mercoledì 28 marzo 2007

Endo finalmente.




Partiamo dall’inizio: siamo fuori dall’Hombu io, Rossana ed Andrea che chiacchieramo perché siamo arrivati un po’ in anticipo quando noto un signore anziano (sic!) con borsello e giacca ed ombrello che sta per entrare dall’ingresso. Diamine, è lui Seishiro Endo…ed io l’ho preso per un pensionato. Ci scambiamo un cenno veloce di saluto eppoi entra. Mi piace molto quest’aria assolutamente normale che ha, anche se sarà dopo nel dojo che si scatenerà. Entriamo. ci cambiamo ed iniziamo a scaldarci. Alle tre spaccate, con una puntualità tipica qui,dove l’insegnante aspetta sulle scale che sia l’ora esatta per cominciare, il M° Endo entra ed inizia la lezione. Gli fa da uke il M° Kuribayashi, lo stesso che dopo pochi minuti vieterà a Rossana di fare alcuna foto con nostro grande dispiacere.
Comunque eccomi qua ad osservare da vicino chi su youtube ha un video con questo commento : “This is what Aikido should be”.
In verità non volevo venire a questa lezione, mi avevano detto che molto affollata, troppo affollata, e la ritenevo forse troppo avanzata per me. Mi sono sbagliato, c’è folla ma non troppa, e nonostante abbia intuito solo l’1% di ciò che Endo ha mostrato ne sono uscito contento. Ho ascoltato gli amici del forum di Aikido che molto saggiamente mi hanno riportato all’ordine, essere qua e non andare alla lezione di Endo è un’offesa al buon senso aikidoistico, visto che per assistere ai suoi stage in Europa bisogna perlomeno andare fuori dall’Italia.

Iniziamo con kokyunage ed è impressionante come il braccio di Endo frusti uke con una scioltezza assoluta e senza apparente sforzo. Come quasi tutti i M° che insegnano nelle classi regular, ma lui ancora di più, insiste nel mostrare il controllo su uke, si direbbe che lo ascolta mentre lo tiene sospeso in posizione precarie e quando trova la situazione giusta lo proietta. Ma la sensazione è che la proiezione finale non sia un fine, appunto, come spesso mi capita di vedere sul tatami, ma solo la naturale conseguenza dello squilibrio che ha imposto ad uke. A parole forse sembra difficile da spiegare, ma visto dal vivo risulta più chiaro. Spesso poi capita che invece di proiettare verso la testa improvvisamente Endo tagli verso il basso, verso il centro di uke, credo, mandandolo a sedere.
Per l’occasione non voglio strafare. Affronto l’esperienza di allenarmi tutti i giorni con molta prudenza, non ci sono ancora abituato, e volutamente evito qualsiasi partner che mi comunichi un intenzione aggressiva, e ce ne sono, prefendo chi sembra aver voglia di lavorare con attenzione piuttosto, come dice sempre negli stage di Katori il M° Hatakeyama : “Keiko piano piano con precisione”.
Mi ritrovo a praticare con un ragazzo dai lineamenti orientali che erroneamente prendo per giapponese, salterà fuori che è norvegese di origini coreane !
All’inizio sembra essere molto teso, ci mette un po’ troppa forza di braccia, ma quando passiamo a Katatedori shihonage va nel pallone e capisco che un principiante ancora più di me, così gli dò qualche dritta e diventiamo amici immediatamente. Cerco di provare ad imitare, apposta, il modo rilassato di Endo ma non è per nulla facile. Mi viene in mente quello che mi diceva il M° Raineri ad un suo stage ad Imperia quest’inverno: secondo Hosokawa, e anche lui, se si vuole far funzionare Kokyunage al di là dell’esecuzione didattica Tori deve stare attaccato, a contatto strettissimo con uke per poterlo veramente “sentire” e quindi poterlo squilibrare e guidare ad di là della sua intenzione di cooperare. Ecco rimanendo più vicino al ragazzo coreano, pur nella semplice imitazione, la cosa funziona un po’di più e mi diverto a far mulinare il mio braccio come Lui. Mi diverto anche, lo confesso, perchè per la prima volta pratico con uno che ne sà meno di me ed pò mi rilasso.

Devo dire che durante la lezione è molto buffo, divertito e divertente il modo di lavorare di Endo. Sorride spesso, gira tra i praticanti con fare allegro e non lesina battute, in giapponese va da sé. Il modo di muoversi è però del tutto differente da quello che ho visto nei video dell’All Japan Aikido Demonstration, dove è molto composto e compatto, qui ricorda assolutamente Yamaguchi per quel poco che ho potuto vedere, che sembrava quasi barcollare, piegava la schiena con noncuranza nelle chiusure, e non dava assolutamente l’idea di star facendo un arte marziale. E non è certo così a giudicare dal suo allievo. Ad un certo punto Endo si avvicina alla nostra zona per mostrare kokyunage ai praticanti, tutti si fermano e si mettono in cerchio come è d’obbligo per gardare e... chiama me. Ahimè ( o anche azz!). Prima di tutto: Endo sarà anche piccolino, non userà la forza muscolare ma anche lui ha in dotazione un polso mica da ridere. Lo afferro katatedori e dopo il tenkan mi ritrovo sedere per terra con ancora in mano il suo polso…non ho capito se o cosa abbia sbagliato, ma pazienza il beginner ha dei jolly in più da giocare. La seconda volta gli rimango attaccato e lui gentilmente mi proietta via. Fine della trasmissione, ma è stato bellissimo in qualche modo :- )

C’è anche tempo per un piccolo incidente. Endo chiama fuori uno spilungone olandese per ikkyo su yokomenuchi, si chiama Case ed è il primo che mi abbia rivolto la parola all’Hombu Dojo di sua sponte. Alla seconda ripetizione Case si ferma con la faccia dolorante, sembra essersi fatto alla spalla. Endo lo accompagna a bordo tatami e lo lascia lì, ma dopo 5 minuti ritorna e cerca di mimare a Case il suo errore. Nel girare dopo l’attacco ha piegato la schiena in avanti senza abbassarsi con le gambe. Endo chiama fuori un gonnato e facendogli da uke gli mostra cosa va fatto. Riesco anche a sentire cosa dice Endo a Case in un sussuratissimo inglese a proposito del piegare la schiena in quel modo- This way we feel nothing, we don’t need this when uke”- comunque finisce tutto.
Fuori dal dojo Case mi conferma che è stata colpa sua, pur avendo il M° accelerato improvisamente la tecnica lui dice di non essere stato pronto. Adesso sta andando da un chiropratico accompagnato da Gianfranco un italiano che stà da molto in Giappone. Sulla faccia di Case ho visto l’incubo che sotto sotto hanno tutti quelli che vengono qui per allenarsi per un breve periodo: farsi male e perdere tutto questa abbondante offerta di keiko ad alto livello.

La lezione comunqe mi ha soddisfatto e apprezzo l’atmosfera rilassata che Endo crea attorno a sé quando insegna. Alla fine ho deciso che una lezione difficile alla settimana me la permetterò, e quindi il mercoledì d’ora in poi la parola d’ordine sarà una sola: Endo Sensei…

martedì 27 marzo 2007

M° Kobayashi.








Sono solo alla terza lezione all'Hombu Dojo ma la sioltezza con cui presento la tesserina all'ingresso mi fa sentire già un veterano. Stolto. Al momento di togliermi le scarpe per metterle nella grande rastrelliera di legno all'ingresso sono già meno sciolto, e nel mezzo dell'operazione perdo l'equilibrio mettendo un piede scalzo nella parte sbagliata provocando il risolino compassionevole di un anziano giapponese che stà entrando vicino a me. Vabbè...tirem innanz si dice a Milano.

Siamo insieme io ed Andrea che si è definitavamente ripreso dal malanno che lo aveva colpito la settimana scorsa ( aggravato da un sabato ed una domenica passata a girare per templi con il M° Hatakeyama, esperienza semi-comica ed iper-stancante di cui parlerò..."apres"). Lo ribadisco, sono contento di iniziare questa esperienza con lui, avere la possibilità di discutere insieme quello che vedo è una fortuna, tra due giorni lui partirà ed io sarò, aikidoisticamente parlando, solo, giacchè le mie capacità di comprensione del giapponese si possono riassumere così al momento: nada de niente de nagott.
La lezione con il M° Kobayashi inizia molto bene, presenta la tecnica molto lentamente, sembra si inizi sempre con un Kokyu-nage, e con molte ripetizioni. Mi trovo a praticare con un signore molto anziano, avrà almeno 70 anni che però mi sorprende per il vigore con cui pratica, gentile ma molto presente. A fianco vedo Andrea che pratica con robustissimo e determinato signore giapponese che ieri abbiamo visto praticare a 1000 all'ora con un aggressivo e scorbutico gaijin senza mollare un centimetro nonostante la differenza d'età e l'essere stato ampiamente sbatacchiato quà e là.








Andrea le dà...












































...e le prende,
ma il tutto in armonia s'intende :-)



L'anziano aikidoka mi aiuta molto. Sottolinea con precisione come il suo braccio che io gli afferro in katatedori entri con decisione in direzione del mio centro per poi creare quell'instabilità che gli permette di proiettarmi con facilità. Inaspettatamente Kobayashi fà una cosa che non mi aspettavo, dopo avere mostrato ancora lo stesso kokyu-nage con tenkan chiede di cambiare partner, peccato! mi ero abituato all'idea di praticare con la stessa persona per un'ora intera. La lezione continua con uno schema che inizia a essermi familiare, kokyunage-ikkyo omote/ura-shihonage-kotegaeshi-iriminage eppoi kokyu-nage finale con mae-ukemi per scaricarsi. Anche nei giorni dopo ho notato che non vengono mostrate che poche tecniche, quasi tutte da katatetori o shomenuchi-awase ( spero sia giusto, mi han detto che non è proprio lo shomenuchi a cui siamo abituati noi, od almeno io, và caricato più in basso ed è più corto e meno evidente come gesto).
Kobayashi mi piace molto, ha uno stile molto compatto e chiaro negli spostamenti, soprattutto mi ha colpito come si portava la mano di uke davanti alla faccia in un ampio cerchio mentre mostrava kotegaeshi . Anche lui è molto basso...non è che bisogna essere nani per fare del buon aikido?










Mi sono trovato a praticare con una signora giapponese gonnata alta si e no 1.50 m sui 50 anni minimo, che sorridente mi ha preso il braccio appena iniziato per darmi l'opportunità di cominciare, ma poi al suo turno si è scatenata con una belva: m'ha sbatacchiato di quà e di là; è stato divertente, mai fidarsi delle apparenze qui.
Ad un certo punto il M° ha proposto shihonage in hanmi-antachi waza, e nonostante tutte le tecniche in ginocchio siano ostiche per noi principanti me la sono cavicchiata una volta ricordatomi come si deve fare il kaiten in suwari-waza.
Voglio poi dare un' immagine che mi ha colpito per la sua bellezza: Kobayashi, che pratica con gli occhi sempre chiusi, stava chiudendo nikkyo su di un uke donna quando, suda pure lui come una bestia, gli è caduta un enorme goccia di sudore pronta a finire sulla nuca di uke e....sempre ad occhi chiusi ha messo lesto la mano con il palmo in sù per raccoglierla al volo. Non so perchè ma questa immagine mi ha colpito.
Ed anche oggi è andata. Le vesciche sui piedi peggiorano, ma me ne sono fatto una ragione oramai, è uno degli scotti da pagare per praticare in questo benedetto 3° piano.




Inaspettatamente in pizzeria…

…abbiamo fatto un incontro veramente interessante. Siamo andati in una pizzeria con degli amici italiani ed una coppia di giapponesi che parlavano italiano molto bene ( lui si fa chiamare “Gennaro” ha vissuto a Napoli ed insegna italiano all’Università qui). Ci era stato detto che la pizzeria apparteneva ad un italiano, Carmine Cozzolino, che vive da molto tempo in Giappone e possiede 7 od 8 ristoranti. Mi aspettavo un qualche tipo di emigrante,
orgoglioso del suo successo, nostalgico dell’Italia e forse un po’ noioso. Non avrei potuto sbagliarmi di più. Si è dimostrato una persona semplice, diretta e con una bella capacità di raccontare storie. Verso la fine della cena infatti Carmine è apparso ed ha iniziato a chiacchierare con noi del Giappone, dopodichè ha detto “ mi siedo un attimo perché è bello parlare italiano ogni tanto” e quell’attimo è durato più di un’ora, innaffiato da due superbe grappe (una era Sassicaia che persino un semi-astemio come me ha gradito) che ci ha offerto. Quando io ed Andrea gli abbiamo detto che eravamo qua per l’Aikido, ha iniziato a raccontarci la sua esperienza. Carmine è arrivato in Giappone per…l’Aikido naturalmente. Questo non me lo aspettavo proprio. E’ arrivato verso la fine degli anni ’70 quando l’hombu dojo non era certo quel porto internazionale che è adesso. Ci ha detto che veniva da Londra dove aveva praticato nel dojo dove aveva insegnato Chiba, ed appena entrato all’Hombu Dojo c’era…Chiba che gli ha chiesto “you must be Carmine”. Chiunque conosca anche solo un po’ la figura del M° Chiba sa che c’è da tremare anche se ti dicesse “Hello” tutto sorridente. Carmine ci ha detto che lui era già ben allenato, ma dopo quella lezione rientrando a casa ha seriamente pensato di mollare con l’Aikido. Tra i pochi che seguivano Chiba durante quella lezione c’erano anche il M° Numoto ed il M° Yamada…facile immaginare quale potesse essere il livello.


Carmine, io ed Andrea.

Fortunatamente Carmine non ha smesso di fare Aikido, anzi ha seguito il M° Chiba, tanto che quando il M° ha dovuto smettere di insegnare all’Hombu per la semplice ragione che quasi nessuno seguiva le sue lezioni e si è ritirato in un monastero, lui ed altri allievi andavano a trovarlo per farsi fare lezione ( nel prato !) e potergli pagare qualcosa per il suo sostentamento. Altri tempi. Carmine ha proseguito sino al 5° Dan , anche se adesso ci ha confessato che è da un po’ di tempo che non si allena, ma ha promesso che si farà vedere ad aprile. I suoi racconti sono stati molti di più ( come è fare da uke a Seigo Yamaguchi), e sono stati molto interessanti. Ci ha detto come quando Chiba entrava sul tatami l’atmosfera cambiava immediatamente, facendosi densa, sembrava quasi che si portasse dietro la tempesta. Sempre nel parlare di Chiba gli ho fatto alcune domande, poiché spesso mi era stato detto che tirasse la tecnica sempre al massimo e peggio per uke se non ce la faceva ( Erik Louw ne sa qualcosa); di fronte a questi racconti mi veniva spontanea una semplice obiezione: il M° accettava anche dei veri attacchi a fronte delle sue esecuzioni dure ? ( dubbio che ho spesso )…la risposta di Carmine è stata semplice: si. Ci ha detto che c’erano dei “cristoni” ( spesso americani) grandi e grossi che lo attaccavano a tutta forza per saggiarne le capacità, ma, a dire di Carmine, non avevano nessuna possibilità, semplicemente Chiba non concedeva aperture. Adesso il dubbio me lo sono tolto, almeno per Chiba, gli altri…chissà.
Una delle cose che mi è piaciuta di più è che nonostante la sua formazione aikidoistica sia stata così all’insegna di una pratica dura, Carmine non ne fa una bandiera e ha ripetuto spesso che Aikido è apertura del Ki verso l’altro, e che senza questa disponibilità non c’è Aikido. Ecco, per me che sono spesso sospettoso e critico di affermazioni sull’Aikido che siano troppo filosofiche e/o para-spirituali ( spesso provenienti da chi non mostra di vivere al massimo grado la fatica del tatami) è stato un piacere ascoltare una semplice affermazione di fede da chi è cresciuto con quello che molti, oggi, se lo sperimentassero di persona,sono sicuro, lo definerebbero il lato oscuro dell’Aikido.
Alla nostra domanda se avesse voglia di tornare in Italia ci ha fatto capire che nei prossimi anni potrebbe e ritornare, e ci ha anche detto che avrebbe voglia di insegnare. Se così sarà di certo farò una visita al suo Dojo.
Un inciso: mentre noi eravamo in aikidoistiche cose affaccendati il buon “Gennaro” è dovuto andare a casa con la moglie e la figlia…senza pagare il conto ! nomen omen si dice, no ?

[ ehi Gennà…se mi leggi non te la prendere, è uno scherzo…ma la prossima volta paghi tu :-) ]

M° Yasuno, come non capire niente e godere lo stesso.




Lunedi sono tornato all'Hombu Dojo con Andrea, abbiamo assistito alla lezione del M° Toriumi e poi ci siamo cambiati per la lezione del M° Yasuno. Come dice un italiano che vive qua da quasi 30 anni e che ha praticato a lungo con Chiba parlando del suo ingresso prima della lezione, l'atmosfera è subito cambiata. Yasuno è stato allievo di Yamaguchi e come mi hanno detto prima della lezione, terrorizzandomi, aveva fama di essere abbastanza duro tanto da averne "infortunati" alcuni anche se adesso sembra si sia calmato. Lo spero vivamente.
Dopo il riscaldamento la lezione entra subito nel vivo, Yasuno chiama il suo uke ed inizia farlo trottare...ma io non capisco assolutamente di quale tecnica stiamo parlando ! i suoi movimenti sembrano al limite del continuo disequilibrio, non sembra mai composto ma dà una grande sensazione di solidità e sicurezza.
Il mio partner è una ragazza francese nera (tissieriana di sicuro), anche lei con qualche dan sulla cintura, minuta ed energica. Sin dall'inizio mi dà del filo da torcere in termini di intensità, peserà non più di 50 Kg contro i miei bei 90. Si rialza come una molla ogni volta ed io esaurisco le mie 4 tecniche in un amen e sotto come uke. Passo la prima mezz'ora a cercare di capire cosa vuole dirmi nella pratica, rigorosamente senza parole va da sè, sino a che mi vengono in mente le lezioni fatte dal M° Dessì a Milano ed inizio ad utilizzare quelli che lui, seguendo Tissier, chiama "codici" e riesco a migliorare l'intesa con lei. Sguardo, contatto mantenuto sino dove possibile con Tori ad di là dell'efficacia della sua azione, ricerca continua della stabilità mentre si è sotto la pressione della tecnica, nello spirito del "cedere senza rinunciare"...ecco sembra più difficile spiegarlo che farlo, ma la pratica è migliorata.
Dalla parte del M° invece buio profondo per me. Nel mostrare le tecniche non fà MAI due volte
due volte la stessa cosa, ecco per chè sul forum di Aikido l'ho chiamato Aikido free-style, non era irrispettoso, solo ai miei occhi tutto questo è nuovo. La cosa che vedo è che la sua attenzione alla condizione "dinamica" del suo uke è continua e feroce, appena si apre lo spiraglio...baam ! uke vola.

Finalmente mostra quello che mi sembra iriminage da katatedori, sottolineando con il bokken le varie possibili entrate sull'attacco. A volte entra solo di un pelo e rimbalza via uke direttamente, o lo taglia kesagiri destabizzandolo per poi fare quello che vuole...niente che non avessi visto già prima, ma mai così !
Sull'iriminage faccio qualche prova, di pura imitazione, ma poi decido di lasciar stare e faccio la tecnica in modo semplice come la conosco, inutile mettersi a correre, sono qui per un corso principianti io :-)...poi Yasuno, tanto per non smentirsi, fà un bel labbrone livido al suo uke con il bokken.

La lezione finisce bene, a parte il fatto che la ragazza nella chiacchierata finale mi fà - Are you Russian ? - e che diamine ! qui nessuno, e dico nessuno, mi prende per italiano...quasi quasi mi offendo: americano, tedesco, russo, francese, mah...adesso esco e vado a prendermi una tinta per capelli testa di moro strong e vediamo un pò che succede.
Scherzi a parte, dopo la lezione sono andato da Andrea a chiedergli come gli era sembrata la lezione: si è divertito molto, mi ha detto di aver apprezzato il lavoro sul "prendere" il centro di Yasuno ( ah! era quello ) e di avere preso dalla lezione molti particolari interessanti per lui. Di fronte alle mie difficoltà mi ha detto che questa era una lezione sui principi e non sulle tecniche.
Bene così allora, mercoledì ci aspetta Endo Sensei...

sabato 24 marzo 2007

La prima lezione




Ci siamo.


Io e Rossana attraversiamo Tokyo di fretta sino all'Hombu, vado alla mia prima lezione, quella delle 15.00 con il M° Kuribayashi. Abbiamo appuntamento alle 14.30 con il mio Insegnante , Andrea Re d'ora in poi Andrea, che si trova in Giappone anche lui per visitare il M° Goro Hatakeyama, Katori Shinto Ryu, e praticare Aikido all'Hombu. La concomitanza della sua presenza è casuale avendo deciso questo viaggio molto tempo fa, noi invece dopo essere stati accettati all'Academy abbiamo dovuto lasciare di fretta l'economicissimo, spaziosissimo e meraviglioso posto dove stavamo a Bali per precipitarci a trovare na sistemazione a Tokyo. Comunque sono contento che ci sarà anche lui. E infatti non c'è. Mi registro e lo aspetto fino alle 3 meno 10. Niente. Non voglio fare tardi per cui pazienza, e mi fiondo al 3° piano per cambiarmi. Mi fiondo e mi sfiondo immediatamente perchè al 3° piano non c'è nessuno ! panico...che abbia sbagliato tutto ?
Ridiscendo e chiedo dov'è il 3° piano...ma al secondo naturalmente ! poi mi hanno spiegato che i giapponesi considerano già 1° piano il pianterreno. Ora ci sono ! mi fiondo nello spogliatoio, dove regna un'atmosferina sul glaciale silenzioso, cerco un armadietto per cambiarmi e...mi sfiondo ( stà diventando un abitudine questa !) fuori dallo spogliatoio, senza una moneta da 100 yen niente armadietto. Trovata la moneta finalmente mi rifiondo a cambiarmi, saranno le 14.58, e bello cambiato esco da dove sono entrato, errore madornale ! infatti vedo una ragazza entrare nel dojo e salutare e faccio lo stesso ma appena messo in seiza in fondo alla classe mi si avvicina un gonnato, occidentale, che mi dice con fare ieratico che da dove sono entrato io entrano solo le donne ed i Sensei. E che caspita...capirete che quando la lezione inizia sono già stremato.

( la faccia sofferente dice tutto)


Comunque, il M° Kuribayashi mostra una tecnica, un kokyu-nage da katatedori e cominciamo. Un giapponese con qualche dan sui 45 anni mi sceglie lui e mi toglie dall'imbarazzo. La pratica va bene, non ho neanche il tempo di emozionarmi in effetti, il mio partner è paziente e inizio a divertirmi.


Il Giapponese suda come una fontana e quasi mi supera, sono un famoso 9° Dan di Sweat-Aikido, ma grazie a Dio mi funziona almeno una cosa nella giornata, il mini asciugamano che mi sono portato e che tengo nel keikogi mi salva. La prima cosa che mi colpisce è l'intensità della pratica, quello che io volevo e cercavo. Si pratica in silenzio, 4 volte per uno, e non ci sono interruzioni. A terra e hop ! in piedi subito ad attaccare, dò qualche occhiata in giro e vedo che quello è il ritmo generale, si usa meno forza e velocità nella tecnica singola per cercare invece più precisione e fluidità su tutta la sessione. Poi questo fatto di praticare con un solo partner per un'ora intera è veramente efficace. Chiunque ti trovi davanti, capace o incapace, antipatico o scorbutico, non ha importanza devi fare lo sforzo di armonizzarti con lui, per la semplice ragione che se non lo fai rischi di buttare nel cesso un'ora di pratica. Non avere scelte a volte è molto educativo credo.
Va tutto bene sino a quando non inizio a notare delle macchiette di sangue sparse per tutta l'area dove stiamo praticando. Da dove arrivano ? entrambi ci scrutiamo le mani e le braccia, ma non c'è niente poi mi guardi i piedi...azz, si sono aperte sul collo e la caviglia di entrambi i piedi delle forti abrasioni. Ci mancava questa, mi ritiro in seiza fuori dal tatami ed il mio partner fà lo stesso. Gli indico le macchie e cerco di spiegare che non ho assolutamente nessuna intenzione di sporcare quell'immacolato tatami. Lui mi guarda e fà ( con una perfidia che capirò solo qualche giorno dopo ) - No problem, after they clean - ah vabbè se è così andiamo avanti. La lezione finisce con Kokyu-o, ed il M° Kuribayashi viene a farmi vedere come fare. L'unica cosa che capisco è che mi sposta senza nessun apparente sforzo. Poi il mio partner si porta la mano verso hara e mi indica di spostare quello in avanti senza pensare alla braccia. Bello comunque.

Finalmente la lezione finisce, sono stremato ( a parte tutto un'ora a questi ritmi è tanto, almeno per me) ma contento e vado a testare le famose docce ghiacciate dell'Hombu....lo sono veramente !!!

Due parole sulle foto: farle è stata un'improvvisazione del momento, due giorni dopo però lo stesso M°Kuribayashi è andato da Rossana ( che non pratica adesso aspetta l'inizio dell'Academy) a chiederle se aveva il permesso. Da lì in poi abbiamo mollato immediatamente il colpo, non ne vale la pena, anche se il luogo è molto bello e mi sarebbe piaciuto avere qualche immagine del M° Endo. Ma tant'è...

Gambatte ne

giovedì 22 marzo 2007

Aikido Academy, diario di un'iscrizione tormentata.

Aikido Academy, ovvero quanta fatica costano le chimere.

Ad essere sincero quando ho deciso di venire in Giappone all'Honbu Dojo, circa 8 mesi fà, non sapevo esattamente cosa avrei potuto fare una volta arrivatoci. Ho iniziato a sfruculiare il sito dell'Aikikai del Giappone per caso mi sono imbattuto nella descrizione dell'Aikido Academy. Viene presentato come un corso continuativo di 5 mesi, tenuto sempre dagli stessi insegnanti diviso per fasce di competenza, principianti sino al 3° Kyu, intermedio sino allo 1° ed avanzato dallo shodan in poi. Nel presentare il corso L'Aikikai si premura di precisare che non è un corso intensivo speciale, nè che dia particolari garanzie di passaggio degli esami dei rispettivi gradi. Lì per lì quello che mi aveva colpito della presentazione era l'affermazione che questo corso era l'unico riconosciuto dalle Autorità Giapponesi. Sapevo bene quali erano le difficoltà per avere un visto che non fosse quello turistico valido solo per 3 mesi. Dopo di che me ne sono dimenticato e non ci ho pensato più. Nel frattempo il fuoco l'avevo spostato su dove andare a vivere in Giappone, non avevo una grande voglia di venire a Tokyo ed ho valutato molte possibilità. Per ogni posto che trovavo cercavo immediatamente un dojo di Aikido dove potere praticare ed ho scoperto molte cose interessanti, come ad esempio che a Kyoto insegna una donna, 6° Dan che, caso più unico che raro, ma non casuale, è andata a studiare Aikido a...Parigi, da Tissier !
Fukuoka e Kuramae nell'isola meridionale del Kiushu dove la vita è più abbordabile ed il clima meno pestifero di quello di Tokyo, Kamakura sul mare ad un'ora di treno da Tokyo dove però si può fare il surf e la città è graziosa e turistica, la prefettura di Ibaraki per studiare alla branch, brutta parola per indicare un dojo, dell'Hombu Dojo ad Iwama ( che come città non esiste più dal 2006 !...si è fusa con un altra citta ed ha preso il nome di kasama city credo, strane abitudini nipponiche) presso l'Aiki Jinjia, luogo di un ragionevole culto per chi ama l'Aikido.
Insomma non mi sono certo fossilizzato sull'Honbu Dojo, la mia idea era di apprendere l'Aikido in Giappone cercando di farmi delle basi solide e portarmi a casa un pezzettino dello spirito del posto dove lo stesso è nato.
Poi è arrivato lo stage di Dicembre a Torino con Tissier. E' stata una bella esperienza, ma mi sono sentito un imbranato totale in quella giornata. La figura del M° Tissier è secondo me di una cristallinità e limpidezza didattica da ammirare, e mentre mesto tornavo a Milano riflettendo su quanto pochissimo sapessi di quel poco che sapevo mi è tornato in mente l'Aikido Academy. Ho deciso che avrei fatto il corso principianti e avrei fatto di tutto per darmi delle basi semplici e solide. L'idea di passare ore a fare "semplicemente" tenkan, kaiten, irimi-tenkan, ukemi avanti e indrè non mi spaventava per niente. M'è venuta voglia di cominciare da zero.
E ora ? non manca che iscriversi, no ? ....NO e poi NO. Qello che manca è un'amica/o giapponese di buonissima volontà e pazienza che TELEFONI e SCRIVA alla segreteria dell'Aikikai Japan, altrimenti ciccia. In sostanza sulla pagina in inglese dedicata all'Academy c'è cortesemente scritto di compilare il form e di sottoporlo alla segreteria entro una data etc etc. Ma il povero tapino extra-giapponese dove lo trova questo modulo ?...ma alla segreteria dell'Honbu al 17-18 di Wakamatsu Cho, Shinjuku-ku Tokyo ! più semplice di così, ci si fionda a Tokyo, si ritira il form e dopo averlo consegnato compilato si ritorna a a casa in trepida attesa del responso. Vabbè...grazie a Dio avevamo un'amica giapponese ( la faranno santa ) che ci ha fatto tutto, compilando tutti i moduli, rigorosamente in giapponese, e telefonando parecchie volte in segreteria.
L'approccio potrebbe anche essere giusto, se veramente hai voglia di fare Aikido all'Hombu vieni a Tokyo e datti da fare, ma è anche ragionevole dire che non tutti possono, fuori del Giappone, possono scommettere così al buio e senza informazioni ( tra l'altro prima di farmi aiutare dall'amica giapponese avevo mandato un email in inglese...mai vista la risposta ),
Ora è fatta e speriamo che almeno uno degli 8000 Kami che girano per il Giappone ce la mandi buona ;-)

mercoledì 21 marzo 2007

Aikido cosa

Cominciamo dal titolo: "Aikido cosa ?" è la traduzione dell'espressione che la mia vicina ha usato quando le ho comunicato che sarei andato per 6 mesi in Giappone a studiare un arte marziale chiamata Aikido; l'espressione era, più o meno, " Cus'è che l'è l'Aikido ? "
Travolto dal milanesissimo accento e dallo scetticismo evidente sul suo viso ho glissato e le ho chiesto se poteva bagnarmi le piante per questo periodo.
Mi ha risposto - Ghe n'é no de problema per i piant, ma capissi no perchè te devet andàa inscì luntan, te podevet no studià quel kido lì chi in Italia ? -
Ecco si deve un certo rispetto alla disponibilità di una persona che accetta di prendersi cura delle tue piante per così tanto tempo, e probabilmente molto meglio di quanto tu lo sappia fare, quindi l'ho semplicemente salutata e ringraziata e sono tornato tra le mie mura a fare le valige.

Ma a questa domanda dovevo una risposta. Ed è una risposta semplice: sì potevo continuare a praticare Aikido in Italia, di ottimi Insegnanti ce ne sono e se uno ha passione e voglia di imparare le occasioni si trovano per crescere.

Quindi perchè il Giappone ?

Non avevo particolari fantasie e/o illusioni su questo paese prima di partire e adesso che scrivo sono a Tokyo da 5 giorni e ne ho già fin sopra i capelli di molte cose e spero presto di potermi trasferire in periferia perchè la città già non la reggo più ( ma di Tokyo e di vita giapponese più in là, ora è troppo presto). Recentemente avevo letto sul sito Aikido Journal un articolo che più o meno così suonava così: " Pellegrinaggio in Giappone " dove erano evidenziati i grandi pericoli che corre un occidentale che si trasferisca in Giappone per studiare Arti Marziali. Pericoli legati all'enorme di carico di attese che si possono nutrire verso questo paese, i Maestri che vi insegnano, le scoperte "strabilianti " che ci si immagina di fare, e le grandi possibilità di migliorare le proprie "capacità". Spesso, affermava l'autore dell'articolo, l'incontro con una realtà moooolto più prosaica di quanto ci si possa immaginare crea un tale sconforto nel pellegrino che dopo poco tempo si ritrova all'aeroporto pronto a tornare a casa.
Onestamente io mi sento immune da tali fantasie, ed ho tergiversato moltissimo prima di decidere di partire, temevo la mancanza di conoscenza della lingua, un sistema ed un "atmosfera" didattica dell'Aikido diversa da quello a cui ero abituato, e non ultimo per il mio non più giovane fisico.
Sono venuto in Giappone perchè la passione per l'aikido mi ha travolto un paio di anni fà e volevo fare un esperienza di pratica il più intensa possibile nel luogo forse più importante e simbolico di questa Arte Marziale. Se tutto va bene poi il mio obbiettivo/desiderio/, visto che cominciando così tardi (37 anni ) mica posso diventare un fenomeno internazionale, è quello un giorno di potere un giorno insegnare, mi piacerebbe moltissimo, un soggiorno in Giappone può fare un pò curriculum per dirla in termini terra terra ( azz quanto costa ammettere le proprie vanità/debolezze in pubblico)

Quindi eccomi qui a Tokyo, stanco morto dopo un giorno di treno passato per andare a visitare il tempio di Kashima, ad iniziare un blog, che ho sempre detestato preferendo i forum, promettendo di utilizzarlo solo per dare informazioni e testimonianze di quello che vedrò in questi mesi all'Honbu Dojo e sperando di rendere anche un piccolo servizio a chi è interessato all'Aikido. Da qesti mesi mi aspetto moltissima frustrazione, qualche soddisfazione, molto sudore e, se va bene, qualche piccola illuminazione quà e là


Gambatte ne !

(una cosa tipo "forza e coraggio" se ho capito bene)