domenica 29 luglio 2007

Shochu-geiko ed altre amenità...

E' arrivato il gran caldo a Tokyo ( anche se stamane sembra essersi calmato grazie a Dio) ed è arrivato puntuale con l'inizio dello shochu geiko. Lo sochu geiko, letteralmente allenamento estivo, consiste in dieci giorni continuativi d’allenamento che, se portati a termine, ti danno la possibilità di avere una sorta di menzione d'onore per la partecipazione. Inizia il 23 di Luglio d’ogni anno e finisce il 1 d’Agosto; io, preso dalle mie cose, non mi ero neanche accorto che fosse iniziato, e l'ho realizzato solo dopo la classe dell'Academy del Giovedì, quando Kanazawa ci ha esortato a farlo ed ad impegnarci al massimo. Sono stato fortunato, giacché oramai mi alleno tutti i giorni e quindi lo posso finire anche se adesso dopo 7 giorni di fila qualche problema inizio ad averlo. In effetti, avevo promesso di non parlare più dei miei problemi fisici, ma il risultato della risonanza magnetica che ho fatto al ginocchio dx mi ha un po' depresso: rottura del corno del menisco posteriore. O meglio credo sia questo perchè discutere con un dottore giapponese che non parla inglese ma solo francese, alla giapponese però, è un’avventura che non consiglio a nessuno. Per cui mi alleno tutti i giorni, ma mi muovo come se camminassi sulle uova, con la massima cautela. Spero veramente che un giorno tutta questa forzata attenzione che devo mettere nell'allenarmi mi ripaghi in qualche modo, chè è uno stress non indifferente. A volte poi, per qualche residuo di machismo credo, non voglio comunicare il mio stato al mio partner e/o sensei di turno e magari vado incontro a qualche rischio...l'unico a cui proprio non ho potuto fare a meno di dirlo è stato Kanazawa, il quale ha la sana abitudine, quando passa a farti "sentire" la tecnica di tirarti giù senza tanti complimenti, uomini donne e bambini compresi, perciò gli ho detto durante l'ultima lezione :" Sensei, isa wa itamimasu" ( maccheronicamente significa sensei mi fa male il ginocchio) è lui ha annuito, si è appena infortunato anche lui, e mi ha lasciato stare. Invece lunedì scorso è venuto Sakurai Sensei a sostituire Seki ed ad un certo punto, visto che mi conosce dalle sue lezioni beginner, mi ha chiesto di fargli yokomen e visto che lo tiravo decentemente mi ha chiamato fuori come uke, ed io non ho detto niente, ma si sa...come dice Al Pacino alla fine del film " L'avvocato del Diavolo": " la vanità è il peccato che preferisco"...e sono andato a farmi maltrattare un po'.


Una buona notizia è che oramai da due settimane è arrivato a Tokyo il M° Cardia di Milano ( da qui in poi Emilio) per il suo abituale mese di soggiorno estivo a Tokyo. Lo conosco oramai da due anni, andavo a praticare al suo dojo ancora da mukyu, per cui è una presenza gradita qui: di fatto, lo invito ogni due per tre a tradimento a casa nostra a mangiare ogni sorta di manicaretto ed in cambio lo subbisso di domande sull'Aikido, sull'Hombu e sui vari Sensei. Sarà per i manicaretti o per la pazienza ma è stato una fonte preziosa di spiegazioni, spiegazioni di cui sono naturalmente affamato dopo 4 mesi di lezioni in giapponese .

Ieri per la prima volta ci siamo allenati anche di Domenica, per lo schochu geiko appunto, ed abbiamo fatto lezione con Irie Sensei al 4° piano. Il carnaio era ai massimi livelli, in questi giorni l'Hombu è strapieno di praticanti, ma la lezione è stata interessantissima. Come forse ho detto in un altro post Irie sensei, pur essendo venuto in Italia al seguito di Tada, non è conosciutissimo ma, secondo me, brillante come tecnica e capacità d’insegnamento. E' stato allievo di Tada, ancora oggi tiene la classe dei bambini al suo dojo, ma adesso segue Yasuno Sensei, il lavoro del quale è uno dei più ostici per un principiante. Spesso dico che il M° Irie è una sorta di corso introduttivo a Yasuno. Vista la folla sul tatami ci ha fatto iniziare con del suwari-waza, ed io con la coda dell'occhio mentre praticavo ho visto Rossana ( è bravissima, lei oramai si allena 4/5 giorni la settimana e sta anche facendo il sochu geiko anche se sospetto che lo faccia solo per avere il "Tenugui" di rito) che aveva a che fare con uno scorbutico giovane yudansha: siccome Rossana si mette sempre in una situazione d’assoluta umiltà rispetto agli altri praticanti non è infrequente che chiunque si senta in dovere di fare il Sensei con lei, a parte naturalmente lodevoli eccezioni. I giapponesi in media sono degli ottimi praticanti in termini d’atteggiamento, sono tranquilli e concentrati quasi mai violenti, ma quando sono giovani tendono ad essere aggressivi, forse per insicurezza o timidezza, come a volere stabilire subito una gerarchia. E' sono, insieme ai vecchietti assassini, una categoria di praticanti pericolosi per la propria sicurezza. In più non funziona il fatto di rendersi disponibili alla loro esecuzione, più lo si è e più si prendono spazio. Non ho il ricordo di avere mai iniziato a praticare con alcuno con forza, ma ho sempre aspettato di capire chi avevo davanti. Ora faccio più semplicemente, li maltratto, oculatamente va da sè, per qualche minuto e dopo, paradossalmente, sembra che si rilassino e non è infrequente che poi si stabilisca un buon rapporto, al 2° piano me ne sono fatto di amici in questo modo. Ma... Domenica ero stanco e mi sono irritato, per cui al cambio di partner mi sono subito preso il giovane yudansha con me. Irie sensei ha iniziato a mostrare il lavoro su Ikkyo che fa Yasuno che è molto difficile da comprendere. Scordatevi di fare i vostri tre passi per portare a terra uke, in realtà tori in qualche modo entra nel centro di uke con il secondo passo ma non chiude subito la tecnica, lo mantiene in sospeso, in equilibrio, quasi ad ascoltare la sua reazione e, spesso ( osservazione banale da principiante ) non va in avanti ma fa girare uke con un kaiten o comunque con un movimento di aspirazione ( sarà giusto?) che gli toglie stabilità sino a portarlo a terra. Per fare questo però ci vuole la collaborazione di uke, il cui lavoro su ikkyo, per esempio, è diverso da quello per così dire tradizionale. Non deve andare a terra battendo con la mano e piegando il ginocchio avanzato come reazione all'entrata di tori, ma piuttosto cerca di mantenere l'equilibrio sulla gamba posteriore, cercando allo stesso tempo di mantenere un peso ed una "spinta" nei confronti di tori. In sostanza il lavoro di uke più che di attaccare sembra quello di fornire a Tori un vettore di forza continua sul quale lavorare. Lo si è visto ancora di più, quando Irie ha mostrato iriminage: quando è passato a mostrarmelo mi ha chiesto di continuare l'inerzia della mia entrata, quindi non semplicemente tirandomi giù lui, e mentre mi faceva girare è stato come se...mi allungasse sino a farmi perdere l'equilibrio. Il mio giovane yudansha non ne sapeva niente di quest’impostazione ed è stato divertentissimo (per quanto, ahimé, poco aiki) farlo annaspare e correggerlo sino a mettere a segno una vendetta perfetta: dopo 3 turni che lo tenevo con me è scappato via a gambe larghe :-)

Alla fine della lezione poi ho avuto la bella opportunità di vedere in azione due bravissimi occidentali che studiano con Yasuno e sono in Giappone da anni, Patricia ed Ivan. Hanno lavorato davanti ai miei occhi per una ventina di minuti, e pur non capendo molto di quello che facevano è stato un bello spettacolo. Ho avuto modo poi di vedere questo stesso tipo di lavoro in azione Sabato dopo la lezione di Osawa Sensei al 3° piano. Avevo chiesto a Gianfranco di presentarmi una persona di cui molti mi avevano parlato benissimo, un certo Hector, argentino in Giappone da più di trent'anni ed allievo di Yamaguchi Sensei ai tempi. Il mio amico Xavier mi aveva detto che lavorare con lui era come avere a che fare con una montagna. Quando ci siamo conosciuti negli spogliatoi mi sono trovato davanti quello che, ve lo giuro, poteva solo sembrare il più gentile ed innocuo dei pensionati. Sorridente, ma molto attento: gli avevo chiesto l'opportunità di intervistarlo sulla sua esperienza all'Hombu, ma aveva rifiutato gentilmente pur chiedendomi un po' di cose sulla mia esperienza in Aikido. Dopo la lezione ci siamo trovati io, lui, Emilio e Gianfranco a parlare e dopo un po' Hector ha invitato Gianfranco a fare un po' di ukemi dopo la lezione, si chiama atogeiko, e devo dire che il gentile pensionato dal fisico improbabile si è trasformato. Ha fatto volare Gianfranco a destra e sinistra letteralmente, spesso poi chiedendogli di mantenere il contatto come appunto si vede nei video di Yamaguchi, per cui pur essendo a terra Gianfranco Hector lo aspettava tenendo la mano sulla sua e quando Gian si rialzava lo riproiettava ancora. La cosa che mi ha colpito è che Hector non guardava nella direzione di Gianfranco, ma aveva lo sguardo come fosse perso nel vuoto, ed Emilio mi ha spiegato che si fa così per aumentare la sensibilità di tori verso uke, non fidando sullo sguardo per capire "cosa" stia succedendo in termini di forze in gioco ma cercando di "sentire" invece. Dopo questo spettacolo Hector e Gianfranco sono ritornati da noi ed Hector mi ha fatto qualche domanda, dopodichè mi ha invitato a fare atogeiko con lui, sulle prime ho detto di no pensando al mio ginocchio, ma dopo ho accettato pensando all'opportunità che avevo di sperimentare in prima persona quel lavoro. Bè...è stato interessantissimo.
Nelle pause tra un volo ed un altro, e che voli...almeno per il mio livello, mi è parso fantastico che non avvertissi nessuna tensione nella sua esecuzione. Non ho mai sentito di essere tirato o spinto o neanche squilibrato, ho più avuto la sensazione che la proiezione nascesse in modo spontaneo: non è facile da descrivere purtroppo, ma sono sicuro che se avessi fatto quei voli con qualcun altro mi sarei scantato non poco, come si dice in siciliano. Pedissequamente ho provato a mantenere il famoso contatto e quando finivo a terra cercavo di non staccarmi da lui, qualche volta ci sono riuscito altre volte altre volte no, ma quando è andata è stato bello vedere come a fronte del mio rialzarmi lui mi guidasse verso un'altra proiezione in modo molto naturale. A posteriori mentre lo ringraziavo ho pensato che pur non avendo capito molto ho iniziato a intravedere come possa essere la pratica ad un certo livello ed anche a confermare il mio personale sforzo quotidiano, non sempre adeguato, a non usare la forza per fare le tecniche: so che questo è un ricorrente quanto spesso disatteso mantra aikidoistico ( "non userò la forza,non userò la forza,non userò la forza") , ma, seriamente, a volte può essere veramente molto frustrante, come per iriminage per esempio, non usare la forza, mi sembra che uke abbia sempre ragione del mio sforzo e che non funzioni nulla, ma poi mi dico che se dovessi contare sulla forza entrerei in un gioco dove sarei sicuramente perdente sul lungo periodo. Staremo a vedere...

Un'anticipazione, il prossimo post sarà una piccola intervista e troverete un po' di storie di Hombu e, per gli appassionati e meri curiosi, qualche chicca su Steven Segal...




Gambatte ne !

venerdì 20 luglio 2007

Miyammmmmmotoooooo !



Proprio non c'è l'ho fatta a trovare in Rete una foto migliore di questa di Miyamoto Sensei, ed è un peccato, perché se c'è un Sensei altamente espressivo e comunicativo ( attoriale quasi) all'Hombu sicuramente questo è lui, sarà perchè viene dal Kyushu, l'isola più al Sud del Giappone, che vuol dire che è un...terrone giapponese ( c'è proprio l'espressione " uomo del Kyushu" in giapponese per indicarne l'attitudine più passionale e calda)

Il mio primo incontro con lui data oramai 3 mesi fa nelle sue lezioni per principianti delle 7 ( è l'unico che ne tiene 3 alla settimana per beginner) e da subito l'ho trovato simpatico. In effetti non è infrequente, mentre si attende l'arrivo del M° in seiza, che Miyamoto lo si "senta" prima di vederlo. Ricordo che appena entrato sul tatami è cominciata una lunghissima sequela di buffissimi sospiri e grugniti che accompagnavano ogni gesto, dall'inchinarsi per il saluto verso il Kamiza a gli esercizi di stretching come a, naturalmente, l'esecuzione delle tecniche. Fisicamente è piccolo e robusto, con i capelli grigi ed un sorriso spesso divertito, ed a volte beffardo. Mentre mi scaldavo mi domandavo " ma questo chi è ?"
Poi abbiamo cominciato a lavorare e, come immancabilmente fa nelle sue lezioni beginner, ha cominciato proponendo Morotedori Kokyunage, mi correggo, il suo Morotedori kokyunage. Da descrivere è veramente arduo, si parte dalla presa che deve essere tosta e precisa ( il M° appartiene alla scuola "stritolami il polso s'il vous-plait") dopodiché fa il suo tenkan, molto ampio, e va in basso, ma moooolto in basso, porta il braccio sino a terra e si china in modo inverosimile. Quindi inizia un balletto dove muove più volte su e giù il braccio facendo perno sul gomito osservando il comportamento di uke e quando è soddisfatto inizia ad alzarsi, sempre lentamente, sino a ritrovarsi in verticale; non è infrequente che aggiusti ( in effetti la schiaccia con decisione) la testa di uke sulla sua spalla con la mano libera, eppoi finalmente proietta.
Questo lavoro proprio non lo capivo, mi piaceva l'energia del M° ed il suo comportamento sul tatami ma il senso mi sfuggiva.
Poi ho smesso di andare al mattino da lui, i problemi fisici mi costringevano a centellinare le lezioni e l'ho sacrificato non capendolo. Col passare dei mesi mi giungevano storie di Miyamoto che menava di brutto al 3° piano e che rompeva gli uchideshi, in effetti uno di loro è stato fuori uso per parecchio tempo, lo vedevo in giro col braccio fasciato al collo, e tutto questo ha fatto sì che non mi venisse una grande voglia di andare a praticare da lui non tanto perché temessi che facesse male a me che sono un semplice 5° kyu, ma che chi andasse alle sue lezioni fosse, come dire, "manesco".

Bene, niente di vero.

Ho ricominciato a praticare da lui dalla fine di giugno sia alle lezioni al 2° che al 3° piano, e posso dire che ciò che ho visto e "sentito" personalmente mi dice che Miyamoto è uno straordinario istrione, che la sua "durezza" esiste sì ma è anche molto recitata, che la sua attenzione a non superare i limiti di uke c'è ed è consistente. Certo l'uchideshi l'ha rotto veramente, ma questo ci sta, il rapporto che i Sensei hanno con gli uchideshi è diverso da quello che hanno con gli altri praticanti, lì si tratta di forgiare quelli che forse un giorno diventeranno Shihan e dovranno insegnare e dimostrare Aikido in tutto il mondo e che quindi devono e possono essere "temprati" anche furia di mazzate. Per intenderci, ho visto il M° Yasuno stampare il bokken in faccia ad Irie Sensei con ben altro atteggiamento.

Il lavoro che fa al 2° piano è naturalmente diverso da quello che fa al 3° ma in termini di principi credo che sia lo stesso. Se dovessi riassumere, sempre per la mia limitata esperienza, Miyamoto in una parola direi "massugu" , che significa dritto. La presa o l'attacco devono essere dritti, e richiede la massima precisione in questo. Lunedì è passato da me a mostrarmi una tecnica in katatori, ma quando gli ho preso il gi all'altezza delle spalle mi ha fatto un segno di diniego secco, quindi mi ha chiesto di prendere il suo polso e di spingere, ma anche in questo caso non era contento della presa al polso. Finalmente dopo un lungo lavorio ho capito cosa voleva, prima essere preso al polso ma da sotto, con il mio palmo verso l'alto, e quindi dopo un po' che spingevo dovevo passare alla spalla mantenendo la stessa direzione e spinta. Solo allora, contento, al suono di "so so so", ha fatto la tecnica. Se una preparazione così poteva sembrarmi bizzarra qualche mese fa ora che sono rotto a tutto, scherzo naturalmente, la cosa inizia ad essere sensata. Il suo eseguire la tecnica al rallentatore, non è infrequente che dica "mada mada" (aspetta, aspetta) al suo uke, serve a far sentire in ogni istante dell'esecuzione le forze in gioco, percezione che a volte si perde nella dinamica di un'esecuzione veloce. Questa lentezza nel mostrare le tecniche lo differenzia dagli altri Sensei.

Nella lezione avanzati di Mercoledì ci ha proposto in questo senso un esercizio esemplare. Ci ha chiesto di portare shomen-uchi e di fermarsi all'incrocio delle braccia in posizione jodan, poi lentamente mantenendo la reciproca spinta di scendere in chudan, allora e solo allora tori doveva spingere proiettando uke all'indietro. Quando me l'ho ha mostrato la prima volta sono finito a gambe all'aria senza essere in grado di organizzare una caduta decente e lui ha riso ( ride spesso, a volte come un pazzo, anche da solo) ...la seconda ora di lezione me lo ha rifatto e stavolta sono riuscito a stare in piedi abbastanza da capire quello che voleva trasmettere. Infatti questo esercizio lo ha mostrato come propedeutico all'esecuzione di shomen-uchi ikkyo, dove ai suoi uke, se si accorgeva che il loro attacco non era dritto, regalava proiezioni improvvise e schiaffazzi sulla faccia, niente di veramente violento comunque. A riprova di ciò devo dare una testimonianza personale, durante la seconda ora di pratica mi è capitato uno dei vecchietti assassini di cui ho già più volte parlato, e la nostra pratica non era molto "armoniosa" ( diciamo proprio che mi stava sulle ***) quando improvvisamente, dal nulla, è sbucato Miyamoto che mi ha messo le mani sulle spalle e sorridendo mi ha detto "relax, relax" ;-)

Quindi questo lavoro così lento, che sottolinea moltissimo la qualità dell'attacco in termini di direzione e forza, ha reso meno incomprensibili quegli interminabili istanti i cui Miyamoto sembra scornarsi con l'uke in un gioco di spinta e rilascio prima dell'esecuzione. Adesso che l'ho ritrovato Miyamoto sensei è già partito per la Germania e le sue lezioni mattutine mi mancheranno, non posso dire che il suo Aikido mi faccia impazzire ma trovo che il lavoro sui principi, per quanto ostico, sia coerente ed interessante, e spero di imparare perlomeno a tirare uno shomen-uchi che sia in grado di passare il suo esame.

E poi...alla fine mi è proprio simpatico stò miyammmmmmooto...

lunedì 16 luglio 2007

Post di servizio: tutto bene :-)

Di servizio perchè molti hanno tentato di contattarci per sapere se andava tutto bene dopo il terremoto, non pensavamo che la notizia fosse arrivata anche in Italia.
Cmq tutto ok qui.

Se non fosse che sono morte delle persone e che, ancora più grave, sembra ci siano state delle perdite di materiale radioattivo da una centrale nucleare ( azz !) mi verrebbe da dire che il terremoto è quasi divertente, sentire il tatami del salotto ed i pannelli ballare è una strana esperienza: da quando siamo qui, fine marzo, ne abbiamo sentiti parecchi, ma stamane, ieri sera per l'Italia, mentre lavoravo al pc ne ho sentito uno veramente forte, così forte da svegliare Rossana che, come sempre, si intratteneva con Morfeo. Stasera ne abbiamo sentito uno ancora più forte, almeno secondo me. Qui parlano addirittura di tsunami...staremo a vedere.

A presto

mercoledì 11 luglio 2007

Seki Sensei, fabbro ferraio gentile e grande insegnante.




La mattina di lunedì ho fatto la lezione regular di Seki Sensei e poi la sera l'ho avuto per un'ora e mezza all'Academy e oggi proprio mi è venuto spontaneo scriverne sul blog. Innanzi tutto fabbro ferraio non è un offesa o una mancanza di rispetto nei confronti del M°, semplicemente una constatazione. Quando gli si fa da uke la prima cosa che ti chiede con grandissimo vigore e che gli si stritoli il polso, poi quando pensi che magari fai troppo forte lui ti fa girare come una trottola, e ti fa sentire una piuma non importa la stazza ( e avendolo visto in doccia mi domando dove trovi la forza...è piccolissimo ! sara il Ki). All'inizio ho commesso un piccolo errore, anzi due, quando è venuto da me a mostrare una tecnica, l'ho stretto forte ed ho spinto con tutto il corpo come spesso qua si usa quando si fà da uke non tanto per impedire la tecnica credo ma più per fare sentire una forza direzionata a Tori su cui cotruire ragionevolmente la tecnica, ma Seki ha scosso il testone e mi ha fatto segno di riafferrarlo. Allora un po' confuso ho pensato che volesse che facessi uke come lo vogliono Yasuno od Endo per esempio afferando sì il polso ma continuando a camminare spingendo senza interrompere l'inerzia dell'entrata. Ma Seki ha riscosso il testone e mi ma mimato la presa che dovevo fare, afferrare mantenendo la distanza con il corpo leggermente flesso sulle ginocchia e stop. Ho eseguito e lui ha detto la classica e divertentissima cosa che dicono i Sensei giapponesi quando fai qualcosa di giusto " So so so so .."

Dopo di chè mi ha fatto gentilmente capottare via con iriminage ma senza forzare. Praticavo con Gianfranco, che all'Hombu ci viene da decenni, e quando Seki ci ha lasciato mi ha spiegato che in effetti il modo di fare uke cambia a seconda del Sensei e me ne ha dato la dimostrazione pratica: mi ha fatto fare da ,uke alla Yasuno e mi ha chiesto di continuare a spingere e lui ha usato questa spinta rimanendo al centro per fare iriminage. Quindi, per la mia limitata esperienza, ne ho dedotto che per adesso ci sono due scuole di pensiero, M° come Seki ed Osawa ti chiedono di afferrargli il polso a manetta e stop il resto lo fanno loro, altri come Endo e Yasuno ( stessa provenienza da Yamaguchi Sensei sarà un caso) vogliono che uke continui la spinta avanzando verso Tori. Di Endo ne sono sicuro perchè un giorno l'ho visto irritarsi con un uke ma non ho capito perchè, chiedendo ad Ennio dopo in doccia mi ha spiegato esattamente questo che Endo vuole la continuità di spinta di uke e non solo essere preso per il polso.

Comunque la lezione è continuata ed ho apprezzato ancora di più la incredibile presenza di Seki Sensei sul tatami, mostrata la tecnica 4 volte 4 senza profferire verbo inizia un pellegrinaggio da tutti i praticanti ed è raro che dica qualcosa, semplicemente viene ed a turno ti fà fare da uke, se poi qualcosa non funziona in genere te lo comunica con dei gesti e con la mimica. Ne ho anche apprezzato lo stile, quando lo vedevo all'Academy mi sembrava un po' troppo rozzo per i miei gusti, invece il suo Aikido è semplicemente essenziale, senza fronzoli. Le linee di movimento. l'atteggiamento e le chiusure sono sempre le stesse, la parola variazione non sembra appartenere al suo vocabolario. Il suo iriminage è forse quello più bello che ho visto, dal momento in cui fa irimi uke non ha veramente scampo, lui è al centro ed uke va dove vuole lui, e non ti sfiora neanche l'idea che la tecnica funzioni perchè c'è cooperazione, no funziona e basta perchè la fa lui. A volte propone delle tecniche in un modo che non avevo mai visto, in kaiten-nage, soto ed uchi, per esempio una volta portato giù uke non gli alza il braccio per portarlo in leva ma lo proietta direttamente mantenendone il braccio orizzontale al terreno con la spinta che va direttamente nella spalla. Questa apparente ripetitività di esecuzione però se può non essere così attraente per tutti i palati, rende Seki un ottimo didatta perchè l'esecuzione della tecnica è sempre così chiaramente quella che chi vuole imparare ha un preciso punto di riferimento.

La mia esperienza con lui, anche e soprattutto all'Academy, mi ha confermato in pieno ciò che mi disse di lui un suo allievo israeliano che incontrai alla festa della celebrazione della morte del Fondatore. Questo ragazzo è rimasto qui tre anni ed è diventato allievo di Seki, ma non solo, l'ho ha anche invitato in Israele per tenere degli stage. Di Seki diceva " Seki is a God" e mi raccontava di come il M° in Israele avesse avuto un successo notevole, e questo per una semplice ragione: a suo avviso M° come Endo e Yasuno vogliono studenti , Seki vuole solo insegnare Aikido. E non è una differenza da poco, significa che nel suo atteggiamento, che è lungi dall'essere impersonale, non traspare nessun intento seduttivo, consapevole o no che sia, nei confronti degli studenti, ma solo la dimostrazione di tecniche di Aikido e stop. E che non sia impersonale, insomma un robot didattico, lo dimostra una piccola evento che mi è capitato la prima volta che sono andato ad una sua lezione regular, pur avendomi strapazzato quando era il mio turno non ha dato minimo segno di avermi riconosciuto come suo allievo dell'Academy, ma quando la lezione stava per finire ed io ero impegnato in kokyu-ho con il mio partner con mia grande sorpresa il M° si è diretto verso di me e con un fare gentilissimo a bassa voce mi ha detto " Genchi ? ( qualcosa del tipo tutto bene )" ed io ( ed il mio partner) son rimasto così sorpreso e preso in contropiede che ho farfugliato " Ai Ai ". In quel Genchi ? c'era tutta la preoccupazione, non scontata all'Hombu, che un principiante come me fosse riuscito a superare senza danni una classe avanzata.

Poi devo dire che Seki è un fabbro sì, ma con una sensibilità notevolissima. Non è infrequente che dopo avere fatto la prima tecnica con un uke, magari non al massimo della forma, si fermi guardando in alto per qualche secondo come per valutare qualcosa e poi riprende l'esecuzione adeguandosi ad esso. Posso solo dire che lunedì ha preso Rossana come Uke per tutta l'ora e mezzo di lezione, ed in alcuni momenti, soprattutto su ikkyo omote, mi sono preoccupato a vederla cappottata a terra. Al contrario lei mi ha detto che naturalmente la sua esecuzione era "forte" ma non ha mai sentito che superasse il limite di quello che poteva sopportare ed era contentissima dell'esperienza. Vi devo comunque dire che vedere l'esecuzione di ikkyo omote del M° Seki mi fa sempre preoccupare per uke che viene scosso come fosse un pupazzo.

All'Academy poi oramai Seki non ci da un filo di tregua. Gli altri sensei che sono venuti in sostituzione di Kanazawa, Sugawara compreso, ci hanno fatto sempre fare dieci minuti di pausa, il caldo può essere un vero killer a volte, ma lui neanche a pensarci. Ci incalza con un intensità incredibile, prima parte facendoci fare le tecniche due o tre volte per fissarle eppoi comincia ad aumentare la velocità dei comandi non lasciandoci neanche il tempo di rialzarci che già chiama la tecnica successiva. Sempre lunedì Gianfranco mi ha detto di essere salito al 5° piano per posare l'hakama e di avermi visto al 4° lavorare con Seki incrociando il mio sguardo, ma, se devo essere sincero, io non me lo ricordo per niente, ero in trance credo ;-)
Ma non mi lamento affatto, questo tipo di allenamento è quello che volevo e cercavo e mi va benissimo così.

sabato 7 luglio 2007

Chi l'ha detto che non si vince al pachinko ?



Tranquilli, come promesso questo blog è monotematico, strenuamente aiki-centrico e non cederò alla tentazione di trasformarlo in un altro telematico diario di bordo di un viaggio, la Rete ne è già ampiamente stracolma.

Ma.

Ma, a volte, devo dire che il Giappone, pur non essendo così esageratamente esotico come mi figuravo prima di partire, di fatti e luoghi ed immagini strane e curiose ne mostra moltissimi al viaggiatore occidentale, ed a volte così sfiziosi che mi prudono i polpastrelli dalla voglia di metterli su carta ( carta... ci si scrive ancora su ?) e stasera proprio non ho resistito, perciò perdonate la digressione. Il pachinko è...un vero mistero, come i giapponesi possano accettare di passare del tempo in uno spazio che è una continua aggressione alle orecchie con suoni altissimi di varia natura, jingle vari ed annunci dagli autoparlanti e musica ed effetti sonori d'ogni tipo delle macchinette, luci abbaglianti e squallidissimo neon, il tutto unito ad un puzzo di fumo che può stomacare anche un fumatore come me; il tutto giocando ad un gioco che non permette nessuna vera partecipazione se non l'aspettare ossessivo che delle palline sparate a velocità stratosferica cadano in un buco, snerva che lo facciano di raro, permettendo così il proseguire del gioco sotto forma di altre palline che cadranno dopo essere sparate a velocità stratosferica etc ... se si è fortunati poi le palline iniziano ad accumularsi in vaschette che dei solerti assistenti richiamati per mezzo di un pulsantino, niente deve fermare il gioco, accumuleranno dietro al vostro lillipuziano e scomodissimo sedile.
Non credo che molti occidentali si avventurino al pachinko perchè le nostre presenze sono state condite da tonnellate di sguardi intettogativi, molti sorrisi d'incoraggiamento, disastrosi quanto buffi ed amichevolissimi tentativi di aiuto dei vicini di sedilino su come fare con le manopole di lancio delle palline ed altri ameni trucchetti che credo dovessero servirci a...vincere. Non si vince mai al gioco d'azzardo, ma volte può andare anche di culo, il famoso dio bendato, pardon mutandato, che dispensa a capocchia i suoi favori, e noi abbiamo avuto culo appunto ed eccone nella foto all'inizio la prova provata subito dopo aver cambiato, fuori dalla sala del pachinko, le nostre vaschette in sigarette e 20.000 frusciantissimi yen, che i giapponesi pronunciano "en" . Per altre e più approfondite informazioni potete guardare il blog di Rossana chè a lei tutte le giapponeserie la fanno impazzire. Cmq, come si digita in chat, se passate di qua vi consiglio di passare una straniantissima oretta in un pachinko, al massimo perderete qualche "en", un 'po' di udito e sperimentere un fumo passivo di qualità, ma sarà molto interessante guardarli i giapponesi trasversalmente , massaie con studenti con incravattati manager e pensionati ed altri inclassificabili tipi, allineati davanti alle infernali macchinette, chissà magari capirete qualcosa del giappone; io non ci ho capito niente, un mistero appunto.

Tornando all' Aikido, il titolo del post potrebbe essere stato :

" Esami ed un ulteriore elogio del M° Osawa"


Io finora non ci avevo proprio pensato agli esami, alla fine dell'Academy avrò la possibilità di dare l'esame di 3° kyu ed è gia tanta roba per me. Poi giovedi scorso all'uscita delle lezioni serali ho incontrato un amico australiano che ha cominciato a fare Aikido non più di un mese e mezzo fa, e nella conversazione ad un certo punto mi ha detto che domenica avrebbe fatto il test per il 5° Kyu. Esternamente ed internamente sono trasecolato, come era possibile dopo un mese e mezzo già dare l'esame ? mi sono accertato che lui avesse capito bene ma lui mi ha assicurato che era proprio così, che si era già iscritto all'esame avendo già sufficienti ore di pratica per poterlo dare. Sulla strada di casa ho pensato che era proprio strano, io sono 5° Kyu dopo due anni di pratica e la cosa non mi tornava. A casa ho controllato il programma ed i requisiti per dare gli esami sul sito dell'Aikikai Italia e su quello dell'Hombu, come vedrete di differenze ce ne sono moltissime, una su tutte che con mia grande sorpresa il 6° Kyu qui in Giappone non c'era, che in Giappone di shikko e mae-ukemi ed ushiro-ukemi ( cose che il mio gioviale amico australiano non ha neanche idea cosa siano) non si parlava e così via. Ricordo che il mio 5 ° Kyu l'ho preso dopo una bella oretta e mezzo di esame in un caldo asfissiante dovendo fare tutto quello che sapevo. Il giorno dopo ho chiesto lumi a più esperti di me e mi è stato detto che qui si tende ad essere meno "demanding" nella richiesta di abilità per i gradi inferiori e che il principiante viene trattato come tale, con l'implicito presupposto che più avanti si va più la porta si fà più stretta; inoltre mi è stato detto che qui in fondo lo shodan non significa moltissimo, non è assolutamente un punto di arrivo ma solo un punto di partenza, è un modo per certificare che ora si può cominiciare a studiare Aikido seriamente. Compresa la cosa ed un filo abbacchiato dalla constatazione di quanto ancora mi manchi per essere un "principiante" certificato mi sono ripromesso di andare a vedere gli esami la domenica. Cosa che non sono riuscito a fare per pigrizia anche se dopo ho saputo che il lunedì ci sarebbe stata un altra sessione il mattino alle 7.00 al 3° piano. In effetti quando ci sono gli esami la lezione mattutina del Doshu dura solo mezz'ora. Tra gli esaminandi, pochini per la verità, c'erano tre ragazzi del corso beginner che davano l'esame di 3°Kyu per cui mi sono apprestato a seguirli con interesse. Uscito il Doshu siamo entrati e ci siamo seduti in fondo al tatami quando un secondo dopo entra...Endo Sensei! gli esami dopo il 5° li fa lui mi hanno detto dopo. Ieratico ma sornione come un gatto, e forse anche un filo assonnato, il buon Endo ha uscito dal gi un buffo mini-cadreghino, a riprova che il seiza è duro per tutti a tutte le latitudini, e si è seduto. Irie Sensei, forse misconosciuto ai più ma giovane e molto molto bravo, faceva da maestro di cerimonie chiamando le varie tecniche. Il mio amico russo Alexis ha sbatacchiato il suo malcapitato uke con parecchia foga, mentre anche gli altri due erano parecchio agitati ma credo sia comprensibile quando si dà un esame davanti a metà dei partecipanti della lezione del Doshu ed al M° Endo. Dell'esame non potendo giudicare l'esecuzione dei miei colleghi di 2° piano posso solo dire che è stato molto breve, non più di 10 minuti. Poi è stata la volta di una ragazza che credo desse lo shodan, portava già l'hakama ma pare che qui le donne la portino già dal 3° Kyu in poi, che si è comportata egregiamente. Il numero di tecniche richieste però mi è sembrato limitato, il tutto non è durato più di un quarto d'ora. Però quando Irie Sensei ha dato lo stop Endo si è scosso dal suo, apparente credo, torpore ed ha chiesto alla ragazzal'esecuzione di morotedori kokyu-nage. Ritornati tutti gli esaminandi in seiza Endo si è alzato, ha ripiegato il cadreghino dandolo al M° Irie ed ha tenuto un discorso toccando i punti dolenti delle varie esecuzioni, ecco perchè dicevo apparente torpore poichè in realtà ad Endo non è sfuggito niente ed il ragazzo americano al quale ho fatto le congratulazioni dopo l'esame mi ha replicato abbacchiato, bontà sua parlava nihongo, che il M° l'aveva perfettamente beccato in un errore di esecuzione di katatedori ikkyo.

Ad essere sinceri il venerdi prima durante la lezione di Osawa il M° ha chiesto prima della lezione chi si sarebbe presentato all'esame, ed io naturalmente non ho alzato la mano. Poi durante la pratica è venuto da me e mi ha chiesto " you don't do test ?" e lì per lì mi ha preso in contropiede, poi però pensandoci gli ho detto che prima dovevo "finish Academy" e dopo avrei dato gli esami. Mi è sembrato d'accordo ed è andata bene così, tutto sommato ho pensato che se avessi dato gli esami prima di finire il corso, facendo in qualche modo di testa mia, avrei commesso una qualche forma di scorrettezza. Magari mi sono sbagliato e avrei potuto dare il 5° ed il 4°, sarebbe stato interessante non tanto per il grado ma per l'esperienza dello stress dell'esame in quel contesto. Ora comunque non posso più farlo poichè in Agosto non si fanno esami, aspetterò Settembre dopo l'Academy.

Ho scritto "ulteriore elogio del M° Osawa" perchè oggi ho fatto la sua classe regular del Sabato. Folla inverosimile di praticanti a parte, che mi ha fatto guadagnare una bella e sonora zuccata, la seconda in 3 mesi, con un altro tapino mentre facevo da uke, è stato un vero spettacolo. Sinora dei sensei dell'Hombu gli unici due alle cui lezioni non ho ancora partecipato sono Watanabe ( ma sabato prossimo ci vado e vi dico di questo M°) e Yokota, tutti gli altri li ho seguiti almeno una volta, come l'anziano M° Masuda, e devo dire che pochi mi hanno impressionato come Osawa. Oggi ha interpretato yokomen-uchi e shomen-uchi iriminage in modo magistrale. Il suo irimi sullo shomen-uchi, il suo uke lo tirava davvero, è millimitricamente incollato ad uke a rischio di prendersi un colpo sul naso. Su yokomen-uchi poi dopo aver mostrato i modi classici di ricezione ci ha mostrato una bellisima variante dove il colpo viene fatto passare senza quasi spostarsi dalla guardia iniziale accompagnandolo con il braccio che usualmente serve ad assorbire senza però toccarlo: il risultato è che era già "dentro" uke con un minimo di spostamento. Non essendo sicuro di quello che avevo visto ho chiesto a Nicola un ligure tosto di La Spezia che vive da un po' qui e si spara 3/4 allenamenti al giorno più la pratica di judo in un altro dojo ( beata gioventù) e lui mi ha confermato che lo spettacolo era stato sopraffino. Vabbè, ora vado a riposarmi chè questa settimana mi sono allenato 6 giorni su 6 e le membra gridano vendetta, poi prima di addormentarmi penserò a quanta strada devo fare ancora prima di cominciare a studiare Aikido seriamente certificato e gonnato.

Gambalo ne !