chiaro i lividi apparsi dopo) e non si risparmia troppo. E non credo neanche sia il modo corretto di fare yonkio, perchè le dita me le ha piantate in profondità nella carne, ma tant'è. Stupidamente non faccio la cosa più ragionevole, dirgli un bel "yukkuri kudasai", e sopporto, e più sopporto più il vecchietto ci da dentro, anche con una certa perizia va detto. Insomma: mi ha fatto male. E sarà poco etico il mio pensiero, ma me ne frego, ma quando lo ribecco, perchè l'ho visto più volte qui sul tatami, mi applicherò anche io su di lui e poi vediamo. In effetti sono stufo di gente che approffitta della disponibilità e sopportazione che gli viene data per farsi i propri comodi. Gli ultimi 5 minuti poi ho avuto veramente pensieri aikidoisticamente blasfemi, eravamo tutti posizionati per il saluto ed il M° Tada in seiza ha detto delle cose in giapponese e poi ha chiuso gli occhi ed ho pensato "siamo alla fine " ma poi li ha riaperti ed ha detto altre 2 cose in giapponese e li ha richiusi ancora. L'immagine era anche suggestiva con il suono della pioggia fuori ed il vento che scorazzava sul tatami su tutti praticanti in seiza ed in silenzio ad ascoltare le parole del M°, ma...le mie ginocchia stavano cedendo !!! non ce la facevo più. Questo stillicidio è durato appunto 5 minuti, e finalmente dopo il saluto ho messo in atto un fugone inverecondo. Come detto all'inizio è stato uno stage controverso ma tutto sommato istruttivo, nel bene e nel male.