venerdì 11 maggio 2007

Ma che Ikkyo fai ? 2...ovvero il M°Osawa è un grande

Dunque, quando prima della partenza a chi mi chiedeva come avrei fatto a capire qualcosa durante le lezione all'Hombu visto che non parlo un acca di giapponese rispondevo, un po' presuntuosamente lo ammetto, che confidavo nella capacità della didattica giapponese di far capire le cose senza utilizzare troppo le parole e parlavo, o forse straparlavo, di "shin-shin", cuore a cuore in giapponese, una modalità appunto di trasmissione di conoscenza tra insegnante e studente che non confida nella parola come mezzo principale. Ora all'Hombu posso dire che ci sono Sensei che parlano pochissimo o assolutamente niente, ed il campione di questi è l'ottimo M° Sugawara che mostra 4 volte 4 la tecnica e poi dice "doso" e nient'altro anche per due ore ma che trasmette una grandissima presenza sul tatami, al verbosissimo, mi dicono, M° Watanabe ( la cui lezione spero di poter vedere per la prima volta domani), o anche a Kanazawa sensei che non scherza in quanto a chiacchiera. Ma alle mie orecchie tutti sono uguali naturalmente, che parlino o no, ma Venerdì scorso ho finalmente capito qualcosa, e purtroppo non certo grazie a allo shin shin ma solo grazie ad una banalissima traduzione, durante le due imperdibili ore del M° Osawa per principianti , affollate, anche di moltissimi yudansha, nonostante la concomitanza di orario della lezione serale del Doshu del venerdì. Il maestro Osawa è straordinario va detto subito, didatticamente è chiarissimo, umanamente simpatico e in quanto a forza non scherza proprio. Ma soprattutto è disponibilissimo, non è infrequente che accortosi che sul tatami c'è un vero principiante ci si apparti spiegandogli le basi con grandissima pazienza ( si deve ricordare che l'Hombu è un porto di mare chi c'è oggi può tranquillamente sparire domani non è un vero e proprio dojo). Era arrivato un nero americano con indosso il gi appena comprato in reception ed il M° ha iniziato subito a fargli vedere come fare le cadute insieme eppoi si è preoccupato di trovargli dei partner per fare katedori tenkan tenenendolo sempre d'occhio. Dopo di che ha iniziato a mostrare le varie tecniche arrivando quindi a ikkyo. Ecco, lì ha cominciato a mostrare due varianti di ikkyo esattamente quelle di cui avevo parlato nel primo post "ma che ikkyo fai ?".
Dalla mimica ho capito che mostrava una versione dove il taglio di Tori andava verso l'esterno mentre l'altra andava verso "uke". Nella pratica le ho eseguite tutte e due ma naturalmente avrei dato un dito per sapere cosa diavolo avesse detto durante la spiegazione. E qui mi ha aiutato la provvidenza, in genere non è facile trovare un giapponese che sappia l'inglese a sufficienza ( e sia disponibile ) per farti tradurre qualcosa un gaijin che sappia il giapponese è facile da riconoscere; però mi sono ritrovato a praticare con un ragazzo che più americano di così si muore, giovanissimo, biondo e paffuto al quale senza ragione apparente ho chiesto " can you speak japanese ?" ed il quale mi ha risposto senza esitazione che "yes" lui il giapponese lo parlava benissimo. L'ho placcato e gli ho fatto promettere che a fine lezione mi avrebbe spiegato tutto. Ed infatti alla fine ho saltato le abituali pulizie ( si fa a gara per prendere la ramazza o lo straccetto per pulire tatami e bordo tatami, una simpatica abitudine) e sono andato da lui il quale mi ha detto quello che il M° Osawa aveva spiegato:

1 . l'ikkyo che si fa tagliando verso l'esterno, taglio shomen, si fa quando si è in ritardo sull'attacco di uke.

2 . Quando invece si prende il tempo ad uke si fa un piccolo spostamento del piede avanzato per reimpostare la direzione dell'entrata di quello posteriore ed il taglio, taglio kesa-giri, viene fatto verso l'interno.

Finalmente !

Innanzi tutto sentir parlare di kesa-giri mi ha chiarito tutto subito grazie all'esperienza con il katori, ma soprattutto mi ha illuminato il fatto di legare questi due diversi modi di fare ikkyo messi in relazione con il tempismo rispetto all'attacco. Chiedo naturalmente venia a quelli che essendo più esperti lo sapevano già, ma per me rimaneva un mistero il perché venissero presentate le due varianti di ikkyo ogni volta come "l'ikkyo" come va fatto. Andando a lezione dal M° Dessi, insieme a qualche dvd di Tissier, mi ero familiarizzato con quel piccolo spostamento laterale del piede avanzato e quell'entrare verso uke, ma allo stesso tempo quando praticavo nel mio dojo od in altri dojo che seguono la didattica Aikikai l'esecuzione di ikkyo era diversa. E quindi un principiante finisce a pensare che su una sponda ikkyo si fa così e sull'altra si fa colà e stop. O, se non ha molta flessibilità mentale e non frequenta altri tatami oltre al proprio, si rinchiude nella fatidica frase "noi lo facciamo così" che spesso tronca ogni discussione. Dal M° Dessì spesso facevo una fatica bestia per riadattare il mio modo di fare ikkyo a quello che lui propone, e meno male che ho chiesto ed avuto spiegazioni e dimostrazioni in merito dal mio Insegnante, il M° Re. E che questo modo riduttivo di presentare le tecniche non sia solo di casa nostra valga il racconto di come nella stessa Aikido Academy, che dovrebbe essere un modello di ortodossia didattica, si possano avere 3 sensei 3 che mostrano ikkyo in modo diverso. A proposito il terzo ikkyo mostratoci dal sostituto di Kanazawa sensei alla fine ripensandoci l'ho assimilato ad ikkyo nage che uke lo ribalta all'indietro nella direzione da qui è venuto, che però appunto perchè nage non da molto l'idea del controllo che dovrebbe essere, credo, associata ad Ikkyo.

Ed allora perché il M° Osawa è un grande ? Perché lo ha spiegato.

Non ha detto ad una folla di beginner " questo è Ikkyo" e via a praticare senza farsi domande. Ha spiegato la differenza tra i due modi, ne ha dato una motivazione plausibile ( il tempismo sull'attacco) ed ha arricchito i principianti che hanno seguito quella lezione dandogli la chance di non confondersi quando si troveranno a praticare in altri tatami pensando " ma noi lo facciamo così". Ecco a volte, pur riconoscendo che non si possono presentare certe distinzioni ad un mukyu e che quindi ci vuole una certa uniformità all'inizio, mi chiedo perchè non provare a dare più in là, magari dal 5° o 4° kyu in poi, determinate spiegazioni ? io non so molto naturalmente ma conosco benissimo quali sono stati i miei dubbi ed incomprensioni sui diversi tatami a questo riguardo e quindi faccio un micro-appello : perchè non fare come il M° Osawa ?

P.S. Ed adesso per confondermi del tutto sto cercando il dojo, non ho la minima idea di dove sia e se sia a tokyo, del figlio del Kobayashi...così perso in un mare di meguri mi dimenticherò anche di come è fatto un tenkan... tiè ! ;-)

1 commento:

Fabio ha detto...

Bel post Simo...veramente...adesso ho un po' afferrato la differenza tra i due tipi di Ikkyo, naturalmente leggere è una cosa, e praticare un'altra, cmq va bene così...allora? hai trovato casa a quanto ho sentito, e le cadute "grandi"? come procedono?...passa dal mio blog quando vuoi...ciao