lunedì 26 novembre 2007

Micro-guida al pianeta hombu per aikidoka intergalattici.

Un po’ ci ho pensato se valeva veramente la pena di scrivere questa semi-seria guida all’Hombu, più esperti potrebbero farlo meglio, non contando che, in veste d’inesperto, chissà quali castronerie potrei scrivere ed essere pubblicamente, non mi viene il termine…sputtanato, forse ?
Quando ho deciso di scrivere il blog sulla mia esperienza all’Hombu la motivazione è stata molto semplice: un blog del genere non l’avevo trovato quando cercavo informazioni per preparare il mio viaggio in Giappone, ne avevo trovato uno simile di un americano che aveva raccontato la sua esperienza di principiante d’Aikido, ma non era la stessa cosa, la persona in questione era venuta a Tokyo per lavoro e dopo aveva deciso di provare praticare Aikido, quindi con un punto di vista troppo “vergine” per la mia fame d’informazioni. Tra l’altro dopo la mia esperienza posso dire che molte cose non sono esatte, o, perlomeno, non sono esattamente ritratte per come io ho le ho viste.
Lo stesso vale per questa micro-guida, l’avrei letta in un fiato se l’avessi trovata in Rete; perciò alla fine scrivo qualcosa che avrei voluto che qualcun altro avesse scritto.
Un’avvertenza: se siete di quelli che stanno pianificando un viaggio a Tokyo per praticare Aikido, e, ulteriormente, siete anche di quelli che le cose le vogliono scoprire da soli, un tipo di persone che ammiro ma che non mi assomiglia punto, allora non continuate la lettura, vi brucereste il piacere di fare da soli, appunto. Per tutti gli altri, buona lettura.
Una seconda avvertenza, vi siete già stufati immagino, per non essere ingiusto verso il posto e le persone che lo animano, dovrò giocoforza incrociare due punti di vista differenti, fare un po’ di flash-forward, il contrario del flash-back: la distanza tra il modo in cui ho visto/giudicato la prima volta le cose e come le vedo ora a volte è così grande che sarei ingiusto a riportarne solo uno dei due.
Da dove si comincia ? ma dall’ingresso e dalla reception naturalmente ! do per scontato che una volta letto l’indirizzo dell’ Hombu Dojo, d’ora in poi solo HD, sul sito web siate stati capaci di raggiungerlo con un po’ di pazienza e mappa del metro di Tokyo in mano, se così non fosse stato…direi che forse è il caso di rivedere le vostre priorità di apprendimento prima di affrontare la pratica dell’Aikido.
Arrivata in loco ci si trova davanti ad un edificio che assomiglia più al quartiere generale di una fabbrica di tessuti del comasco più che al centro mondiale dell’Aikido, ma non deprimetevi, una volta cominciato a praticare con un filo di regolarità vedrete che incomincerete inopinatamente ad amarlo quel casermone grigio a 3 piani( 4 per i giapponesi, ma di questo parleremo dopo).

giovedì 27 settembre 2007

La vera natura della hombu dojo...

io non ve la posso dire ;-) 6 mesi sono niente in Giappone, come mi è stato detto più volte il minimo per "iniziare" a capire sono 3 anni, ed io non me li posso permettere. Però posso riportare quello che ho visto e sentito.

Non ho girato tutti i dojo nel mondo per cui non posso essere sicuro al 100% di quello che dico, ma credo che l'Hombu, inteso come comunità di praticanti, edificio, tatami ed infine i Sensei, sia un posto unico per chi ama praticare l'Aikido. Non è che si respiri un'aria particolare, all'inizio sembra tutto sin troppo ovvio e banale, e non è neanche che i praticanti siano il massimo che si possa trovare molto spesso, ma...ma la concentrazione e continuità di allenamento che questi tatami hanno visto e vedono a mio avviso danno qualcosa di invisibile ma in qualche modo tangibile al praticante. Ci vuole del tempo però per apprezzarlo, non basta una visita di poche settimane ahimè. Senza fare troppa filosofia, ed utilizzando esperienze che altri hanno fatto, non io, si può dire che il lato OMOTE dell'Hombu Dojo è facilmente raggiungibile, quello URA un po' meno. E questa questione dell'URA e dell'OMOTE sembra essere caratteristica di tutta la vita giapponese non solo dell'Aikido.

Ed a me cosa rimane nel gi dopo questo periodo ?


giovedì 23 agosto 2007

Fine dell' Aikido Academy e breve introduzione a Yokota Sensei.





Ieri sera è finito il nostro corso dell'Aikido Academy, ed è finito anche l'uso di questa denominazione visto che all'Hombu già annunciano il prossimo corso come Aikido Gakko ( Scuola d'Aikido), chissà che in questa decisione non c'entriamo anch'io, Rossana e Davide : ) ... scherzi a a parte non so come interpretare la decisione di chiamare il corso "Gakko" e non più Academy, ed infatti non lo farò.
Abbiamo fatto i nostri esamini con il M° Kanazawa mentre purtroppo Seki Sensei non c'era, via per uno dei tantissimi stage che sta facendo all'estero, e lunedì ci sarà la consegna del diploma dalle mani del Doshu. Al di là dell'esito dell'esame in posso iniziare a fare un bilancio dell'esperienza che abbiamo fatto in questo corso, bilancio che non ha a che fare però con l'esperienza fatta nelle classi regolari, di quello che ho imparato, o creduto di imparare, al 2° ed al 3° piano; quel bilancio lo farò prima di chiudere il blog e lasciare il Giappone, e manca ancora qualcosa più di un mese.

Come tutti i bilanci che non siano truccati o falsi anche questo ha i suoi attivi e passivi, le sue luci ed ombre. Il primo punto è la didattica, ed a riguardo ciò che mi ha spiegato uno esperto di insegnamento in Giappone poco tempo fa è stato illuminante, testualmente: " In Giappone l'onere della comprensione è tutto a carico dello studente". L'Academy ( beginner) è un corso per principianti sì, ma inteso alla giapponese. La ricerca di una preparazione esaustiva, come pure la voglia di fissare alcuni punti tecnici di base, sognando forse che in Giappone avrei potuto trovare le "basi" ortodosse dell'Aikido, sono andate deluse. Dal punto di vista meramente tecnico sento di saperne meno di quando sono partito. Nel mio primo anno di Aikido nel mio dojo ( che è uno qualsiasi rispetto al mondo ) ho imparato molte più cose, in 5 mesi non ho fatto neanche un ushiro-ukemi ( a proposito qui la fanno pochissimo in ogni caso) un mae-ukemi, di shikko o suwari-waza neanche a parlarne, kotegaeshi è stato introdotto solo l'ultimo mese di pratica: insomma se fossi stato un principiante assoluto avrei avuto non pochi problemi a racappezzarmici. Valga per tutti l'esempio del nostro amico Davide che vivendo a Tokyo è venuto a fare Aikido senza sapere nulla prima di entrare sul tatami del 4° piano il primo giorno di corso: se non ci fossi stato io a passargli tutte le cose che sapevo avrebbe avuto grandissimi problemi a continuare, e nonostante ci si stato io (abbiamo quasi sempre praticato insieme in questi mesi..si sa i gigantoni gajin non li vuole nessuno) ieri dopo l'esame mi diceva che non sapeva bene adesso come affrontare la pratica nei corsi regolari senza qualcuno che gli desse qualche spiegazione...l'ho rassicurato che ci sarà sempre qualcuno che sarà pronto a dargli spiegazioni. Altra nota dolente è stata la presenza di diversi Sensei oltre a Kanazawa e Seki, che spesso hanno mostrato modi differenti, agli occhi di un principiante va da , di eseguire le tecniche, argomento che di cui ho scritto nel post " Ma che Ikkyo fai ?". Ma il punto è proprio questo, l'assunto di fondo di questa didattica giapponese è diverso da quella occidentale. Al di là dei diversi talenti che apprenderanno in modo più o meno rapido e più o meno bene, cosa che accade ovunque, mi sembra di poter dire che l'insegnare in Occidente è "democratico" nel senso che ha come scopo di fornire a tutti indistintamente i mezzi per capire e, almeno in teoria, si propone di far progredire ogni studente allo stesso livello minimo condiviso. Al contrario in Giappone mi sembra che si lasci tutto all'iniziativa dello studente, se ne vuoi sapere di più devi chiedere e darti da fare, perché non ti sarà dato tutto quello che ti serve, te lo dovrai guadagnare. Se poi posso dire di avere imparato qualche cosa all'academy è che...lo standard non esiste, bisogna osservare tutte le variazioni che ti vengono proposte eppoi elaborarle personalmente, quindi ho smesso di angustiarmi per sapere "come" si fa ikkyo, ma faccio tutto quello che mi viene proposto e... que sera sera.
Il secondo punto è stato invece l'intensità della pratica, e qui il Giappone non ha rivali. All'Hombu, ed all'Academy ancora di più, si pratica e...si pratica, si pratica, si pratica. Il silenzio seppure non sia assoluto regna quasi sovrano durante la lezione, i tempi morti sono ridotti al minimo, e la ripetizione in quantità industriale è il mezzo primario di comprensione. Ci sono sì spiegazioni verbali, ma comparate a quelle a cui sono abituato sono nulla. Ecco, questa intensità mi ha soddisfatto, e già temo al mio ritorno in Italia di essere bollato come rompi#### quando cercherò di replicare lo stesso con i miei compagni di pratica.

In sintesi sono contento di questa esperienza, e come potrei non esserlo, ma probabilmente con il senno di poi, come sempre succede, non so se rifarei questa scelta di venire all'Academy per principianti. Forse, ma questa è una mia personalissima opinione, se dovessi trovarmi nella scomoda posizione di consigliare qualcuno in merito azzarderei che dei tre corsi dell'Aikido Gakko quello su cui puntare è quello advanced, sia perché si rivolge a chi di Aikido ne ha già masticato un ma soprattutto per la stima immensa che ho per i due insegnanti che lo tengono, il M° Kobayashi ed il M° Osawa: didatticamente tra i migliori.

Ed ora:

Yokota Sensei !

Adesso che sono libero dagli impegni dell'Academy l'ultimo periodo lo voglio dedicare a fare tutte quelle classi che per una ragione o l'altra non sono riuscito a fare sinora. E stamane ho incominciato da Yokota Sensei. Il M° ha fama di tenere una classe molto tecnica ed ostica per i principianti oltre che di un certo spessore atletico. Ma stamane mi sono divertito: difficile è difficile, la sua velocità di esecuzione è notevolissima, ed i contenuti tecnici che propone sono di rilievo, ma il fatto che faccia spesso cambiare partner dà sempre la possibilità di trovare qualcuno che ne sa di più di te e possa darti una mano, tra l'altro sembra che alla sua classe vengano tutti, ma proprio tutti, i giovani uchideshi e giovani Maestri.

Abituato oramai da 5 mesi a lezioni beginner e regular dove vengono proposte poche, pochissime tecniche, e sempre quelle, frequentare la lezione di Yokota sensei è una piacevole sorpresa: in effetti mentre cercavo di combinare qualcosa con i miei partner ho pensato che per la prima volta mi è sembrato di assistere ad una lezione e/o stage in Italia, dove la varietà tecnica è sempre abbondante. La cosa più interessante, per me, della lezione è stata un'indicazione di Yokota Sensei sul ma-ai corretto da tenere in suwari-waza, ed in particolare per fare shomen-uchi ikkyo. All'inizio non capivo perchè invitasse l'uchideshi suo uke a sferrargli un calcio frontale dalla posizione di suwari-waza, poi dopo che ha segnato una immaginaria linea sul tatami e ci si è messo dietro rispetto all'uke ( unito al fatto di aver colto nel discorso la parola ma-ai) la cosa mi si è chiarita, anche grazie alla conferma del mio partner giapponese. Di più: lo sferrare il calcio frontale lo ha poi fatto Yokota stesso, invitandonci ad entrare con il primo passo sull'attacco con gamba e braccio insieme oltre che sottolineare molte volte, toccandosi la pancia, che il sollevarsi dalla posizione di attesa di tori non è verso l'alto, ma verso l'alto "in avanti". Questa parte della lezione è venuta dopo che il resto del tempo il M° Yokota ci ha fatto lavorare sull'entrare sull'attacco di shomen-uchi in diversi modi per eseguire kokyu-nage, e soprattutto ci ha invitato ad usare un movimento di entrata che, per la mia poca esperienza di Katori, si chiama ukenagashi, entrando quindi dentro l'attacco con un movimento che ricorda la ricezione di un colpo mantenendo il ken all'esterno del corpo puntato verso il basso per poi entrare e tagliare sul collo di uke. Ecco un kokyunage così non l'avevo mai visto, ed anche Nicola
dopo la lezione me lo ha confermato.


C'è stato anche un momento di vera comicità quando Yokota dopo aver portato a terra Suzuki Sensei con un kokyu-nage appunto, colto da improvviso raptus si è lasciato cadere a terra con il braccio del suo uke saldamente nelle sue mani e...
con un buffo sospiro ha chiuso con la classica leva del ju-jitsu che si vede spesso nei combattimenti di MMA, che data la mia ignoranza conosco solo con il nome inglese correntemente usato, armbar ( o armlock), e non quello originale giapponese. Vabbè, al di là del nome è stato un gesto così inaspettato e buffamente eseguito che ha prodotto una risata collettiva della classe.

martedì 7 agosto 2007

Facce da Hombu I : Gianfranco Scimone


Dogma: I sensei dell’Hombu non si intervistano, a meno di non essere Stanley Pranin o giù di lì. C è una questione gerarchica da rispettare, di quella gerarchia però che noi occidentali neanche ci immaginiamo chè non è una forma od insieme di regole/procedure ma piuttosto, qui in Giappone, un sentimento. Detto questo, io non ero molto interessato a intervistarli, dopo qualche mese passato all’Hombu quelli che più mi interessavano come figure erano i praticanti di lungo corso, quegli occidentali che per scelta di vita o d’Aikido si sono fermati in Giappone per lungo tempo; ero interessato alle storie di Hombu, e qui ne circolano, vere o no che siano, tantissime, ed anche ai come ed ai perché di questi aikidoka. Nella mia fantasia queste interviste le avevo chiamate Facce da Hombu. In questi mesi l’idea è rimasta tale, relegata nel limbo delle Buone Idee Ma…luogo che in qualche modo tutti abbiamo da qualche parte, e non ne ho fatto niente.


Poi un giorno parlandone con Gianfranco, che è un po' il decano degli italiani all'Hombu, pronti via abbiamo deciso di farla, un po’ per gioco un po’ per vedere come veniva. Via di seguito ho individuato alcune persone con le quali mi sarebbe piaciuto parlare, e ne abbiamo pianificate alcune. Se saranno interessanti o no il giudizio spetta a voi, a me basta premettere che non vado cercando “enormi rivelazioni all’ultimo secondo” sull’Aikido ma piuttosto piccoli dettagli, storie minime e ricordi ed impressioni di chi ha fatto dell’Hombu Dojo e dell’Aikido la propria casa. Ci incontriamo con Gianfranco su di una terrazza di un ristorante dall’italianissimo nome di “Napulè” a Roppongi, dove appunto, nonostante un’improbabile, sulla carta, gestione nippo-brasiliana, il pranzo è stato degnissimo e piacevole. E dopo avere scolato dell’ottimo vino abbiamo cominciato…insieme a me c’era il M° Cardia di Milano, da qui in poi Emilio, e Rossana e sua sorella che però al solo profilarsi di un’altra chiacchierata d’ Aikido se la sono filata alla chetichella a fare siòpping.



Allora G. come sei arrivato in Giappone la prima volta?

G:…in aereo credo ( risata)

Vabbè…

G: No scusa, sono arrivato nel 1978, un amico mi aveva detto che c’era la possibilità di lavorare qui e sono venuto, un’avventura insomma venendo dalla Sicilia, allora il Giappone era molto diverso da oggi.

Quindi l’Aikido non c’entrava niente con la tua scelta ?

G: No. Di fatto, ho cominciato 2 anni dopo ad Osaka dove ero andato per fuggire dal caos di Tokyo in cerca di un altro Giappone.

E come hai cominciato, ma soprattutto dove …

G: ad un certo punto mi è venuta voglia di cominciare a fare una di queste arti marziali giapponesi, ma allora non era come oggi, non c’erano grandi possibilità di avere informazioni per cui sono andato in alcuni dojo di Karate, Judo a vedere un po’ com’era sino a che non sono capitato in uno di Aikido, che a differenza delle altre era un AM che non conoscevo assolutamente. Sono rimasto affascinato da quello che ho visto ed ho deciso di cominciare.

Chi era il dojo-cho ?

G: me lo vuoi proprio far dire, eh ?

Si

G: Steven Segal

Tombola. Devo dirti che a me personalmente della figura di SS non interessa nulla e non ha contribuito per niente alla mia scelta di fare Aikido, ma un po’ curioso lo sono, dai racconta…

G: Bè, adesso con il senno di poi posso dirti che era un Aikido molto duro. Sono rimasto al Dojo di SS per due anni ma devo dirti che quando poi sono ritornato in Italia non ho continuato nella pratica, credo soprattutto perché pur essendomi rimasto intatto l’interesse per l’Aikido non mi sono portato niente dentro di quell'esperienza, capisci ?

E SS ? te lo devo proprio tirare fuori con la tenaglia il gossip

G:Ma…io l’ho conosciuto bene, era una persona tranquilla e educata, sul tatami si dimostrava già un originale, spesso non metteva neanche il gi e l’hakama, lasciava che gli altri deshi tenessero la lezione e se stava in disparte in jeans e maglietta. Interveniva ogni tanto per fare delle correzioni. Ma si assentava spesso, andava in California dove stava cercando di entrare nel mondo del cinema dalla porta di servizio mandando suoi allievi a tenere corsi per i body-guard delle personalità di Hollywood. Vedi, nonostante gestisse il dojo con la moglie non è che di soldi ne avesse moltissimi, spesso ero io a doverlo portare fuori a mangiare, poi credo che sua moglie gli abbia detto che lavoravo nella moda ed allora ha cominciato ad aprirsi di più. Aveva le idee chiare, voleva andare a Hollywood e fare un film sul “Bushido” e come vedi in parte c’è riuscito. Di storie inventate raccontava moltissime credo , ci teneva a creare un alone di mistero attorno a sé ( in un libro io ho letto che diceva di essere stato un agente Cia ! Ndr)…sai conosco bene la moglie e me ne ha raccontate tante.

Però mannaggia mannaggia…

Mannaggia cosa ?

G: se gli fossi stato vicino…a quest’ora sarei sistemato a Hollywood ( risata )

E dopo Osaka ?

G: Ho lasciato il Giappone e ci sono ritornato nel 1995. L’Aikido l’avevo dimenticato, ma poi ho cominciato a praticare all’Hombu Dojo e le cose sono cambiate. Vedi, entrando all’Hombu ho respirato un’aria completamente diversa, c’era una bell'energia..

Te la ricordi la prima lezione ?

G:Come no ! sono andato alla lezione di Miyamoto Sensei per principianti al 2° piano e siccome avevo lasciato il mio di gi di Aikido in Italia me ne sono fatto prestare uno di Karate. Appena il Sensei mi vede viene da me, ed allora era più duro di adesso, e mi dice secco “ Nani kore ?” ( e questo cos’è ?) insomma un bell’inizio.

E come era Miyamoto allora ?

G: Con i principianti come oggi, gentile e disponibile ma su al 3° piano erano schiaffi che volavano, anche oggi ogni tanto, ma non come allora. Però a ripensarci la sua parola d’ordine è sempre stata “Relax, relax” . Ho praticato per 4 anni poi mi son fermato per un po’ perché c’era qualcosa che non mi entrava dentro dell’Aikido. Dopo poco ho avuto un brutto incidente di moto e sono rimasto fermo un anno, non pensavo che sarei ritornato, poi un giorno mi sono detto proviamoci. Sono andato alla lezione del M° Kuribayashi al 2°, e lui dopo avere salutato la classe mi guardato e mi ha detto "okaerinasai" vedi, questa è l’espressione che si usa nelle case giapponesi per salutare il rientro di qualcuno della famiglia, mi sono emozionato e da allora non ho più smesso di praticare.

Mi racconti del tuo Shodan ?

G: Io ho continuato a portare la cintura bianca per parecchi anni, praticavo per il piacere della pratica e di esami non ne facevo, poi un giorno il M° Osawa mi si è avvicinato e mi ha detto toccandomi la cintura :” non sarebbe ora di cambiare il colore della cintura ?” lì per lì son rimasto sorpreso ed ho risposto “ Betsu betsu” che è un’espressione di incertezza. Per cui non se ne è fatto niente, poi un anno dopo il M° Sasaki mi ha detto che era ora di fare l’esame, io ho detto di no ma un sempai mi ha detto che se il M° dice che è il momento non puoi rifiutare e così l’ho fatto. Pensare che il primo incontro con il M° Osawa è stato disastroso.

Perché ?

G:Mentre facevamo kokyu-ho il mio partner, un vero #####, vedendo che Osawa si avvicinava si è raccomandato di stringergli fortissimo i polsi, io l’ho fatto ed il M° s’è incazzato di brutto. Ho scoperto poi che questa era proprio una cosa che non sopportava, sono dovuto andare giù a scusarmi dopo. Comunque il M° Osawa era già quella personalità che è adesso, aperto, maturo, un grande insegnante.

E che Dan hai adesso ?

G: III° , ma vedi, davvero a me non interessa il grado. Venire a praticare Aikido è…una forma di misogi, quando entro sul tatami mi lascio dietro tutto ciò che di negativo la vita mi può portare, è un momento di grande intensità.

Quali sono i maestri che più ti sono piaciuti in questi anni d’Hombu ?

G:In questo momento sto seguendo il M° Yasuno, prima non riuscivo a capirlo ma da tre anni a questa parte le cose iniziano a tornarmi e la sua impostazione mi piace molto, oltre a questi nonostante le apparenze apprezzo la sincerità dell’uomo, il suo essere molto diretto. Per il passato direi Arikawa Sensei e Sasaki Sensei.

Arikawa, davvero ? sembra fosse veramente molto duro e brutale…

G: Poteva esserlo in effetti, poteva essere spaventevole sul tatami. Ma non con me. La prima volta che sono andato alla sua classe, ero ancora cintura bianca, il mio partner, un suo allievo, ha letteralmente cominciato a picchiarmi, me la stavo vedendo veramente brutta quando ho visto Arikawa sensei attraversare il tatami in diagonale, cosa inusuale, e venire da noi. Ha preso il mio partner è gliene ha date tantissime poi mi ha chiamato a praticare ed è stato gentile e morbidissimo. Mi sono sentito protetto. Del M° Sasaki posso cominicare a parlare adesso e non smettere più. Oltre ad essere un Sensei dell’Hombu è un personaggio straordinario, sul tatami un istrione ma anche e soprattutto un pensatore. La prima volta che l’ho incontrato da cintura bianca stavo andando a cambiarmi dopo la lezione dei beginner e passando davanti all’entrata dei sensei del 3° ho guardato dentro e lui vedendomi mi ha fatto segno di entrare e mi ha fatto praticare, sino ad allora non avevo mai osato andare al 3° piano. Sai come Sasaki finiva le sue lezioni ? No Quando tutti erano in seiza per il saluto finale diceva “Akaraku nakereba aiki janai” (senza luce non ci può essere aiki) e...tutti gli allievi dovevano farsi una bella risata ( lo fa ancora, dopo l’intervista siamo andati a trovarlo nel suo dojo privato dove insegna ancora e la risata finale la fa ancora fare!). Un giorno mi ha chiesto di fare da interprete per uno yudansha americano e mi chiese di dirgli che “Aikido is sex” di fronte all’evidente imbarazzo di quest’ultimo si è messo a ridere dicendo che l’Aikido è "Awaseru" (unione) esattamente come il sesso ! senza quest’unione non c’è Aikido, ma qualcos’altro ( sempre durante la nostra visita Sasaki ha indicato gli attributi dicendo la parte maschile è una buona cosa, ma senza quella femminile insieme non si può ci può essere Aikido, non ci può essere incontro ma solo scontro N.d.R.)

E gli altri sensei ? Endo per esempio ?

G: Endo sensei è bravissimo, straordinario ed originale ( io posso dire che il fatto che sia una sorta di star è un giudizio unanime all’hombu N.d.R.). Ha un grande ego, e forse è questo che mi allontana un po’ dal suo insegnamento. Mi piace moltissimo Seki sensei invece, un grande insegnante, un uomo di grande semplicità e dalla forza spaventosa.

(Emilio) Ma in questi anni cosa è cambiato all’Hombu con la presenza di tanti occidentali ?

G: Si è perso un po’ disciplina nei comportamenti, ma forse è inevitabile data la distanza che c’è tra i giapponesi e gli occidentali in termini di attitudine. A me piaceva venire all’Hombu anche per ritrovare determinati atteggiamenti e comportamenti che mi ricordano il Giappone che ho conosciuto e che stanno progressivamente sparendo. Piuttosto in tema di occidentali che vengono all’Hombu c’è una cosa che mi dispiace molto.


(Emilio) Cosa ?

G: La mancanza di Italiani, e non intendo visitatori, di quelli ce ne sono sempre tanti, ma di gente che venga e si fermi a studiare Aikido per qualche anno. Ci sono comunità da tutto il mondo qui all’Hombu, americani, francesi e spagnoli, argentini e brasiliani, ma di italiani quasi nessuno. Ed è un peccato perché la chance che si ha di vedere così tanti Sensei in azione in un unico luogo è di un valore inestimabile, soprattutto per avere dopo la possibilità di riportare a casa tutto quello che si è imparato.

Non sono d’accordo, sono d’accordissimo. Senti e del Doshu che mi dici ?


Che ha davanti a sé un compito molto difficile nei prossimi anni nel cercare di guidare un mondo in grandissimo movimento ed espansione come quello dell’Aikido.

Ultima domanda marzulliana...tecnica preferita ? quella che proprio ti fa godere quando la chiamano...

G: Shihonage

Ma dimmi la verità, ma perchè continui a fare Aikido ?

Ma che domande! per diventare come Steven Segal, no ? ( risata)



domenica 29 luglio 2007

Shochu-geiko ed altre amenità...

E' arrivato il gran caldo a Tokyo ( anche se stamane sembra essersi calmato grazie a Dio) ed è arrivato puntuale con l'inizio dello shochu geiko. Lo sochu geiko, letteralmente allenamento estivo, consiste in dieci giorni continuativi d’allenamento che, se portati a termine, ti danno la possibilità di avere una sorta di menzione d'onore per la partecipazione. Inizia il 23 di Luglio d’ogni anno e finisce il 1 d’Agosto; io, preso dalle mie cose, non mi ero neanche accorto che fosse iniziato, e l'ho realizzato solo dopo la classe dell'Academy del Giovedì, quando Kanazawa ci ha esortato a farlo ed ad impegnarci al massimo. Sono stato fortunato, giacché oramai mi alleno tutti i giorni e quindi lo posso finire anche se adesso dopo 7 giorni di fila qualche problema inizio ad averlo. In effetti, avevo promesso di non parlare più dei miei problemi fisici, ma il risultato della risonanza magnetica che ho fatto al ginocchio dx mi ha un po' depresso: rottura del corno del menisco posteriore. O meglio credo sia questo perchè discutere con un dottore giapponese che non parla inglese ma solo francese, alla giapponese però, è un’avventura che non consiglio a nessuno. Per cui mi alleno tutti i giorni, ma mi muovo come se camminassi sulle uova, con la massima cautela. Spero veramente che un giorno tutta questa forzata attenzione che devo mettere nell'allenarmi mi ripaghi in qualche modo, chè è uno stress non indifferente. A volte poi, per qualche residuo di machismo credo, non voglio comunicare il mio stato al mio partner e/o sensei di turno e magari vado incontro a qualche rischio...l'unico a cui proprio non ho potuto fare a meno di dirlo è stato Kanazawa, il quale ha la sana abitudine, quando passa a farti "sentire" la tecnica di tirarti giù senza tanti complimenti, uomini donne e bambini compresi, perciò gli ho detto durante l'ultima lezione :" Sensei, isa wa itamimasu" ( maccheronicamente significa sensei mi fa male il ginocchio) è lui ha annuito, si è appena infortunato anche lui, e mi ha lasciato stare. Invece lunedì scorso è venuto Sakurai Sensei a sostituire Seki ed ad un certo punto, visto che mi conosce dalle sue lezioni beginner, mi ha chiesto di fargli yokomen e visto che lo tiravo decentemente mi ha chiamato fuori come uke, ed io non ho detto niente, ma si sa...come dice Al Pacino alla fine del film " L'avvocato del Diavolo": " la vanità è il peccato che preferisco"...e sono andato a farmi maltrattare un po'.


Una buona notizia è che oramai da due settimane è arrivato a Tokyo il M° Cardia di Milano ( da qui in poi Emilio) per il suo abituale mese di soggiorno estivo a Tokyo. Lo conosco oramai da due anni, andavo a praticare al suo dojo ancora da mukyu, per cui è una presenza gradita qui: di fatto, lo invito ogni due per tre a tradimento a casa nostra a mangiare ogni sorta di manicaretto ed in cambio lo subbisso di domande sull'Aikido, sull'Hombu e sui vari Sensei. Sarà per i manicaretti o per la pazienza ma è stato una fonte preziosa di spiegazioni, spiegazioni di cui sono naturalmente affamato dopo 4 mesi di lezioni in giapponese .

Ieri per la prima volta ci siamo allenati anche di Domenica, per lo schochu geiko appunto, ed abbiamo fatto lezione con Irie Sensei al 4° piano. Il carnaio era ai massimi livelli, in questi giorni l'Hombu è strapieno di praticanti, ma la lezione è stata interessantissima. Come forse ho detto in un altro post Irie sensei, pur essendo venuto in Italia al seguito di Tada, non è conosciutissimo ma, secondo me, brillante come tecnica e capacità d’insegnamento. E' stato allievo di Tada, ancora oggi tiene la classe dei bambini al suo dojo, ma adesso segue Yasuno Sensei, il lavoro del quale è uno dei più ostici per un principiante. Spesso dico che il M° Irie è una sorta di corso introduttivo a Yasuno. Vista la folla sul tatami ci ha fatto iniziare con del suwari-waza, ed io con la coda dell'occhio mentre praticavo ho visto Rossana ( è bravissima, lei oramai si allena 4/5 giorni la settimana e sta anche facendo il sochu geiko anche se sospetto che lo faccia solo per avere il "Tenugui" di rito) che aveva a che fare con uno scorbutico giovane yudansha: siccome Rossana si mette sempre in una situazione d’assoluta umiltà rispetto agli altri praticanti non è infrequente che chiunque si senta in dovere di fare il Sensei con lei, a parte naturalmente lodevoli eccezioni. I giapponesi in media sono degli ottimi praticanti in termini d’atteggiamento, sono tranquilli e concentrati quasi mai violenti, ma quando sono giovani tendono ad essere aggressivi, forse per insicurezza o timidezza, come a volere stabilire subito una gerarchia. E' sono, insieme ai vecchietti assassini, una categoria di praticanti pericolosi per la propria sicurezza. In più non funziona il fatto di rendersi disponibili alla loro esecuzione, più lo si è e più si prendono spazio. Non ho il ricordo di avere mai iniziato a praticare con alcuno con forza, ma ho sempre aspettato di capire chi avevo davanti. Ora faccio più semplicemente, li maltratto, oculatamente va da sè, per qualche minuto e dopo, paradossalmente, sembra che si rilassino e non è infrequente che poi si stabilisca un buon rapporto, al 2° piano me ne sono fatto di amici in questo modo. Ma... Domenica ero stanco e mi sono irritato, per cui al cambio di partner mi sono subito preso il giovane yudansha con me. Irie sensei ha iniziato a mostrare il lavoro su Ikkyo che fa Yasuno che è molto difficile da comprendere. Scordatevi di fare i vostri tre passi per portare a terra uke, in realtà tori in qualche modo entra nel centro di uke con il secondo passo ma non chiude subito la tecnica, lo mantiene in sospeso, in equilibrio, quasi ad ascoltare la sua reazione e, spesso ( osservazione banale da principiante ) non va in avanti ma fa girare uke con un kaiten o comunque con un movimento di aspirazione ( sarà giusto?) che gli toglie stabilità sino a portarlo a terra. Per fare questo però ci vuole la collaborazione di uke, il cui lavoro su ikkyo, per esempio, è diverso da quello per così dire tradizionale. Non deve andare a terra battendo con la mano e piegando il ginocchio avanzato come reazione all'entrata di tori, ma piuttosto cerca di mantenere l'equilibrio sulla gamba posteriore, cercando allo stesso tempo di mantenere un peso ed una "spinta" nei confronti di tori. In sostanza il lavoro di uke più che di attaccare sembra quello di fornire a Tori un vettore di forza continua sul quale lavorare. Lo si è visto ancora di più, quando Irie ha mostrato iriminage: quando è passato a mostrarmelo mi ha chiesto di continuare l'inerzia della mia entrata, quindi non semplicemente tirandomi giù lui, e mentre mi faceva girare è stato come se...mi allungasse sino a farmi perdere l'equilibrio. Il mio giovane yudansha non ne sapeva niente di quest’impostazione ed è stato divertentissimo (per quanto, ahimé, poco aiki) farlo annaspare e correggerlo sino a mettere a segno una vendetta perfetta: dopo 3 turni che lo tenevo con me è scappato via a gambe larghe :-)

Alla fine della lezione poi ho avuto la bella opportunità di vedere in azione due bravissimi occidentali che studiano con Yasuno e sono in Giappone da anni, Patricia ed Ivan. Hanno lavorato davanti ai miei occhi per una ventina di minuti, e pur non capendo molto di quello che facevano è stato un bello spettacolo. Ho avuto modo poi di vedere questo stesso tipo di lavoro in azione Sabato dopo la lezione di Osawa Sensei al 3° piano. Avevo chiesto a Gianfranco di presentarmi una persona di cui molti mi avevano parlato benissimo, un certo Hector, argentino in Giappone da più di trent'anni ed allievo di Yamaguchi Sensei ai tempi. Il mio amico Xavier mi aveva detto che lavorare con lui era come avere a che fare con una montagna. Quando ci siamo conosciuti negli spogliatoi mi sono trovato davanti quello che, ve lo giuro, poteva solo sembrare il più gentile ed innocuo dei pensionati. Sorridente, ma molto attento: gli avevo chiesto l'opportunità di intervistarlo sulla sua esperienza all'Hombu, ma aveva rifiutato gentilmente pur chiedendomi un po' di cose sulla mia esperienza in Aikido. Dopo la lezione ci siamo trovati io, lui, Emilio e Gianfranco a parlare e dopo un po' Hector ha invitato Gianfranco a fare un po' di ukemi dopo la lezione, si chiama atogeiko, e devo dire che il gentile pensionato dal fisico improbabile si è trasformato. Ha fatto volare Gianfranco a destra e sinistra letteralmente, spesso poi chiedendogli di mantenere il contatto come appunto si vede nei video di Yamaguchi, per cui pur essendo a terra Gianfranco Hector lo aspettava tenendo la mano sulla sua e quando Gian si rialzava lo riproiettava ancora. La cosa che mi ha colpito è che Hector non guardava nella direzione di Gianfranco, ma aveva lo sguardo come fosse perso nel vuoto, ed Emilio mi ha spiegato che si fa così per aumentare la sensibilità di tori verso uke, non fidando sullo sguardo per capire "cosa" stia succedendo in termini di forze in gioco ma cercando di "sentire" invece. Dopo questo spettacolo Hector e Gianfranco sono ritornati da noi ed Hector mi ha fatto qualche domanda, dopodichè mi ha invitato a fare atogeiko con lui, sulle prime ho detto di no pensando al mio ginocchio, ma dopo ho accettato pensando all'opportunità che avevo di sperimentare in prima persona quel lavoro. Bè...è stato interessantissimo.
Nelle pause tra un volo ed un altro, e che voli...almeno per il mio livello, mi è parso fantastico che non avvertissi nessuna tensione nella sua esecuzione. Non ho mai sentito di essere tirato o spinto o neanche squilibrato, ho più avuto la sensazione che la proiezione nascesse in modo spontaneo: non è facile da descrivere purtroppo, ma sono sicuro che se avessi fatto quei voli con qualcun altro mi sarei scantato non poco, come si dice in siciliano. Pedissequamente ho provato a mantenere il famoso contatto e quando finivo a terra cercavo di non staccarmi da lui, qualche volta ci sono riuscito altre volte altre volte no, ma quando è andata è stato bello vedere come a fronte del mio rialzarmi lui mi guidasse verso un'altra proiezione in modo molto naturale. A posteriori mentre lo ringraziavo ho pensato che pur non avendo capito molto ho iniziato a intravedere come possa essere la pratica ad un certo livello ed anche a confermare il mio personale sforzo quotidiano, non sempre adeguato, a non usare la forza per fare le tecniche: so che questo è un ricorrente quanto spesso disatteso mantra aikidoistico ( "non userò la forza,non userò la forza,non userò la forza") , ma, seriamente, a volte può essere veramente molto frustrante, come per iriminage per esempio, non usare la forza, mi sembra che uke abbia sempre ragione del mio sforzo e che non funzioni nulla, ma poi mi dico che se dovessi contare sulla forza entrerei in un gioco dove sarei sicuramente perdente sul lungo periodo. Staremo a vedere...

Un'anticipazione, il prossimo post sarà una piccola intervista e troverete un po' di storie di Hombu e, per gli appassionati e meri curiosi, qualche chicca su Steven Segal...




Gambatte ne !

venerdì 20 luglio 2007

Miyammmmmmotoooooo !



Proprio non c'è l'ho fatta a trovare in Rete una foto migliore di questa di Miyamoto Sensei, ed è un peccato, perché se c'è un Sensei altamente espressivo e comunicativo ( attoriale quasi) all'Hombu sicuramente questo è lui, sarà perchè viene dal Kyushu, l'isola più al Sud del Giappone, che vuol dire che è un...terrone giapponese ( c'è proprio l'espressione " uomo del Kyushu" in giapponese per indicarne l'attitudine più passionale e calda)

Il mio primo incontro con lui data oramai 3 mesi fa nelle sue lezioni per principianti delle 7 ( è l'unico che ne tiene 3 alla settimana per beginner) e da subito l'ho trovato simpatico. In effetti non è infrequente, mentre si attende l'arrivo del M° in seiza, che Miyamoto lo si "senta" prima di vederlo. Ricordo che appena entrato sul tatami è cominciata una lunghissima sequela di buffissimi sospiri e grugniti che accompagnavano ogni gesto, dall'inchinarsi per il saluto verso il Kamiza a gli esercizi di stretching come a, naturalmente, l'esecuzione delle tecniche. Fisicamente è piccolo e robusto, con i capelli grigi ed un sorriso spesso divertito, ed a volte beffardo. Mentre mi scaldavo mi domandavo " ma questo chi è ?"
Poi abbiamo cominciato a lavorare e, come immancabilmente fa nelle sue lezioni beginner, ha cominciato proponendo Morotedori Kokyunage, mi correggo, il suo Morotedori kokyunage. Da descrivere è veramente arduo, si parte dalla presa che deve essere tosta e precisa ( il M° appartiene alla scuola "stritolami il polso s'il vous-plait") dopodiché fa il suo tenkan, molto ampio, e va in basso, ma moooolto in basso, porta il braccio sino a terra e si china in modo inverosimile. Quindi inizia un balletto dove muove più volte su e giù il braccio facendo perno sul gomito osservando il comportamento di uke e quando è soddisfatto inizia ad alzarsi, sempre lentamente, sino a ritrovarsi in verticale; non è infrequente che aggiusti ( in effetti la schiaccia con decisione) la testa di uke sulla sua spalla con la mano libera, eppoi finalmente proietta.
Questo lavoro proprio non lo capivo, mi piaceva l'energia del M° ed il suo comportamento sul tatami ma il senso mi sfuggiva.
Poi ho smesso di andare al mattino da lui, i problemi fisici mi costringevano a centellinare le lezioni e l'ho sacrificato non capendolo. Col passare dei mesi mi giungevano storie di Miyamoto che menava di brutto al 3° piano e che rompeva gli uchideshi, in effetti uno di loro è stato fuori uso per parecchio tempo, lo vedevo in giro col braccio fasciato al collo, e tutto questo ha fatto sì che non mi venisse una grande voglia di andare a praticare da lui non tanto perché temessi che facesse male a me che sono un semplice 5° kyu, ma che chi andasse alle sue lezioni fosse, come dire, "manesco".

Bene, niente di vero.

Ho ricominciato a praticare da lui dalla fine di giugno sia alle lezioni al 2° che al 3° piano, e posso dire che ciò che ho visto e "sentito" personalmente mi dice che Miyamoto è uno straordinario istrione, che la sua "durezza" esiste sì ma è anche molto recitata, che la sua attenzione a non superare i limiti di uke c'è ed è consistente. Certo l'uchideshi l'ha rotto veramente, ma questo ci sta, il rapporto che i Sensei hanno con gli uchideshi è diverso da quello che hanno con gli altri praticanti, lì si tratta di forgiare quelli che forse un giorno diventeranno Shihan e dovranno insegnare e dimostrare Aikido in tutto il mondo e che quindi devono e possono essere "temprati" anche furia di mazzate. Per intenderci, ho visto il M° Yasuno stampare il bokken in faccia ad Irie Sensei con ben altro atteggiamento.

Il lavoro che fa al 2° piano è naturalmente diverso da quello che fa al 3° ma in termini di principi credo che sia lo stesso. Se dovessi riassumere, sempre per la mia limitata esperienza, Miyamoto in una parola direi "massugu" , che significa dritto. La presa o l'attacco devono essere dritti, e richiede la massima precisione in questo. Lunedì è passato da me a mostrarmi una tecnica in katatori, ma quando gli ho preso il gi all'altezza delle spalle mi ha fatto un segno di diniego secco, quindi mi ha chiesto di prendere il suo polso e di spingere, ma anche in questo caso non era contento della presa al polso. Finalmente dopo un lungo lavorio ho capito cosa voleva, prima essere preso al polso ma da sotto, con il mio palmo verso l'alto, e quindi dopo un po' che spingevo dovevo passare alla spalla mantenendo la stessa direzione e spinta. Solo allora, contento, al suono di "so so so", ha fatto la tecnica. Se una preparazione così poteva sembrarmi bizzarra qualche mese fa ora che sono rotto a tutto, scherzo naturalmente, la cosa inizia ad essere sensata. Il suo eseguire la tecnica al rallentatore, non è infrequente che dica "mada mada" (aspetta, aspetta) al suo uke, serve a far sentire in ogni istante dell'esecuzione le forze in gioco, percezione che a volte si perde nella dinamica di un'esecuzione veloce. Questa lentezza nel mostrare le tecniche lo differenzia dagli altri Sensei.

Nella lezione avanzati di Mercoledì ci ha proposto in questo senso un esercizio esemplare. Ci ha chiesto di portare shomen-uchi e di fermarsi all'incrocio delle braccia in posizione jodan, poi lentamente mantenendo la reciproca spinta di scendere in chudan, allora e solo allora tori doveva spingere proiettando uke all'indietro. Quando me l'ho ha mostrato la prima volta sono finito a gambe all'aria senza essere in grado di organizzare una caduta decente e lui ha riso ( ride spesso, a volte come un pazzo, anche da solo) ...la seconda ora di lezione me lo ha rifatto e stavolta sono riuscito a stare in piedi abbastanza da capire quello che voleva trasmettere. Infatti questo esercizio lo ha mostrato come propedeutico all'esecuzione di shomen-uchi ikkyo, dove ai suoi uke, se si accorgeva che il loro attacco non era dritto, regalava proiezioni improvvise e schiaffazzi sulla faccia, niente di veramente violento comunque. A riprova di ciò devo dare una testimonianza personale, durante la seconda ora di pratica mi è capitato uno dei vecchietti assassini di cui ho già più volte parlato, e la nostra pratica non era molto "armoniosa" ( diciamo proprio che mi stava sulle ***) quando improvvisamente, dal nulla, è sbucato Miyamoto che mi ha messo le mani sulle spalle e sorridendo mi ha detto "relax, relax" ;-)

Quindi questo lavoro così lento, che sottolinea moltissimo la qualità dell'attacco in termini di direzione e forza, ha reso meno incomprensibili quegli interminabili istanti i cui Miyamoto sembra scornarsi con l'uke in un gioco di spinta e rilascio prima dell'esecuzione. Adesso che l'ho ritrovato Miyamoto sensei è già partito per la Germania e le sue lezioni mattutine mi mancheranno, non posso dire che il suo Aikido mi faccia impazzire ma trovo che il lavoro sui principi, per quanto ostico, sia coerente ed interessante, e spero di imparare perlomeno a tirare uno shomen-uchi che sia in grado di passare il suo esame.

E poi...alla fine mi è proprio simpatico stò miyammmmmmooto...

lunedì 16 luglio 2007

Post di servizio: tutto bene :-)

Di servizio perchè molti hanno tentato di contattarci per sapere se andava tutto bene dopo il terremoto, non pensavamo che la notizia fosse arrivata anche in Italia.
Cmq tutto ok qui.

Se non fosse che sono morte delle persone e che, ancora più grave, sembra ci siano state delle perdite di materiale radioattivo da una centrale nucleare ( azz !) mi verrebbe da dire che il terremoto è quasi divertente, sentire il tatami del salotto ed i pannelli ballare è una strana esperienza: da quando siamo qui, fine marzo, ne abbiamo sentiti parecchi, ma stamane, ieri sera per l'Italia, mentre lavoravo al pc ne ho sentito uno veramente forte, così forte da svegliare Rossana che, come sempre, si intratteneva con Morfeo. Stasera ne abbiamo sentito uno ancora più forte, almeno secondo me. Qui parlano addirittura di tsunami...staremo a vedere.

A presto

mercoledì 11 luglio 2007

Seki Sensei, fabbro ferraio gentile e grande insegnante.




La mattina di lunedì ho fatto la lezione regular di Seki Sensei e poi la sera l'ho avuto per un'ora e mezza all'Academy e oggi proprio mi è venuto spontaneo scriverne sul blog. Innanzi tutto fabbro ferraio non è un offesa o una mancanza di rispetto nei confronti del M°, semplicemente una constatazione. Quando gli si fa da uke la prima cosa che ti chiede con grandissimo vigore e che gli si stritoli il polso, poi quando pensi che magari fai troppo forte lui ti fa girare come una trottola, e ti fa sentire una piuma non importa la stazza ( e avendolo visto in doccia mi domando dove trovi la forza...è piccolissimo ! sara il Ki). All'inizio ho commesso un piccolo errore, anzi due, quando è venuto da me a mostrare una tecnica, l'ho stretto forte ed ho spinto con tutto il corpo come spesso qua si usa quando si fà da uke non tanto per impedire la tecnica credo ma più per fare sentire una forza direzionata a Tori su cui cotruire ragionevolmente la tecnica, ma Seki ha scosso il testone e mi ha fatto segno di riafferrarlo. Allora un po' confuso ho pensato che volesse che facessi uke come lo vogliono Yasuno od Endo per esempio afferando sì il polso ma continuando a camminare spingendo senza interrompere l'inerzia dell'entrata. Ma Seki ha riscosso il testone e mi ma mimato la presa che dovevo fare, afferrare mantenendo la distanza con il corpo leggermente flesso sulle ginocchia e stop. Ho eseguito e lui ha detto la classica e divertentissima cosa che dicono i Sensei giapponesi quando fai qualcosa di giusto " So so so so .."

Dopo di chè mi ha fatto gentilmente capottare via con iriminage ma senza forzare. Praticavo con Gianfranco, che all'Hombu ci viene da decenni, e quando Seki ci ha lasciato mi ha spiegato che in effetti il modo di fare uke cambia a seconda del Sensei e me ne ha dato la dimostrazione pratica: mi ha fatto fare da ,uke alla Yasuno e mi ha chiesto di continuare a spingere e lui ha usato questa spinta rimanendo al centro per fare iriminage. Quindi, per la mia limitata esperienza, ne ho dedotto che per adesso ci sono due scuole di pensiero, M° come Seki ed Osawa ti chiedono di afferrargli il polso a manetta e stop il resto lo fanno loro, altri come Endo e Yasuno ( stessa provenienza da Yamaguchi Sensei sarà un caso) vogliono che uke continui la spinta avanzando verso Tori. Di Endo ne sono sicuro perchè un giorno l'ho visto irritarsi con un uke ma non ho capito perchè, chiedendo ad Ennio dopo in doccia mi ha spiegato esattamente questo che Endo vuole la continuità di spinta di uke e non solo essere preso per il polso.

Comunque la lezione è continuata ed ho apprezzato ancora di più la incredibile presenza di Seki Sensei sul tatami, mostrata la tecnica 4 volte 4 senza profferire verbo inizia un pellegrinaggio da tutti i praticanti ed è raro che dica qualcosa, semplicemente viene ed a turno ti fà fare da uke, se poi qualcosa non funziona in genere te lo comunica con dei gesti e con la mimica. Ne ho anche apprezzato lo stile, quando lo vedevo all'Academy mi sembrava un po' troppo rozzo per i miei gusti, invece il suo Aikido è semplicemente essenziale, senza fronzoli. Le linee di movimento. l'atteggiamento e le chiusure sono sempre le stesse, la parola variazione non sembra appartenere al suo vocabolario. Il suo iriminage è forse quello più bello che ho visto, dal momento in cui fa irimi uke non ha veramente scampo, lui è al centro ed uke va dove vuole lui, e non ti sfiora neanche l'idea che la tecnica funzioni perchè c'è cooperazione, no funziona e basta perchè la fa lui. A volte propone delle tecniche in un modo che non avevo mai visto, in kaiten-nage, soto ed uchi, per esempio una volta portato giù uke non gli alza il braccio per portarlo in leva ma lo proietta direttamente mantenendone il braccio orizzontale al terreno con la spinta che va direttamente nella spalla. Questa apparente ripetitività di esecuzione però se può non essere così attraente per tutti i palati, rende Seki un ottimo didatta perchè l'esecuzione della tecnica è sempre così chiaramente quella che chi vuole imparare ha un preciso punto di riferimento.

La mia esperienza con lui, anche e soprattutto all'Academy, mi ha confermato in pieno ciò che mi disse di lui un suo allievo israeliano che incontrai alla festa della celebrazione della morte del Fondatore. Questo ragazzo è rimasto qui tre anni ed è diventato allievo di Seki, ma non solo, l'ho ha anche invitato in Israele per tenere degli stage. Di Seki diceva " Seki is a God" e mi raccontava di come il M° in Israele avesse avuto un successo notevole, e questo per una semplice ragione: a suo avviso M° come Endo e Yasuno vogliono studenti , Seki vuole solo insegnare Aikido. E non è una differenza da poco, significa che nel suo atteggiamento, che è lungi dall'essere impersonale, non traspare nessun intento seduttivo, consapevole o no che sia, nei confronti degli studenti, ma solo la dimostrazione di tecniche di Aikido e stop. E che non sia impersonale, insomma un robot didattico, lo dimostra una piccola evento che mi è capitato la prima volta che sono andato ad una sua lezione regular, pur avendomi strapazzato quando era il mio turno non ha dato minimo segno di avermi riconosciuto come suo allievo dell'Academy, ma quando la lezione stava per finire ed io ero impegnato in kokyu-ho con il mio partner con mia grande sorpresa il M° si è diretto verso di me e con un fare gentilissimo a bassa voce mi ha detto " Genchi ? ( qualcosa del tipo tutto bene )" ed io ( ed il mio partner) son rimasto così sorpreso e preso in contropiede che ho farfugliato " Ai Ai ". In quel Genchi ? c'era tutta la preoccupazione, non scontata all'Hombu, che un principiante come me fosse riuscito a superare senza danni una classe avanzata.

Poi devo dire che Seki è un fabbro sì, ma con una sensibilità notevolissima. Non è infrequente che dopo avere fatto la prima tecnica con un uke, magari non al massimo della forma, si fermi guardando in alto per qualche secondo come per valutare qualcosa e poi riprende l'esecuzione adeguandosi ad esso. Posso solo dire che lunedì ha preso Rossana come Uke per tutta l'ora e mezzo di lezione, ed in alcuni momenti, soprattutto su ikkyo omote, mi sono preoccupato a vederla cappottata a terra. Al contrario lei mi ha detto che naturalmente la sua esecuzione era "forte" ma non ha mai sentito che superasse il limite di quello che poteva sopportare ed era contentissima dell'esperienza. Vi devo comunque dire che vedere l'esecuzione di ikkyo omote del M° Seki mi fa sempre preoccupare per uke che viene scosso come fosse un pupazzo.

All'Academy poi oramai Seki non ci da un filo di tregua. Gli altri sensei che sono venuti in sostituzione di Kanazawa, Sugawara compreso, ci hanno fatto sempre fare dieci minuti di pausa, il caldo può essere un vero killer a volte, ma lui neanche a pensarci. Ci incalza con un intensità incredibile, prima parte facendoci fare le tecniche due o tre volte per fissarle eppoi comincia ad aumentare la velocità dei comandi non lasciandoci neanche il tempo di rialzarci che già chiama la tecnica successiva. Sempre lunedì Gianfranco mi ha detto di essere salito al 5° piano per posare l'hakama e di avermi visto al 4° lavorare con Seki incrociando il mio sguardo, ma, se devo essere sincero, io non me lo ricordo per niente, ero in trance credo ;-)
Ma non mi lamento affatto, questo tipo di allenamento è quello che volevo e cercavo e mi va benissimo così.

sabato 7 luglio 2007

Chi l'ha detto che non si vince al pachinko ?



Tranquilli, come promesso questo blog è monotematico, strenuamente aiki-centrico e non cederò alla tentazione di trasformarlo in un altro telematico diario di bordo di un viaggio, la Rete ne è già ampiamente stracolma.

Ma.

Ma, a volte, devo dire che il Giappone, pur non essendo così esageratamente esotico come mi figuravo prima di partire, di fatti e luoghi ed immagini strane e curiose ne mostra moltissimi al viaggiatore occidentale, ed a volte così sfiziosi che mi prudono i polpastrelli dalla voglia di metterli su carta ( carta... ci si scrive ancora su ?) e stasera proprio non ho resistito, perciò perdonate la digressione. Il pachinko è...un vero mistero, come i giapponesi possano accettare di passare del tempo in uno spazio che è una continua aggressione alle orecchie con suoni altissimi di varia natura, jingle vari ed annunci dagli autoparlanti e musica ed effetti sonori d'ogni tipo delle macchinette, luci abbaglianti e squallidissimo neon, il tutto unito ad un puzzo di fumo che può stomacare anche un fumatore come me; il tutto giocando ad un gioco che non permette nessuna vera partecipazione se non l'aspettare ossessivo che delle palline sparate a velocità stratosferica cadano in un buco, snerva che lo facciano di raro, permettendo così il proseguire del gioco sotto forma di altre palline che cadranno dopo essere sparate a velocità stratosferica etc ... se si è fortunati poi le palline iniziano ad accumularsi in vaschette che dei solerti assistenti richiamati per mezzo di un pulsantino, niente deve fermare il gioco, accumuleranno dietro al vostro lillipuziano e scomodissimo sedile.
Non credo che molti occidentali si avventurino al pachinko perchè le nostre presenze sono state condite da tonnellate di sguardi intettogativi, molti sorrisi d'incoraggiamento, disastrosi quanto buffi ed amichevolissimi tentativi di aiuto dei vicini di sedilino su come fare con le manopole di lancio delle palline ed altri ameni trucchetti che credo dovessero servirci a...vincere. Non si vince mai al gioco d'azzardo, ma volte può andare anche di culo, il famoso dio bendato, pardon mutandato, che dispensa a capocchia i suoi favori, e noi abbiamo avuto culo appunto ed eccone nella foto all'inizio la prova provata subito dopo aver cambiato, fuori dalla sala del pachinko, le nostre vaschette in sigarette e 20.000 frusciantissimi yen, che i giapponesi pronunciano "en" . Per altre e più approfondite informazioni potete guardare il blog di Rossana chè a lei tutte le giapponeserie la fanno impazzire. Cmq, come si digita in chat, se passate di qua vi consiglio di passare una straniantissima oretta in un pachinko, al massimo perderete qualche "en", un 'po' di udito e sperimentere un fumo passivo di qualità, ma sarà molto interessante guardarli i giapponesi trasversalmente , massaie con studenti con incravattati manager e pensionati ed altri inclassificabili tipi, allineati davanti alle infernali macchinette, chissà magari capirete qualcosa del giappone; io non ci ho capito niente, un mistero appunto.

Tornando all' Aikido, il titolo del post potrebbe essere stato :

" Esami ed un ulteriore elogio del M° Osawa"


Io finora non ci avevo proprio pensato agli esami, alla fine dell'Academy avrò la possibilità di dare l'esame di 3° kyu ed è gia tanta roba per me. Poi giovedi scorso all'uscita delle lezioni serali ho incontrato un amico australiano che ha cominciato a fare Aikido non più di un mese e mezzo fa, e nella conversazione ad un certo punto mi ha detto che domenica avrebbe fatto il test per il 5° Kyu. Esternamente ed internamente sono trasecolato, come era possibile dopo un mese e mezzo già dare l'esame ? mi sono accertato che lui avesse capito bene ma lui mi ha assicurato che era proprio così, che si era già iscritto all'esame avendo già sufficienti ore di pratica per poterlo dare. Sulla strada di casa ho pensato che era proprio strano, io sono 5° Kyu dopo due anni di pratica e la cosa non mi tornava. A casa ho controllato il programma ed i requisiti per dare gli esami sul sito dell'Aikikai Italia e su quello dell'Hombu, come vedrete di differenze ce ne sono moltissime, una su tutte che con mia grande sorpresa il 6° Kyu qui in Giappone non c'era, che in Giappone di shikko e mae-ukemi ed ushiro-ukemi ( cose che il mio gioviale amico australiano non ha neanche idea cosa siano) non si parlava e così via. Ricordo che il mio 5 ° Kyu l'ho preso dopo una bella oretta e mezzo di esame in un caldo asfissiante dovendo fare tutto quello che sapevo. Il giorno dopo ho chiesto lumi a più esperti di me e mi è stato detto che qui si tende ad essere meno "demanding" nella richiesta di abilità per i gradi inferiori e che il principiante viene trattato come tale, con l'implicito presupposto che più avanti si va più la porta si fà più stretta; inoltre mi è stato detto che qui in fondo lo shodan non significa moltissimo, non è assolutamente un punto di arrivo ma solo un punto di partenza, è un modo per certificare che ora si può cominiciare a studiare Aikido seriamente. Compresa la cosa ed un filo abbacchiato dalla constatazione di quanto ancora mi manchi per essere un "principiante" certificato mi sono ripromesso di andare a vedere gli esami la domenica. Cosa che non sono riuscito a fare per pigrizia anche se dopo ho saputo che il lunedì ci sarebbe stata un altra sessione il mattino alle 7.00 al 3° piano. In effetti quando ci sono gli esami la lezione mattutina del Doshu dura solo mezz'ora. Tra gli esaminandi, pochini per la verità, c'erano tre ragazzi del corso beginner che davano l'esame di 3°Kyu per cui mi sono apprestato a seguirli con interesse. Uscito il Doshu siamo entrati e ci siamo seduti in fondo al tatami quando un secondo dopo entra...Endo Sensei! gli esami dopo il 5° li fa lui mi hanno detto dopo. Ieratico ma sornione come un gatto, e forse anche un filo assonnato, il buon Endo ha uscito dal gi un buffo mini-cadreghino, a riprova che il seiza è duro per tutti a tutte le latitudini, e si è seduto. Irie Sensei, forse misconosciuto ai più ma giovane e molto molto bravo, faceva da maestro di cerimonie chiamando le varie tecniche. Il mio amico russo Alexis ha sbatacchiato il suo malcapitato uke con parecchia foga, mentre anche gli altri due erano parecchio agitati ma credo sia comprensibile quando si dà un esame davanti a metà dei partecipanti della lezione del Doshu ed al M° Endo. Dell'esame non potendo giudicare l'esecuzione dei miei colleghi di 2° piano posso solo dire che è stato molto breve, non più di 10 minuti. Poi è stata la volta di una ragazza che credo desse lo shodan, portava già l'hakama ma pare che qui le donne la portino già dal 3° Kyu in poi, che si è comportata egregiamente. Il numero di tecniche richieste però mi è sembrato limitato, il tutto non è durato più di un quarto d'ora. Però quando Irie Sensei ha dato lo stop Endo si è scosso dal suo, apparente credo, torpore ed ha chiesto alla ragazzal'esecuzione di morotedori kokyu-nage. Ritornati tutti gli esaminandi in seiza Endo si è alzato, ha ripiegato il cadreghino dandolo al M° Irie ed ha tenuto un discorso toccando i punti dolenti delle varie esecuzioni, ecco perchè dicevo apparente torpore poichè in realtà ad Endo non è sfuggito niente ed il ragazzo americano al quale ho fatto le congratulazioni dopo l'esame mi ha replicato abbacchiato, bontà sua parlava nihongo, che il M° l'aveva perfettamente beccato in un errore di esecuzione di katatedori ikkyo.

Ad essere sinceri il venerdi prima durante la lezione di Osawa il M° ha chiesto prima della lezione chi si sarebbe presentato all'esame, ed io naturalmente non ho alzato la mano. Poi durante la pratica è venuto da me e mi ha chiesto " you don't do test ?" e lì per lì mi ha preso in contropiede, poi però pensandoci gli ho detto che prima dovevo "finish Academy" e dopo avrei dato gli esami. Mi è sembrato d'accordo ed è andata bene così, tutto sommato ho pensato che se avessi dato gli esami prima di finire il corso, facendo in qualche modo di testa mia, avrei commesso una qualche forma di scorrettezza. Magari mi sono sbagliato e avrei potuto dare il 5° ed il 4°, sarebbe stato interessante non tanto per il grado ma per l'esperienza dello stress dell'esame in quel contesto. Ora comunque non posso più farlo poichè in Agosto non si fanno esami, aspetterò Settembre dopo l'Academy.

Ho scritto "ulteriore elogio del M° Osawa" perchè oggi ho fatto la sua classe regular del Sabato. Folla inverosimile di praticanti a parte, che mi ha fatto guadagnare una bella e sonora zuccata, la seconda in 3 mesi, con un altro tapino mentre facevo da uke, è stato un vero spettacolo. Sinora dei sensei dell'Hombu gli unici due alle cui lezioni non ho ancora partecipato sono Watanabe ( ma sabato prossimo ci vado e vi dico di questo M°) e Yokota, tutti gli altri li ho seguiti almeno una volta, come l'anziano M° Masuda, e devo dire che pochi mi hanno impressionato come Osawa. Oggi ha interpretato yokomen-uchi e shomen-uchi iriminage in modo magistrale. Il suo irimi sullo shomen-uchi, il suo uke lo tirava davvero, è millimitricamente incollato ad uke a rischio di prendersi un colpo sul naso. Su yokomen-uchi poi dopo aver mostrato i modi classici di ricezione ci ha mostrato una bellisima variante dove il colpo viene fatto passare senza quasi spostarsi dalla guardia iniziale accompagnandolo con il braccio che usualmente serve ad assorbire senza però toccarlo: il risultato è che era già "dentro" uke con un minimo di spostamento. Non essendo sicuro di quello che avevo visto ho chiesto a Nicola un ligure tosto di La Spezia che vive da un po' qui e si spara 3/4 allenamenti al giorno più la pratica di judo in un altro dojo ( beata gioventù) e lui mi ha confermato che lo spettacolo era stato sopraffino. Vabbè, ora vado a riposarmi chè questa settimana mi sono allenato 6 giorni su 6 e le membra gridano vendetta, poi prima di addormentarmi penserò a quanta strada devo fare ancora prima di cominciare a studiare Aikido seriamente certificato e gonnato.

Gambalo ne !

mercoledì 27 giugno 2007

Gessoji dojo

Come ogni blogger che si rispetti anch'io mi ritrovo a dovermi scusare per l'inattività delle ultime tre settimane, ma lo spirito mi si è leggermente accartocciato in questo periodo, le mie ginocchia continuano a darmi problemi, disciplinatamente si alternano, una volta la dx e subito dopo la sx e via così con questa mazurka. Ma visto che la saggezza popolare ( che non sbaglia mai ) ha individuato il fenomeno per cui spesso si mette a diluviare dove prima cadevano quattro goccerelle stentate ho deciso di non menzionare più i miei impedimenti fisici sul blog che in fondo non sono poi così interessanti.

E dunque.

Sono reduce da due ore di lezione fatte al dojo del M° Tada, dove vado allenarmi solo di martedì. Ci ho messo un po' di tempo a decidere di andarci, con l'insegnamento del M° Tada ho oramai sviluppato uno strano rapporto amore-odio che mi ha bloccato ma poi alla fine ho deciso di andarci almeno una volta la settimana, dopotutto vi si insegna l'Aikido che io studio abitualmente a casa.
Il gessoji dojo si trova in un posto veramente singolare che è simbolico dei contrasti incredibili tra moderno ed antico che spesso incongruamente si trovano spalla contro spalla a tokyo; scesi alla fermata di kichijoji sulla Chuo Line in quella che per me che vivo a Shinjuku sembra periferia ma che non lo è affatto, ci si ritrova a passare sotto una illuminatissima e variopinta galleria commerciale lunga almeno 1 km, dove la prima volta che ci sono passato mi è sembrato assolutamente impossibile che vi ci potesse trovare il dojo del M° Tada. Però inaspettatamente a metà della galleria si attraversa un incrocio e sulla sinistra si scorgono degli alberi dietro ad un alto muro di cinta. All'ingresso si vede un...cimitero ! con le tipiche lunghe stecche di legno con sopra iscritti kanji che si trovano su ogni tomba ( basta che tiri un refolo d'aria che si mettono a vibrare...suggestivo, no?) e un bel giardino appunto con delle costruzioni tradizionali in legno che credo siano un tempio, poi giù da una discesa di cemento si trova il dojo del M° Tada. La prima volta ci sono andato con Lauretta e Daniele ( un allievo del M° Fujimoto a Milano) e come mi avevano assicurato loro due l'unica cosa che ci è stata chiesta e se eravamo dell'Aikikai d'Italia ed abbiamo dovuto fare un'assicurazione della durata di un anno al costo ragionevolissimo di 1500 yen e niente di più. Adesso che Daniele e Laura sono tornati in Italia ci sto andando da solo e tutto sommato è un'esperienza interessante.
Devo dire però che i ragazzi del gessoji dojo sono rustici nella pratica, sicuramente più di quanto lo siano all'hombu. Questo martedì è finita a gomitate in faccia ( che ho preso io,s'intende, senza restituire) con un simpatico signore hakamato mentre facevamo kokyu-ho: in qualche modo è stato divertente, con il signore in questione avevamo praticato una decina di minuti di suwari-waza ed al suo ennesimo shomenuchi "pesante" ho lasciato a casa le mia usuale aiki-tempra ed ho cominciato anche io ad "appoggiare" il mio shomen un po' di più e siamo andati avanti così d'amore e d'accordo, con il sorriso sempre a fior di labbra. Faccio la necessaria premessa: non è che io accetti la pratica un po' maschia ( bruttino come aggettivo lo so...) solo di tanto in tanto, no, a me proprio piace praticare anche con intensità e, diciamocelo va là, anche con dell'aggressività chè non fa mai troppo male anche sperimentare il ( proprio) lato oscuro. Ma trovo abbastanza ridicolo quando qualcuno nella pratica parte duro pronti via senza neanche capire chi ha davanti, soprattuto se è cintura bianca. Ma al Gessooji Dojo non è la prima volta che mi capita che piazzino la tecnica subito con molta decisione, e quindi ora che ho capito che musica si suona mi sono portato anch'io gli strumenti ;-)

Scherzi a parte durante l'esecuzione di kokyu-ho il signore in questione ha mosso troppo velocemente le braccia facendomi perdere la presa ma invece di ricominciare non ha trovato meglio che piazzarmi il gomito in faccia e farmi rotolare via. A me è uscito un gemito di sorpresa, ma nel rialzarmi mi sono girato ed ho visto Tada che mi guardava con uno sguardo non molto amichevole, o forse questa è stata la mia impressione, ed ho deciso di non fare rimostranze che forse non era il caso ed abbiamo continuato così sino alla fine. A me piace invece che la durezza della pratica con il partner nasca piano piano dopo che si è trovato in qualche modo un accordo, dopo che si è mutuamente capito che il reciproco livello di abilità tecniche e disponibilità fisiche lo permette, allora e solo allora mi sembra che si crei un'occasione di imparare ad eseguire la tecnica in modo proprio nonostante l'intensità e la velocità di attacco e chiusure. Le più belle sessione di allenamento che ho avuto sono state così, mazzatiedde tirate e ricevute con il sorriso sulle labbra e sinceri ringraziamenti alla fine del keiko. Ma adesso non vorrei far pensare che il dojo di Tada sia solo questo. Innanzi tutto c'è l'incredibile spettacolo del M° che alla veneranda età di 78 anni, credo, dimostra una presenza fisica incredibile nell'eseguire le tecniche ed un agilità di movimenti veramente invidiabile. Poi la relativa piccolezza del dojo costringe a lavorare sempre in piccoli gruppi di 4-6 persone, cosa che permette di eseguire e ricevere le tecniche con più parter alla volta rendendo più ampia la possibilità di sperimentare. Purtroppo non sembra che ci sia pratica con il jo ed il bokken, che giacciono inutilizzati nella sacca da quando sono arrivato in Giappone, anche se oggi Gianfranco, il decano degli italiani all'hombu dojo, mi ha presentato il M° Tsuboi che segue Tada e che una volta al mese fa una lezione dove mostra i kata di armi dello stesso, spero proprio di poterle seguire chè è una pratica che un po' mi manca
, soprattutto quella con il bokken.

lunedì 11 giugno 2007

Piccolo break...

Domani partiamo per Bali dove resteremo una decina di giorni circa, siamo costretti, ci scade tra poco il visto turistico di 3 mesi. Non è che all'hombu non ci avessero dato le carte per richiedere il visto "culturale" di un anno ma visti i templi biblici della burocrazia giapponese abbiamo preferito uscire e rientrare dal paese. Questa è una decisione presa da circa due mesi ma mai decisione è stata più azzeccata. Sono oramai tre mesi che mi alleno qui e l'effetto dell'impeto con qui ho iniziato quest'esperienza adesso si fa sentire sotto forma di molteplici fastidi fisici che mi ha costretto a rallentare la pratica, ed a volte a saltare qualche giornata di keiko nella speranza di evitare qualche guaio peggiore (chi inventò il menisco peste lo colga)...

Lo so, lo so, essere un aikidoca appassionato e vivere a pochi passi dall'Hombu con la possibilità di allenarsi tutti i giorni con tutta una serie di grandi Sensei non è una situazione che ragionevolmente ammetta lamentele, ed è assolutamente vero; putacaso che incontrassi Marzullo per strada e mi chiedesse " Cosa è per lei la felicità ?" lo manderei a quel paese ed alzerei i tacchi il più veloce, detesto le definizioni e Marzullo in egual modo, ma se un amico mi chiedesse di dirgli qualche cosa di bello gli racconterei della camminata ( 17 minuti 17, cronometrati) sulla Okubo-Dori a Tokyo la mattina presto per andare all'Hombu per la lezione delle 7 con Battisti nell'Ipod ed il sole primaverile in fronte. Non è propriamente felicità, ma almeno parente di 2° grado questo sì.

Però...


Però è una strana sensazione questa, essere così vicino all'Hombu dojo e non poterci andare per una qualsiasi ragione è come stare a pochi passi dalla donna che si ama e poterla solo guardare senza poterla raggiungere, non è un dramma ma, per usare un termine aulico, ruga non poco. Questo fenomeno l'ho visto accadere in tutti gli stranieri che vengono qui per qualche tempo che ho potuto conoscere bene, vengono a praticare tutti i giorni costi quel che costi, un aiki-ingordigia si impadronisce di loro ( io pure) e vengono mane e sera tutti i giorni dal Lun al Sab. Non importa se poi come il mio amico argentino Xavier si passa l'intervallo tra la sessione del mattino e quella della sera nella propria casa seduto sul tatami con qualche Kg di ghiaccio sulle ginocchia. E se poi proprio non si riesce ad andare ad allenarsi perchè non s'ha da fare un immotivato e colossale senso di colpa ti prende.
A volte mi è stato difficile capire il confine tra il buonsenso che chiede riposo e la voglia che proprio non ci sente da quell'orecchio ( e anche dall'altro) . A volte ho avuto anche delle belle sorprese, andare ad allenarsi depresso con il pensiero che adesso ti salta il ginocchio ed invece scoprire che mano a mano che i minuti sul tatami passano il dolore non si fa sentire ed anzi ti sembra di stare meglio. Altra scoperta fondamentale di questi mesi è che praticare con uno o più fastidi fisici può ( ma come se ne farebbe a meno di lezioni simili, vero ?) essere di grande aiuto, l'attenzione si moltiplica e metti 100 occhi nel gesto che prima facevi bendato. Quando ho parlato al mio M° del mio ginocchio mi ha dato qualche esercizio da fare e poi mi ha detto " pratica come se avessi 70 anni" , raramente un consiglio così improbabile a prima vista si è rivelato azzeccato...il giorno dopo sono andato lo stesso alla lezione di Osawa seppur con grandi preoccupazioni. Quando il M° Osawa ha dato il via alla pratica ed ho rialzato lo sguardo dopo il saluto ho incrociato lo sguardo del mio partner, un bambino di non più di 8/9 anni che neanche mi arivava all'ombelico! abbiamo iniziato a fare Katatedori-tenkan insieme e mi sono rilassato un . Poi mentre Osawa mostrava la tecnica seguente io ed il mio partner siamo diventati amici, ci siamo accorti entrambi che sul tatami c'era una coccinella rovesciata su se stessa che zampettava nel vano tentativo di rimettersi dritta, il destino della quale da lì a qualche minuto era segnato e così senza farmi vedere ( spero) l'ho fatta salire sulla mia mano e appena la pratica è ricominciata siamo andati alla finestra e l'abbiamo fatta volare via. Lui era tutto contento e io pure in verità, e così abbiamo infranto la consuetudine che vuole che durante le lezioni dei beginner si cambi partner ad ogni tecnica ed abbiamo fatto insieme un bell'Ikkyo, uno shihonage ed anche un irimi-nage, poi abbiamo dovuto arrenderci all'evidenza e ci siamo divisi ma a quel punto mi ero tranquilizzato, l'incontro mi è sembrato di buon auspicio ed era gia passata mezz'ora di keiko senza danni. La restante mezz'ora l'ho passata praticando tra i 55 ed i 65 anni e mi è andata bene.

E quindi a Bali spero di riposare, niente allenamento solo una manciata di taisabaki e stretching a volontà e spero che al mio ritorno il fisico mi sorregga e possa tornare a frequentare le lezioni "regular" così vi racconto qualcosa di Endo, Myanoto, Yasuno e compagnia bella e non di coccinelle e keiko al rallentatore.

sabato 2 giugno 2007

Metti un sabato al Nippon Budokan...




Fatta !

e sì, abbiamo fatto il nostro dovere: alle 13.55 abbiamo marciato ordinati dietro il cartello "Hombu Dojo Aikido Academy" e lesti siamo saliti sul tatami rosso. Al suono dell'enorme O-Taiko ( grande tamburo) percosso dal giovane e possente Sukuzi Sensei abbiamo infilato disciplinati i nostri shihonage, ikkyo ed un filino di irimi-nage e lo stesso Taiko poi ci ha segnalato che lo sìow era finito e siamo usciti a passo di corsa infilandoci nell'incredibile ( non ci potreste credere ) aiki-carnaio dei corridoi del Budokan. Ci sono anche delle fotine fatteci in cui spicca l'unico che ha sbagliato il tempo (io per la cronaca, troppo disattento forse ) fine della trasmissione.

Iriminage per tutti i gusti

All Japan Aikido Demonstration, ovvero di tutto e di più. Nella mia ingenuità immaginavo una sfilata di Shihan e Shidoin con qualche esibizione, come la nostra, dei corsi dell'Hombu Dojo e stop... naturalmente tutto questo c'è stato, più almeno, ed è una stima per difetto credo, almeno 2000 persone che sono passate sul tatami dalle 12.30 sino alle 17.00. Insomma s'e visto di tutto: dai gruppi di studenti delle scuole superiori che hanno presentato coreografie al limite del balletto ed a volte dell'esibizione circense sino ad improbabili club di aikido del dopolavoro di grandi aziende come pure ( e sono state le tra più belle ) gruppi di piccoli e piccolissimi aiki-cuccioli.










eccovi uno splendido mini ikkyo ura ;-)









Insomma, posso tranquillamente usare il termine "kermesse" per per definire l'All Aikdo Demonstration. In effetti la mia concentrazione come spettatore è andata scemando con il passare delle ore a veder sciamare sui 5 tatami folle di aikidoca ogni due minuti, tanto che pur avendo aspettato l'esibizione di Endo sensei come il clou della giornata quando è arrivata ero così stressato, con in sovrappiù la telecamera che non funzionava, che non me la sono neanche goduta. A non volere essere troppo snob però si può dire che fa una certa impressione vedere quanti e quali tipi diversi di persone vivono l'Aikido come un'attività così importante da sobbarcarsi anche viaggi di non poco conto ( venivano da tutto il giappone) pur di essere presenti a questa giornata.


( notare sullo sfondo la torma di aikidoca che aspetta il proprio turno !)


Dopo i bambini che sono belli per definizione che poi quando fanno aikido lo sono ancora di più, mi ha colpito positivamente la visione di tantissimi over 50 come minimo che praticavano con impegno e non certo al ralenti, ne ho visti non pochi cimentarsi in ukemi di tutto rispetto. Senza volere dare nessun giudizio di merito constato solamente che su due piedi (si fa per dire in realtà scrivo su di un basso tavolino da tè seduto a gambe incrociate sul tatami...non ne posso più mi duole tutto, arridateme na sedia !) non mi vengono in mente altre arti marziali che possano presentare praticanti di così disparate condizioni di età e di sesso e livello di pratica. Allo stesso tempo a contemplare certe esibizioni mi viene da pensare: è aikido questo ? non mi addentro nel ginepraio delle definizioni...ma certo l'altro aspetto di questa partecipazione di massa è il disperdersi, il diluirsi, il venire meno dell'aspetto marziale ( e neanche qua darò definizioni, ognuno usi la propria) a fronte di una maggiore fruibilità per tutti.

Ed il Budo ndò stà ? m'è venuto da dire ad un certo momento...ma non sapendo ancora cos'è il Budo tutto sommato sapere se c'è o no è più una pippa teorica che una mia reale esigenza, tant'è.


E quelli bravi ?

A furor di aiki-popolo sembra che Yokota sensei abbia fatto una dimostrazione straordinaria, purtroppo me la sono persa perchè parallelamente c'era quella di Osawa. Osawa mi è piaciuto moltissimo, i suoi uke hanno tirato shomen e yokomen "veri" , tanto veri che ad un certo punto abbiamo visto uno shomen sfiorargli ( e forse qualcosa di più) la faccia, questo anche perchè il suo irimi è strettissimo ed "incollato" ad uke.





Osawa Sensei.












Da notare anche l'esibizione di un vecchio leone il M° Masatake Fujita, il quale non insegna più ma che mi hanno detto che aveva fama di essere non duro ma durissimo ( più di chiba)...bè per la sua veneranda età ha mostrato una presenza notevole sul tatami mostrando inoltre atemi alla vecchia maniera ( su iriminage la sua mano prendeva completamente la faccia di uke) e modi di fare le tecniche che non avevo mai visto. Il mio altro Sensei preferito il M° Seki ha fatto la sua esibizione standard menando come un fabbro con il suo stile particolare, secco e senza nessun fronzolo. Tra quelli più giovani và segnalato il M° Takanori Kuribayashi ( lo si vede insieme a Kanazawa nel libro "Best Aikido") che pur essendo abbondantemente antipatico ha mostrato un Aikido molto ma molto elegante.

Au contraire il simpaticissimo ed immane mazzulatore e rompi-ucideshi ( ma gentilissimo nelle lezioni beginner che seguo sempre) Myamoto sensei è stato disastroso, chissà cosa gli passava per la testa...
Endo poi è stato al di sotto delle aspettative, all'inizio della dimostrazione il suo uke ha fatto un'errore ed è andato in palla e la cosa deve avere influenzato il resto dell'esibizione perchè non è sembrata un granchè a nessuno di quelli con qui ho parlato. Il doshu poi non si commenta, è sempre lo stesso standard in movimento.
Purtroppo per cause tecniche non ho potuto fare molte foto e filmati e la cosa, come si dice in italiano aulico, mi ruga un pò....gomenasai !

Alla fine però mi è rimasta una strana sensazione, credo che io faccia meglio a non guardare esibizioni e/o filmati, non so perchè ma mi restano sempre dei grandissimi dubbi sull'Aikido che peròsi vaporizzano quando pratico. Se sono sul tatami il lavoro mi piace e se ne faccio meno di quanto voglia è solo a causa del fisico, mentre se lo guardo spesso ( tissier a parte, e solo a volte) da qualche parte mi cadono le braccia. Può sembrare strano ma è così, sono appassionato e determinato ad imparare, ma anche e sempre critico.

Ennio mi ha detto che tra poco verrà pubblicato il Dvd dell'Embukai 2007, così chi fosse interessato me lo dica, posso spedire una copia ( for free va da sè) da duplicare per gli aiki appassionati.

Nota di colore: mente scrivo è passato l'ennesimo terremoto che ha fatto abbondantemente tremare due volte i pannelli di casa nostra, ma è curioso ci si fa l'abitudine presto, il primo lo abbiamo sentito il secondo giorno che eravamo in Giappone, e non lo si nota neanche più...speriamo di non vedere il big one pero ;-)


otsukaresama deshita !

( ecco mi ci sono voluti quasi due mesi per capire cosa dicono quelli che lasciano il dojo dopo il keiko, altro che sayonara....chi se ne và dice " otsukaresama deshita " mentre chi è ancora dentro risponde " sakini shitsurei shimasu"....la traduzione la prossima volta, ;-] )